mercoledì 25 febbraio 2015
Giulia e la fisica del Tao
Giulia forse è uno dei doni più belli che abbia ricevuto dalla vita.
nel suo modo di essere riesce a coniugare sapientemente l'energia
femminile chiusa e conservatrice che custodisce il focolare domestico,
Estia, e l'energia maschile, Hermes, commerciante navigatore
viaggiatore e costruttore sempre alla ricerca di nuove opportunità di
conoscenza. questo continuo coniugare usando le parole di Margherita
Yourcenare immobilità con velocità suprema conduce alla vertigine,
quello che mi piace di giulia e’ proprio questa idea di vertigine che
mi provocava costantemente. L'ho incontrata per caso, anche se non e’
stato un caso, sul treno delle ferrovie del sud est, che da lecce
porta a Gallipoli. ero salito sul vagone del piccolo treno con la
chitarra e il carrello bagaglio, l'ho vista subito seduta vicino al
finestrino bionda vestita di chiaro occhi verdi un violoncello al suo
fianco, emanava un alone di calda energia, pronto le ho detto: ti
mancano solo le ali! lei rispondendo al mio sorriso: ce le ho, ma sono
ancora piccole! e fa per mostrarmele dietro la schiena. il tempo di
sedermi nel sedile di fronte ed il treno era partito! avevo quel libro
in mano di Fritjof Capra "il tao della fisica". Abbiamo subito iniziato
a parlarne e sulla onda delle parole ci siamo dimenticati di tutto.
All'improvviso una voce gracchiante annuncia: stazione di Galatone! io
trafelato tornando in me ho detto: la mia stazione, purtroppo sono
arrivato! e lei: anch'io scendo a Galatone! ci siamo ritrovati sulla
banchina del binario e da lontano vedo arrivare il mio amico donato,
ingegnere ex insegnante di matematica, seguace di osho. ora segue
quella stana filosofia di access of consciousness che lui chiama
semplicemente bars, massaggiando zone stabilite della testa possiamo
aumentare il nostro livello di consapevolezza. vive tra torino e
galatone dove ospita gli amici in alcuni pagghiari di pietra nella
campagna salentina. come ci vede esclama: ah siete arrivati assieme!
cosi abbiamo scoperto che eravamo diretti allo stesso luogo. ci siamo
ritrovati a dormire nello stesso pagghiaro, due letti nell unico vano
senza finestra, pavimento in coccio pesto, ambiente umido. i furni o
pagghiari come sono chiamati, costruzioni in pietra a secco sono
composti da due gradonature, tronchi di cono su due livelli con coppie
di scalette simmetriche sia al primo che al secondo gradone, per
raggiungere il tetto terrazzo.
La funzione poteva essere quella dell'asciugatura di prodotti della campagna. Sul tetto piatto circolare si ha la sensazione di stare in un luogo che può essere usato come enorme condensatore di umidità, osservatorio dei fenomeni celesti, per comunicare con altri pagghiari, guardare dall'alto il mare di ulivi e… seccare fichi.
Abbiamo trascorso quasi tutto il periodo della nostra
convivenza sul tetto terrazzo, molto spesso durante il giorno suonando
chitarra e violoncello. pomeriggi interi, quasi dissociati ognuno
iniziava a suonare per conto suo, come se laltro non ci fosse per poi
a un certo punto trovare un improvviso accordo di consonanza e
continuare a suonare fino al tramonto. avevamo messo un enorme
tappeto… volante. e’ capitato pure di dormirci a guardare le stelle e
la luna. abbiamo scoperto che la notte anche d estate in salento e’
umidissima! infatti la mattina i sacchi a a pelo erano quasi bagnati
di rugiada. io le ripetevo spesso che la parte legnosa e fibrosa delle
piante e’ luce trasformata in materia, nell massa scorre la linfa
succhi e sali minerali della terra. infatti un legno secco bruciando
ricompone gli elementi e dal caldo cuore bruciante ritorna alla fonte
che lha originato il sole. cosi la mattina mi svegliavo sempre presto
e tornavo con un cesto pieno dicevo di condensati di luce al dolce
sapore zuccherino di quel che chiamiamo uva di quel che chiamiamo
fichi di quel che chiamiamo mandorle e di quel che chiamiamo fichi
dindia, a volte spruzzati con condensato profumato di luce di quel noi
chiamiamo timo. una colazione fantastica! così naso all'insù di giorno
e di notte a osservare ed ammirare il cielo. Ma non solo quello anche
passeggiare per le campagne ad ammirare e scoprire tutti i pagghiari
abbandonati che ci sono nella zona, uno più affascinante dell altro.
