Burun…! Burun…! Burun…!
esclamano i mercanti turchi
lungo le vie di istanbul
mostrando le mercanzie ai passanti
Burun…! Burun…! Prego…! Prego…!
TERRA CRUDA!
Emozione carattere sostenibilita
la terra cruda e’ ecologica
riduce l inquinamento
valorizza le relazioni
il contatto umano
il costruire lento
la sensorialita dei materiali
la terra fa quello che vuole
lasciandoti fare quello che vuoi
vivere in essa e con essa
costruire e’ naturale agli uomini
tutti gli uomini sono costruttori naturali
durante la costruzione si esercitano e
si sviluppano i tre livelli di intelligenza
emotiva cognitiva e sociale
attraverso l ascolto profondo della terra
esercitiamo l ascolto del nostro essere
l ascolto della comunita di appartenenza
l ascolto del luogo in cui viviamo
il colore della terra rilassa e trasmette
un intenso benessere psicofisico
PERCHE LA TERRA CRUDA?
nuovo modo di essere
nuova didattica
nuova imprenditoria
nuova società
LA TERRA E’ UN MATERIALE!
punto!
TERRA FERMA
la polvere delle strade
ha lasciato nella mente
più di un granello di sabbia doro:
i pensieri emergono pazienti
in maliziose forme di incomunicabilità
che fuggono senza ritorno.
i convegni sono luoghi spesso dell apparenza, dell instabilità e della frammentazione della cultura, a casalincontrada e’ diverso perché il convegno si svolge in una chiesa, santa maria delle grazie. nell aura nel silenzio e nella penombra del luogo i gesti le parole e le immagini di chi presenta e officia il rito tendono a sacralizzare il materiale e l elemento terra simbolo di unione di etnie popoli culture e religioni.
la terra cruda e’ utile nella progettazione di oggetti di uso comune, ha personalità, donando agli oggetti un anima in accordo con il territorio e la gente che li utilizza.
e’ moderna mostrando che ci si può fare anche altro.
idee progettuali che attraverso l essenzialita del segno rimandano al minimalismo e alla funzionalità.
terra ferma, terra terra, terra pia, terricoli e terrabondi.
anche se compro cipolle
nessuna stella nel cuore
amo la terra calda e rovente
antopologia del contemporaneo
a caccia di corrispondenze tra il microcosmo dell individuo e la complessità che pressa e delizia ciascuno di noi nel vivere sociale. casa di terra parola dall immenso potere emotivo che ha assunto valenza di un saper fare come metafora della vita degli uomini che le hanno costruite e vissute. oggi nel vacuo chiacchiericcio del villaggio globale e la comunicazione in tempo reale, la casa di terra incrocia ogni giorno i nostri passi, con voci autentiche nel buio lacerato dai luccicanti spot pubblicitari delle televisioni per parlare di architetture tradizionali e sperimentazione dei materiali come la terra e la paglia in un crogiolo dialettico e possente. una sola idea di fondo, talmente semplice da confondere, la casa di terra. un movimento di persone che vi si riconoscono e si riconoscono in un circuito fluttuante e motivato in un agire comune. fluttuare nella cultura del mediterraneo incrocio di tradizioni che formano altre tradizioni. la tradizione che può arrivare a confondersi con percorsi contemporanei, l'architettura rurale che può anche essere contemporanea. nella tradizione quello che la gente prova e’ una emozione grande, sente lo spirito degli antenati. la tradizione e’ una stratificazione di idee di pratiche di vite passate. gli strati non si eliminano ma vengono assorbiti. la via che seguiamo e’ in realta un reticolo di vie sentieri e piste della memoria e della realta
che tutte assieme costituiscono buona parte di cio che oggi chiamiamo antropologia del contemporaneo.
