domenica 7 settembre 2014

Dal sogno americano al sogno bioregionale meridionale





Questa terra e’ la tua terra cantava woody guthrie negli anni quaranta girando l america con la sua chitarra sui treni merci. ma quanta strada devo percorrere prima di raggiungerla ribatteva negli anni sessanta bob dylan con la sua chitarra elettrica, facendo sua la lezione del maestro, girando l america in sella alla sua moto. oggi io non so quanta strada ho percorso e quanta strada dovrò ancora percorrere prima di raggiungere la mia terra. ho fatto mia la lezione dei due maestri, viaggio per l italia meridionale con la chitarra rotolando come una pietra con la mia navicella sul nastro d asfalto, dove sento spesso la risposta soffiare nel vento: questa terra e’ la tua terra.


lu bene mio, lu bene tuo, lu bene di noi uomini abitanti della capanna urbana, viaggiatori nella tempesta delle intemperie della vita contemporanea quotidiana lo smog lo stress del traffico e del consumismo esasperato come canne al vento siamo noi a far ricca la terra noi che coltiviamo riso cotone vino grano, noi che sopportiamo la malattia del sonno e della malaria, siamo noi a far ricca la terra

lu bene nostro


brani musicali e letterari citati

woody guthrie: this land is your land

bob dylan: blowing in the wind

bob dylan: like a rolling stone

matteo salvatore: lu bene mio

claudio lolli: ho visto anche degli zingari felici

art ensemble of chicago: urban bushman

doors: riders on the storm

grazia deledda: canne al vento

sud


in questi anni in cui ho viaggiato per l italia meridionale raccogliendo immagini e notizie ho sempre pensato di scrivere un libro dedicato alla musica di tradizione popolare meridionale. pensavo di imparare a suonare strumenti della tradizione. sono andato alla ricerca di un nuovo linguaggio figurativo e non solo, comprensibile a tutti. ho scoperto di averlo finalmente trovato e di averlo appreso sul campo, a volte dagli anziani stessi. ecco, non ho imparato a suonare e cantare secondo i dettami della tradizione ma ho appreso le tecniche di costruzione delle case rurali di diverse zone del meridione, l uso della pietra, costruire oggetti con la vegetazione secca come scope e cesti, a restaurare case costruite con la terra e la paglia, la pianificazione del territorio e dei campi nella tradizione e soprattutto recupero dei semi antichi raccolti e riseminati di anno in anno. ora rileggendo i testi e guardando le foto ho scoperto di non aver scritto un libro solo musicale ma anche di architettura. architetture celesti e architetture terrestri che si incontrano nell icona uomo. e qual e’ il luogo della socializzazione della trasmissione dei saperi e dei diversi linguaggi espressivi se non la piazza. le piazze del meridione sono i luoghi dove si sta giocando il futuro delle popolazioni meridionali. il luogo di trasmissione e sedimentazione del nuovo pensiero il cosiddetto pensiero meridiano. quindi la piazza oltre che essere metafora dell unione tra architettura celeste e architettura terrestre e’ anche luogo fisico dove avviene l incontro tra uomo e uomo, dove avviene lo scambio tra le culture, e la socializzazione dei saperi e dei modi di essere. allora ecco le piazze di scapoli montemarano melpignano carpino cardeto cataforio caulonia. le piazze a volte si spostano nelle scuole sulle aie nei vicoli nei slarghi, ovunque e dovunque l urgenza del comunicare trova il suo sfogo. nelle foto si intravedono sempre uno scorcio di paesaggio le screpolature di un muro di calce, una casa, un balcone abbandonato, una edicola votiva o il semplice selciato di strade e piazze. naturalmente c e’ anche la musica, ci sono tanti strumenti, ma soprattutto c e’ sempre l uomo al centro della scena che da vita e profondità ai piani orizzontali delle architetture celesti e ai piani verticali delle architetture terrestri. ce’ un uomo che con i suoi strumenti essenziali lignei con la sua voce a volte grezza roca e scarna ci sta raccontando storie di note, storie di una vita, storie di generazioni, storie d amore, amore per la propria terra del proprio essere a sud. anche i giovani hanno dato il loro contributo, definiti di volta in volta etno-punk punkabestia etno-freak neo-rurali o i semplici ragazzi vestiti nelle fogge delle mode estive hanno dato vita ad un adunanza a una nuova tribù quella degli etno-nomadi che in questi anni hanno soffiato forte in queste piazze una nuova musica dormendo sotto le stelle, sotto le fronde degli ulivi, sui selciati. ora da queste piazze sta uscendo il nostro nuovo modo di essere non solo legato alle musiche e agli strumenti musicali della nostra terra ma anche più in generale al fare tradizionale dall agricoltura all architettura all uso dei materiali alle tecniche semplici e naturali del nostro sud la nostra terra mater.