gustando con curiosita ed interesse le cose che ci circondavano in
cerca di emozioni più che di percorsi. Ogni giorno questa fiaba ari
ari ciuchino caca denari si ripeteva davanti ai nostri occhi increduli
di tanta bellezza. cosi su quel terrazzo alla ricerca dellarmonia
cosmica il fior di loto ad otto petali ci siamo imbattuti in super
oggetti magici come una chitarra e un violoncello che suonavano da
soli riempiendo le nostre giornate. Nelle passeggiate ogni fiore e
ogni profumo era una scoperta e con le loro forme qualcosa di
infinitamente bello, al solo guardarli ci si sentivamo sollevati
felici investiti di vibrazioni damore, anche l’erba secca estiva ci
dava emozioni con i suoi profumi e brulicante della segreta vita degli
insetti colorati e indaffarati e poi tutte quelle pietre ammmucchiate
una sull altra che facevano viaggiare cositanto le nostre menti. tanto
tempo fa luomo osservando il sole sapeva come regolarsi con il tempo
grazie alla notte e al giorno all alternarsi delle stagioni il caldo e
il freddo, il raccolto la semina, l’uomo ha imparato a tener conto dei
mutamenti che si ripetono secondo un preciso ordine di tempo. Così
quelle pietre ci parlavano ci raccontavano storie antiche a volte
anche millenarie forse calendari o forse altro, non riuscivamo a
capire il loro linguaggio intrinseco, erano la che ci parlavano e ci
raccontavano ma noi niente! in verita non era poi cosi importante
capire il loro linguaggio o la tecnica costruttiva era importante
l'emozione che ci facevano provare. quelle pietre ammucchiate con
tanta sapienza, come i pensieri che spesso emergono in maliziose forme
di incomunicabilità che fuggono senza ritorno. Insomma quel posto per
noi era la casa, una casa sonora metafora di un luogo di musica
immaginaria, mediterranea dove ci si incontra per scambiare atmosfere
sensazioni, un suono nuovo a volte potente a volte raffinato, racconto
di una storia che inizia ma non ha mai fine perche continua dentro di
noi. alla ricerca di quel piccolo suono del mondo chiudevamo gli occhi
navigando al buio, delle volte il vento i suoni e i profumi giravano
intorno come unica comunic-azione mistic-azione. contemplavamo la
grande via davanti a noi con calma amore leggerezza e determinazione.
con lei tutto questo era naturale e spontaneo come se ci conoscessimo
da sempre, così quel giorno tornai di corsa dai miei giri mattutini
svegliandola di soprassalto e gridando: ho capito! ho capito! l'opera
dell uomo, pietre ammassate per anni sotto al sole cocente, la doppia
forma tronco conica attiva ed esplica uno scambio energetico tra la
terra e la luce il calore del sole, tutta la vita biologica del luogo
sembra ruotare attorno a quella forma archetipa, punto fermo nella
vita dell'uomo in simbiosi con le piante e altri organismi viventi.
Allora per ringraziare la terra e il sole per i meravigliosi frutti
che offrono, andammo di corsa davanti al primo furnu pagghiaru, una
doppia gradonatura con due coppie di scalette simmetriche, una coppia
al primo livello una coppia al secondo livello, saliti dalla prima
scaletta a sinistra sul primo gradone percorremmo un giro attorno al
tronco di cono e salimmo sul secondo gradone dalla seconda scaletta di
sinistra, percorso il tetto terrazzo circolare fermandoci a
ringraziare il sole al suo sorgere ridiscendemmo al primo gradone
dalla scaletta di destra ripercorremmo il gradone attorno al tronco di
cono. ridiscendendo a terra dalla seconda scaletta di destra.
praticamente percorrendo con i nostri corpi, in senso orario, una
doppia spirale energetica prima ascendente e poi discendente. così ci
illuminammo abbandonando tutte le idee sui misteri di antichi culti
solari, soddisfatti nell immediato. provammo anche una sorta di
benessere psicofisico per la doppia spirale ergetica effettuata
percorrendo aria pietre e cielo. questa semplice ed elementare
scoperta ci rese felice. il giorno dopo riprendemmo la via di casa.
Quell'ultima volta, alla stazione, mi saluto infilandomi due dita
nelle narici, come forse per dire: mi e’ piaciuto! o forse un senso di
possesso! ripensandoci ora potrei dire cose banali tipo che possedeva
il mio cuore la mia mente! non era questo! io tirai fuori quel pezzo
di terracotta colorata dalla tasca, lei senza pensarci un attimo tiro
fuori dalla sua tasca una tessera di terracotta che combaciava
perfettamente con la mia tessera. e ci lasciammo!
Simbolo, dal greco symballein che significa mettere insieme. fa
riferimento a una pratica diffusa nel mondo antico in virtù della
quale gli amici dividevano una tessera di terracotta ricavandone due
meta (tessere hospitalitatis) che ricongiunte avrebbero consentito in
futuro a loro di ricomporre il significato della reciproca amicizia.
la stessa idea espressa nel mito dell androgino che Platone narra nel
Convivio, uomo donna originariamente indistinti nell'androgino si
possono considerare come le due meta simboliche di quella originaria
unità.
l'uomo si adatta alla terra in cui vive e giorno dopo giorno lavora
alla sua trasformazione, in questo modo si allungano le ombre della
sera sulla tavola su cui far incontrare arte musica poesia e vita
Ferdinando Renzetti
P.S.
Il libro di Fritjof Capra il tao della fisica lo regalai a Giulia e non ho più avuto occasione di leggerlo. Conosco bene il lavoro del famoso fisico che con il suo pensiero ha dato parecchi LA (nota musicale) alla mia ricerca.
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