la casa di teresa come luogo di incontro e riferimento dove si misura si parla si sperimenta l archeologia del paesaggio l architettura rurale l agricoltura tradizionale e l antropologia del territorio ma anche luogo di scambio di idee parole ed esperienze da cui ripartire più ricchi e determinati nella ricerca di un pensiero per un futuro diverso e un nuovo modo di essere. luogo di incontro di persone che nello studio di un antico manufatto cercano di scoprire la profondità dell essere nello scambio di storie e racconti tra l umanita varia che vi partecipa:
antropologia del contemporaneo
ascolto del luogo per avere un dialogo con la terra per far nascere case dalla terra stessa in piena sintonia con essa terra che si corrode che si sfalda che si frantuma. erosioni delle rocce e depositi argillosi come parte dei fenomeni artistici del pianeta e le case come elementi di quella natura come se le costruzioni stesse fossero parte dei fenomeni naturali come un evento geologico che produce spazi e forme. la terra si fa plasmare e toccare libera a sensazioni che fanno parte del nostro essere, ci aiuta a raccontare il nostro mondo invisibile e infinito.
le meraviglie della terra cruda a lunaria contrada del mediterraneo, come supplica al dio della pace
mediterraneo e’ oggi più che mai insieme di confini che non cadono mai esattamente su se stessi. confini al cui interno ogni cultura rimanda ad altre culture, tutte concepite da una madre comune. mediterraneo pianeta plurale con temperature medesime su tutte le diversità, con un colore del cielo simile tra ulivi palmeti e terre sabbiose. navigare a vista per un progetto architettonico che lo riguarda. mediterraneo e’ parola per sua natura trasversale e per definizione multiculturale. e’ luogo di reti di tele di nodi e’ luogo ancora sospeso tra memoria e futuro. e’ luogo attraversato da un pensiero filosofico moderno che significa contaminazione. allora mediterraneo e’ da sempre per sua struttura culturale una singolarità contaminata. e’ come arrivare tra le rovine di un tempio antico, caduto, consumato. intorno pezzi e frammenti sempre più piccoli fino alle pietre fino alla polvere, tutto e’ maceria sabbia e polvere, erbe e arbusti hanno coperto i loro resti. il viaggiatore che giunge da queste parti vuole ricostruire qualcosa che non esiste più. così e’ la casa per molti di noi, un lavoro di ricomposizione della figura. e’ questo il nostro progetto sulla scena del tempio. come viaggiatori abbiamo raccolto frammenti di tutte le architetture di terra del mediterraneo, nel corso degli anni e l abbiamo ripetutamente chiamata supplica al dio della pace. una grande casa un tempio ricostruito assieme da ebrei cristiani e musulmani come una grande liturgia mediterranea, e’ la ricostruzione del tempio, non possono non vedersi le linee di giunzione, le pietre solo appoggiate le crepe e la polvere, l’incompiutezza. non e’ più tempo di forme lustre e finite. ecco allora la gioia che abbiamo provato noi ebrei cristiani musulmani ma anche buddisti africani o solo laici nello stare insieme nella stessa casa come spettatori in ascolto per ricostruire una forma in tempo reale. una forma possibile, una delle tante della supplica al dio della pace.
fu la luna che ci salvo e ci diede la parola,
lei schiarì la notte primordiale,
se ora e’ caduta per il mondo,
se qui e’ rinata per le vostre contrade senza nome
e’ segno che voi conservate la memoria,
l'antica lingua del sogno che lenisce e che consola.
lunaria da ora in poi si chiamerà questa contrada.
ed ecco tutti noi in questa enorme casa di terra cruda seduti attorno a questo enorme focolare di nome mediterraneo in questa contrada di nome lunaria a invocare il dio della pace illuminati da una fioca luce lunare.