l agricoltore nostalgico rivanga il… passato

alla luce della luna, sole nottambulo

come il ragno tesse sempre la sua tela

la tela di paesaggi interiori

codici simbolici condivisi


la piazza era il motivo di un famoso disco di claudio lolli del 1976 intitolato ho visto anche degli zingari felici, sulla copertina si legge, dove la piazza rappresenta non solo la piazza ma in generale lo spazio aperto, politico e sociale che rompe i contorni dell isolamento. la piazza simboleggia una nuova spinta al concreto operare sociale, un nuovo ritrovarsi insieme in modo non artificioso e festeggiare senza illusioni una vittoria reale e popolare. lolli spiega che il titolo della ballata e’ citazione di un vecchio film jugoslavo che non centra comunque niente. nell ultima parte vi sono quattro strofe di tre versi ciascuna liberamente rielaborate dal testo di p, weiss cantata del fantoccio lusitano, pag 25 einaudi, trattato con un mutamento di prospettiva rispetto all uso originale, preso come un rifiuto dei colonizzati alla colonizzazione per un recupero dei beni di cui sono stati espropriati. il testo e’ quanto mai attuale per le piazze del meridione piene di zingari felici. la spiegazione che da lolli della canzone puo essere accostata al pensiero meridiano, al nuovo essere meridionale, la diffusione di un pensiero forte che vuol dire restituire all uomo meridionale l antica dignità di soggetto del pensiero, interrompendo il lungo periodo durante il quale tale pensiero e’ stato direzionato da altri. nel rifiuto dei colonizzati alla colonizzazione e il recupero dei beni da parte degli espropriati possiamo leggere una contrapposizione tra cultura dominante e cultura subalterna. una rivendicazione che porti la cultura subalterna sullo stesso piano della cultura dominante tale da considerare le espressioni della cultura tradizionale come forme di arte riconosciute da tutti. discorso valido per canti balli poesia orale filastrocche ninnananne canti di lavoro oggetti di rural design come cesti scope filati e coperte colorate, l architettura rurale esempio di un saper costruire sano ed ecologico, forme di espressione giunte integre fino ai nostri tempi.

la musica popolare e’ un patrimonio di tutti, suonare ballare in piazza vuole essere un contributo e un tributo ad una tradizione quella popolare che ha saputo elaborare forme espressive di grande valore antropologico e culturale. anche le feste paesane sono vere e proprie occasioni culturali. esse rinnovano tradizioni antichissime e rinnovano la memoria collettiva che affonda le sue radici in un lontano passato. nelle piazze si fanno rivivere antiche ritualità a volte anche dimenticate. la prerogativa fondamentale e’ quella di far uscire dalle loro case le persone e gli anziani in particolare, di cui nessuno ascolta più le storie, legati sempre piu alla televisione, isolati ostinatamente da un mondo che corre più in fretta di loro. la piazza e’ anche luogo per favorire la socializzazione tra le generazioni, dove creare una comunicazione schietta e semplice capace di coinvolgere l intera comunità. suonare e ballare in piazza come desiderio di incontrare e fare incontrare le persone le loro storie in una cornice festosa una buona occasione per scoprire un significato del passato che e’ ancora in grado di raccontare la sua storia.


