venerdì 11 settembre 2015

Quanto c'è da imparare... in un ospedale




Vi chiedo scusa per questo silenzio non volontario. Nessuno sceglie mai la malattia, che invece arriva a volte inaspettata,altre volte annunciata da mille piccoli avvisi che si preferisce ignorare. Chissà perché a volte, anzi quasi sempre, si ha la presunzione o l'illusione che certi problemi capitano soltanto agli altri, invece in un attimo ti ci trovi dentro e tutta la tua vita di colpo è sconvolta. 

I miei ultimi tre mesi, li ho vissuti in Cliniche ed Ospedali.  Un'esperienza che mi ha profondamente toccato nello Spirito e nel Corpo. Non so se o quando, uscirò da questo problema. Per ora sono solo choccata da quanto ho visto e vissuto. 

Quando sei in mezzo alla sofferenza e al dolore,anche quello degli altri diventa il tuo. In una corsia d'ospedale fai corsi accelerati di Vita e di Morte, e ti capita di svegliarti di notte con gli incubi più assurdi e non sapere nemmeno più chi sei.

Camera N. 8 Reparto Medicina : Sulla mia destra, in un letto immacolato, trenta chili di ossa, malamente ricoperti da un'epidermide ormai rinsecchita e che, con un filo di voce, notte e giorno, in una nenia senza tempo, implora il padre e la madre. Tubi che escono da ogni orifizio, a perpetuare una vita che desidera solo il riposo e la pace.

Sulla sinistra  una bambina di novantasei anni, che ripete finché ha fiato, una filastrocca imparata da bambina.

In fondo alla camerata una donna non più giovane, ma ancora bella, che non ricorda più nemmeno come si chiama e da dove viene. Non riconosce né parenti ne' amici. Guarda senza vedere remoti orizzonti, e se cerchi d'entrare nel suo mondo, se le chiedi perché si trova in Ospedale, ti guarda sorpresa e ti risponde: "ma io non sono in Ospedale!".

Chi ha rubato il cervello a questa gente. Sembrano computer improvvisamente azzerati per un black out.

Ho visto tanto dolore e ancora non riesco a scrollarmelo di dosso. Chi mi sta amorevolmente vicino, forse non riesce a capire a fondo il mio malessere. Non è facile per quanto ci si possa sforzare, vivere negli altri. Ognuno di noi ha una sensibilità completamente diversa e nessuno mai potrà pensare i nostri pensieri, come noi non potremo pensare quelli degli altri.

Voglio provare a ricominciare, cari Amici, ed anche con il vostro affetto conto di potercela fare.

Vi abbraccio tutti 

Lucilla

2 commenti:

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