liberamente tratto e ispirato da sakra konzert
di luigi cinque e da lunaria di vincenzo consolo
preghiere di fango
prendere qualcosa di immateriale, la luce dell alba il suono della parola la spiritualità della preghiera e servirsene come materia prima per edificare qualcosa di concreto, una casa. questo e’ infatti il lavoro delle culture che si fondano sulla oralità: come rendere permanente trasmissibile riusabile una materia che si disfa continuamente tra le mani che sparisce nel momento stesso in cui e’ offerta al mondo. non e’ l oggetto creato ma la capacita di creare e ricreare che tiene in piedi le culture popolari. si tratterà piuttosto di vedere se le società che hanno finora elevato preghiere di fango riusciranno ad inventarsi altri rituali altri saperi a misura dei nuovi materiali a disposizione. (a.portelli)
viaggio studio al 6° festival grains d isere (2006)
ho partecipato al viaggio studio organizzato dall ecoistituto delle tecnologie applicate di cesena. all arrivo a cesena siamo stati accolti dai fratelli zavalloni che ci hanno fatto visitare la fattoria didattica, l orto tradizionale il frutteto l orto sinergico la spirale delle erbe la casupola col tetto verde adibita a pollaio, tutta la fattoria e’ circondata da una grande e bella siepe di noccioli. abbiamo visitato la falegnameria dove si costruiscono giocattoli tradizionali in legno, la biblioteca l aula didattica. dopo un profumato e colorato pranzo vegano siamo partiti per la francia. sul pullman oltre i fratelli zavalloni, anche alberto rabitti andrea magnolini costruttori in terra cruda, martin stokel costruttore di stufe.
abbiamo trascorso la notte all ostello vicino il castello di rivoli. la mattina al risveglio ci siamo resi conto della bellezza del luogo, la vegetazione verdissima, la vista tra le nebbie della citta di torino e le alpi innevate nottetempo. dopo un paio d ore siamo al frejus in alto il massiccio del moncenisio anch'esso abbondantemente innevato. dopo la lunga galleria giungiamo finalmente in francia. siamo passati dalla bioregione della dora baltea alla bioregione dell isere. ci si rende conto subito della differenza, dal frammentato paesaggio italiano all omogeneo e più continuo paesaggio francese. si può dire usando un linguaggio musicale che il paesaggio italiano somiglia a una esecuzione di free jazz, con tutti gli strumenti dissonanti che compiono, ognuno per conto proprio, continui assoli, tutti gli strumenti espressi al massimo della loro potenzialità, con gran consumo di energia e ogni nota tirata al limite.
il paesaggio francese somiglia ad una esecuzione di jazz be-bop con tutti gli strumenti che seguono continui un unica melodia in modo armonico con meno dispendio di energie e note più pacate. eccoci giunti a ville fontaine vicino grenoble, sembra una realizzazione reale dello scritto di f. l. wright la citta organica. una cittadina dagli spazi ampi a sviluppo orizzontale con tutte le costruzioni dalle abitazioni ai capannoni industriali basse e con tanto verde attorno. materiali più usati per il contemporaneo l alluminio dogato in tutte le forme l acciaio e il vetro. le strade larghe con ai lati prati cespugli e continui boschi di frassino. splendidi laghetti circondati dalla scenografica cannuccia palustre con cigni allo stato naturale, il tutto senza la minima recinzione o separazione dal contesto urbano. poche auto scorrono lente all unisono sui nastri dasfalto , pochi motorini, in cielo gli aerei, con passaggi che sembrano seguire un segreto rapporto con il ritmo continuo di terra. anche i tralicci dellalta tensione seguono il ritmo disegnando ampie campiture tra il verde dei campi e lazzurro del cielo. nel frattempo scorrono veloci dal finestrino del bus le incredibili costruzioni tradizionali in terra cruda realizzati con la tecnica del pise. siamo nella regione dei batisseur, battitori. generazioni e generazioni si sono succedute battendo la terra dentro le casseformi in legno. immagino dai moduli continui, in genere 80 X 150, ognuno può corrispondere a una giornata lavorativa. in genere ogni costruzione tradizionale e’ composta da tre moduli in altezza e tre moduli in lunghezza, con problemi di fratture nelle diverse giunture dei moduli. immagino quanti racconti canti storie balli tradizionali o coltivazioni e lavori artigianali vari connessi