nelle piazze meridionali l effetto margine crea interessanti punti di contatto tra generazioni diverse e particolari gruppi sociali. l importanza del margine come zona di confine dove due o più differenti ecosistemi culture filosofie si incontrano sta nel fatto che l'ispirazione e gli esempi e la saggezza per trovare soluzioni vengono dal margine dove la gente abita al confine tra cultura e natura fra modernità e passato. nelle piazze si incontrano diversi stili musicali mode, modi e linguaggi, dove già la piazza stessa rappresenta lo spazio nel tempo della sedimentazione e sovrapposizione dei vari elementi architettonici e stilistici. non ce’ mai stato uno stile unico e omogeneo per le piazze del sud dove diversi materiali diverse esposizioni e diverse influenze culturali hanno portato alla diversificazione delle tipologie costruttive. la fantasia in rapporto al sopra il cielo e il clima al sotto la consistenza del suolo e la pietra. oggi le nostre piazze sono luoghi di sperimentazione sorta di laboratori dove i nomadi esistenziali delle nuove generazioni incontrano i detentori

della tradizione gli anziani. in questi luoghi l effetto margine sta creando particolari condizioni per un coacervo unico tra cultura subalterna cultura dominante. la frequentazione da parte delle diverse generazioni delle zone marginali può rappresentare una sorta di catalizzatore per l affermazione di un nuovo pensiero legato a pratiche sociali e ambientali sostenibili che potrebbe indicare la via di transizione per un futuro legato a un implicito rigetto della cultura della velocità del profitto del consumo per un essere meridionale innovativo flessibile frugale e in armonia con il luogo di vita

antonio piccininno e’ un novantaseienne che nell ultima sera del festival sale sul palco della piazza di carpino e canta le sue strofette, serenate, e la sua famosa ninnananna per un pubblico di giovani e giovanissimi che ballano scatenati sotto il palco. ecco tra i fumi le luci e i suoni di un palco dove si esibiscono tra i migliori gruppi del panorama della musica etnica folk rock nazionale e internazionale, tutto ci si può aspettare fuorché un uomo di novantasei anni accolto come una pop star dal pubblico in delirio. ma chi e’ antonio piccininno, zi antonio come viene affettuosamente chiamato dai fan. sempre vissuto a carpino una vita da vero lazzarone ultimo rappresentante della tradizione musicale di carpino e del gargano. assieme ai grandi bluesmen andrea sacco e antonio maccarone scomparsi tempo fa formava il famoso gruppo dei cantori di carpino. quella della musica del gargano e’ una storia lunga che parte da lontano, negli anni 50 giunse alan lomax ad effettuare le prime registrazioni. in seguito altri musicisti e ricercatori son arrivati ad attingere dal patrimonio musicale tradizionale ispirazione per le loro musiche e ricerche. famosi i brani a la mundanara meglio conosciuta come tarantella del gargano portata al successo dalla nuova compagnia di canto popolare di roberto de simone e garofano d amore di eugenio bennato. il cambiamento non e’ arrivato dai vari ricercatori passati qui ma da un figlio del popolo nato proprio a carpino che circa venti anni fa ha dato vita al primo carpinofolkfestival. si tratta del musicista e percussionista del gruppo al daravish, rocco draicchio. il successo del festival e’ stato immediato e sulla onda energetica musicale creata si e’ rinnovata una scuola di ottimi suonatori di chitarra battente sparsi per tutto il gargano. carpino oggi e’ un punto di riferimento per molti che vengono ad apprendere le suonate i canti e i giri di chitarre della tradizione. i giovani apprendono il repertorio delle musiche e dei canti tradizionali nei bar della piazza giocando a carte con gli anziani attraverso la trasmissione verticale dei saperi se gli stessi giovani ritrasmettono ad altri quello che hanno appreso si dice trasmissione orizzontale. negli anni 60 il geografo osvaldo baldacci girava per questi luoghi alla ricerca di case casini e masserie da inserire ne la casa rurale in puglia, uscito nel 1970 per olschki editore.