alla cultura dei batisseur. per questa volta non ne sapro nulla! più tardi scoprirò che oggi i moduli vengono precompressi con mezzi meccanici e poi trasportati e montati in seguito nel luogo prescelto per la costruzione. ho notato che queste costruzioni moderne hanno problemi di fratture diversi da quelli tradizionali, scaricando le forze di tensione in altro modo, accostati con meno lentezza i moduli tendono a spaccarsi nel centro in senso verticale senza seguire le giunture di accostamento. ecco il grand atelier dove si svolge il festival grains d isere: architettura arte e scienza. una grande costruzione in acciaio con copertura in materiale plastico, i muri questa volta sono in cemento armato. un vasto giardino modulato da grandi pannelli di ferro color ruggine danno slancio alla costruzione situata al centro del parco giardino. allesterno si intravede il primo progetto architettonico una cellula lignea facilmente montabile nel rispetto dell ambiente per persone in difficoltà sociale o in casi di urgenza. allinterno rappresentate le tecniche del bauge, la terra colata i blocchi di terra compressa, il pise il torchis, ladobe, gli intonaci in terra per esterni ed interni, i muri in paglia. ogni tecnica e’ presentata da costruttori provenienti da tutto il pianeta, messicani spagnoli senegalesi asiatici. oltrepassata la grande parete in vetro del grand atelier, esposta a sud, si trova a sinistra il book shop con il tavolo dell accoglienza anche punto informazione. a destra una sala ristoro con frigoriferi cucina distributori di caffè; sui grossi tavoli illuminati dall ampia parete di vetro i giovani costruttori consumano i colori
pastello dei cibi francesi, discutono di soluzioni tecniche, studiano scaricano foto sui computer. proseguendo si trova l area esposizione mentre salendo la ripida scala in legno e acciaio si va nelle aule didattiche. entriamo nella prima dove si sta svolgendo una interessante seminario didattico: due giovani francesi con l ausilio di telecamere microfoni proiettore e computer e varie lampade da tavolo, tutte rosse, mostrano centinaia di esperimenti con grani di argilla. nei tubi di vetro nei barattoli bottiglie e altri contenitori dimostrano come si comportano i grani dargilla nello spazio libero, compresso, con l acqua, senza acqua o cambiando la carica magnetica. sono tutte argille selezionate di diversi luoghi del mondo, in genere piu l argilla assorbe acqua più tende in seguito a spaccarsi durante l asciugatura. tutta la presentazione e’ simile a uno spettacolo stupefacente, misto di scienza arte e anche magia. nell aula successiva realizziamo anche noi alcuni esperimenti. incontriamo mauro bertagnin che ci accompagnerà nei laboratori pratici.
realizziamo mattoni a mano, compressi con una macchina, palle di fango, tecnica bauge o massoni, piccoli cubi o cilindri in pise con pestelli, partecipiamo alla messa in posa di un intonaco su una parete di paglia. raggiungiamo l area dove operano artisti pittori designer scultori, tutti alle prese con lavori in terra. assistiamo a un originale spettacolo di danza tetro basato anch'esso sui grani di argilla intitolato danse sur la sable della compagnia temperament. qui nel grand atelier e’ tutto molto interessante anche l atmosfera e’ giocosa e ospitale, cio che manca clamorosamente sono proprio i batisseur della tradizione. avrei voluto conoscerli fare loro domande tecniche storiche e antropologiche, vederli battere la terra con gli enormi pestelli in legno. i francesi sono così proiettati nella contemporaneità che spesso si dimenticano della tradizione. ora siamo nel quartiere demain de la terre realizzato una trentina di anni fa e adibito per solidarietà a famiglie in difficoltà. sono state usate tutte le tecniche mattoni compressi con l'aggiunta del 2% di cemento, mattoni fatti a mano con le forme, per i muretti esterni, moduli di pise precompressi. i materiali sono tuttora in buone condizioni, stupefacente nell insieme l effetto scenografico soprattutto nelle abitazioni che hanno strutture esterne in legno e coperture in tubolari e pannelli plastici. cemento armato per zoccolature e muretti tra una abitazione e l altra. il quartiere e’ immerso in una rigogliosa vegetazione la curiosità e che ci sono tanti alberi di ciliegie nei giardini pubblici e che tutti possono raccogliere.
terra cruda: 15 anni di esperienze in italia e nel mondo le esperienze di recupero nelle case a massone
provengo dall abruzzo, in particolare da un paese che si trova a circa 300 m di altitudine tra il mare adriatico e il massiccio della maiella, il nome del paese e’ casalincontrada e sorge su un enorme banco di argilla, sabbiosa al punto giusto da poter permettere la costruzione di case in terra. storicamente la diffusione dell architettura in terra cruda in questa zona e’ abbastanza recente. infatti se analizziamo i dati del catasto onciario di casalincontrada del 1746 scopriamo che in quel periodo esistevano solo 21 case rustiche, probabilmente in pietra, 3 case rurali e un pagliaio. tutti i braccianti vivevano all interno del borgo e si recavano tutti i giorni a piedi con l asino o il mulo al proprio podere. facciamo un salto nel tempo, agli inizi del 1900 quando il noto intellettuale casalese cesare de lollis riferisce in un suo scritto di una passeggiata nelle campagne di casalincontrada descrivendo così l attraversamento di un piccolo villaggio: quando infilo la solitaria via tracciata dall uso non una casa di mattoni, tutte in argilla cruda, piccolissime le finestre, quasi sempre una scala a pioli che conduce dal pian terreno al piano superiore. a qualche metro di distanza il rustico pozzo di grezzi sassi, l orto, ma che divino spettacolo in aprile meli e i ciliegi in fiore a ridosso di queste così grezze catapecchie. quindi in un centinaio di anni si sono costruite tante case di terra, il fenomeno trova la sua massima espressione durante il ventennio del regime fascista soprattutto durante la famosa politica autarchica denominata campagna del grano, quando vengono coltivati tutti i terreni anche quelli più ripidi e scoscesi. siamo passati da sole tre case rurali a circa trecento, presumibilmente. oggi ne sopravvivono ancora un centinaio circa. ecco ma cosa e’ successo in questi 150anni? come mai si sono costruire così tante case di terra? alla fine del settecento avviene una piccola rivoluzione nel mondo rurale, si avvertono gli effetti della prima globalizzazione vegetazionale planetaria,si diffondono le nuove coltivazioni riportate da colombo dall america, il pomodoro il mais la patata. la dieta delle classi più povere cambia e cambia anche la qualità della vita che porta ad un elevato aumento demografico. contemporaneamente agli inizi dell 800 viene promulgata la legge di eversione dalla feudalita. cambiamenti ancora più importanti avvengono con l unita d italia quando vengono distribuiti i terreni ecclesiastici e quelli del ex regno di napoli confiscati, sottoforma di quote ai braccianti che per la prima volta diventano proprietari di un fondo. migliorate condizioni di vita, aumento demografico, mancanza di capitali spingono i braccianti a costruire case con il materiale che hanno sotto i piedi. la paglia del grano e l abbondante legname di risulta proveniente dai disboscamenti dei terreni ripidi e scoscesi. in una foto del1925 ci sono uomini con donne e anche bambini, ai lavori di costruzione di una casa. le donne fanno i massoni. esaminiamo la tecnica di costruzione: lunita minima di una casa di terra e’ il massone, sorta di palla di fango e paglia realizzato dalle donne chiamato così perché ricorda la massa del pane. il termine e’usato in modo maggiorativo perché piu pesante della preziosa massa del pane. l unita media era costituita dalla fascia modulare costruttiva che girava attorno al perimetro dell abitazione denominato banco, un muro elevato in altezza massima di 80 cm, se si faceva più alto il muro poteva spanciare, bisognava aspettare che asciugasse per costruirvi sopra un nuovo banco. in una stagione si potevano elevare tre o quattro banchi. a volte occorrevano più stagioni per finire una casa. quando la famiglia cresceva si costruiva un altro modulo abitativo lasciando uno spazio di pochi cm chiamato giunto tecnico tra un modulo e l altro, realizzando un muro parallelo a quello presistente, tale da permettere ai due moduli di scaricare separatamente a terra le forze di tensione. la forma era sempre leggermente piramidale con i muri leggermente obliqui per evidenti motivi di staticita, anche per permettere all acqua di scivolare meglio lungo le pareti e poi per alleggerire il peso della massa muraria nella spinta verso l alto. in basso il muro aveva una sezione di circa 90 cm nella parte sommitale di circa 60 cm. problema per la costruzione era l approvvigionamento di acqua, si sfruttavano le pioggie stagionali creando piccoli pantani dove gli animali, i buoi, mischiavano la terra con la paglia. in alcune case dell epoca oggi troviamo massoni molto duri e poco schiacciati dovuto alla poca acqua impiegata per realizzarli. e’ facile lavorare in orizzontale con la terra cruda. i massoni si possono schiacciare uno sulla altro anche stando in piedi sul muro in costruzione, situazione più complessa lavorare nei restauri su muri in verticale. quando bisogna risarcire una parete che sta al sole da quasi cento anni con la paglia bruciata e ossidata dal tempo. il muro si bagna per riattivare il dinamismo colloidale della terra argillosa, anche con la barbottina, una terra liquida, poi si va a collocare l impasto in piccole strisce, massimo 20 cm di altezza. tenendo presente che il nuovo impasto fa tre movimenti tende a precipitare su se stesso riceve una spinta verso l esterno asciugando all aria e al sole e infine tende ad imbarcarsi. quindi si segue tutto il processo di asciugatura bagnando spesso il muro perché l osmosi tra il vecchio e il nuovo impasto avviene durante l asciugatura. regola fondamentale e’ la lentezza delle operazioni.
questa terra e’ la tua terra
questa terra e’ la tua terra cantava woody guthrie negli anni quaranta girando l america con la sua chitarra. ma quanta strada devo percorrere prima di raggiungerla rispondeva negli anni sessanta bob dylan. io ora non so quanta strada ho percorso e quanta strada dovrò percorrere prima di raggiungerla. se mi chiedo che significato ha la terra per me
allora potrei parlare di paesaggio naturale, di agricoltura, di costruzioni in terra cruda ma la mente spazza via questi miei pensieri o meglio li fa confluire in uno unico che mi porta nell orto giardino dove mio nonno mi insegnava a costruire giochi macchinine e pupazzetti con la terra, a fare scope e cesti con saggina e vimini pagliari e capanne con paglia e canne impastate di terra, aquiloni e girandole per sfruttare l energia dell aria e piccoli mulinelli per l acqua. il suo frigo era il pozzo dove con una fune conservava una bottiglia di acqua sempre fresca. lo guardavo incuriosito recuperare i semi degli ortaggi da conservare per l anno successivo e poi in primavera costruire la rola, una piccola serra con le canne coperta di un telo di plastica trasparente. ero attratto dalla cura con cui trapiantava le piccole piantine nel terreno dopo che erano germinate. quando i frutti erano maturi ero il primo ad assaggiarne la fragranza il profumo il sapore. mi insegnava ad ascoltare il canto degli uccelli, a riconoscere i colori delle stagioni e le varieta di alberi nei fossi dove si andava a tagliare canne salici e giunchi. mi parlava sempre di un tesoro nascosto da qualche parte nel suo orto giardino. dopo tanti anni ho capito l importanza dei suoi insegnamenti, del suo modo di vivere naturale, dei suoi racconti: il vero tesoro era l esperienza che mi stava trasmettendo. ecco che significato ha la terra per me. perche amico la risposta soffia nel vento: questa terra e’ la tua terra
Ferdinando Renzetti - f.renzetti@casediterra.it
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