oggi mi sembra una bella giornata, fa molto caldo, la citta e’ in subbuglio per via di una gara ciclistica. ora sono seduto sulla battigia al mare e mentre guardo la processione di barche sul mare in onore del santo patrono dei marinai santandrea, una coccinella mi adotta e si poggia sul braccialetto di lana che porto al polso. decido di seguirne il flusso e rimango fermo ad aspettare finche decide di volare via. sono appena arrivato a taranta peligna nella maiella orientale. da un bar viene fuori un coro di uomini che cantano una canzone dedicata alla mamma. mi affaccio aprendo la tenda con una mano, sul tavolo numerose birre, scatto una foto e vado via. arrivo nell arena dove si stanno effettuando le prove dell orchestra della notte della taranta. sono venuto appositamente: la taranta a taranta. girando per il mercatino su un banchetto trovo un libro intitolato storie terragne, immediatamente lo adotto.


teatro terragno e solagno per scenari agricoli dove condividere cibo pane e parole. artisti attori contadini come curatori della terra che operano nel rispetto della natura e dei suoi ritmi. dialoghi da semenzaio un repertorio che riporta i protagonisti di storie terragne in una dimensione ancestrale ai bordi di un mediterraneo legato alla terra alla gioia e all abbondanza.


mentre scrivo ascolto un vecchio disco di franco battiato del 1972 fetus-pollution, il silenzio del rumore, dalla finestra proviene il frinire ossessivo delle cicale. ho sentito raccontare che da quando ce’ la crisi cantano con più carica e entusiasmo perché mentre le formiche sono disoccupate o in cassa integrazione loro hanno molto ‘lavoro’ per suonare e cantare nelle piazze a rallegrare quelli che lo desiderano o ne hanno bisogno. per superare consapevolmente i roveti che imbrigliano l anima nell ombra, blocchi e rinunce al potere creativo e all illuminazione interiore. forza cicale!


ripartiamo dall agricoltura quella vera e naturale la nobile arte di chi lavora la terra per sfamare e sfamarsi nel rispetto della terra e di chi produce cibo sano e genuino perché tutti vogliamo accesso alla terra e alla vita. generazioni di esseri umani ristorano l animo e azzerano il pensiero si siedono e accarezzano con lo sguardo semi antichi che daranno nuove piante nuove foglie nuovi frutti e che hanno storie millenarie da raccontare di uomini e paesaggi.


bolidi senza motore. qualche anno fa sono arrivato nella piazza di cusano mutri paese alle falde del matese nel versante campano. la piazza piena di balle di paglia così alcune vie in discesa. una gara di carrette, i bolidi erano di fortuna, tutti diversi ma la gara era seria. l equipaggiamento casco e occhiali, alla partenza tutti i concorrenti a lubrificare le ruote a sfera. in corsa grinta e competitiva logico che qualcuno sbandasse e andasse a finire sulle balle. da un po di anni si e’ diffusa un po dappertutto l abitudine di usare le balle di paglia per costruire teatri sedute divani case. un materiale ecologico leggero e facile da usare. la paglia usata e’ quella del grano, pianta che vanta più di 60 milioni di anni di evoluzione. lo stelo del grano e’ una delle fibre più perfette che esistono in natura e vanta i caratteri di leggerezza resistenza flessibilità. benvenute balle di paglia!


nelle terre del salento si parla di sogni di canti e di poeti. la voce di una trombetta stride lontano, note veloci e ritmate con minime variazioni sul tema, nel sottofondo il battito continuo dei tamburelli. la notte avvolge con le sue stelle il cielo nella piazza san giorgio di melpignano. il silenzio del borgo il chiacchiericcio della gente, molti dormono sul selciato. il rumore dei generatori, lo sferragliare dei banchetti non si ferma mai, ora sembra diminuire e dare qualche segno di stanchezza. e’ notte fonda nel piccolo borgo di piccole case basse bianche. ora si dorme. la vita procede sempre con lo stesso ritmo per tutti quelli che girano e lavorano, partono e tornano ogni giorno. con velocità sempre uguale. un borgo che sonnecchia da tempo e una volta l anno si sveglia per la notte della taranta. al mattino presto quando si attenuano le luci può reclinare l capo e chiudere gli occhi, facendo finta di non sentire il suono della vita che si schiude e pian piano tornerà nuovamente sera. la luna, senza dire nulla guarda dall alto, velata da qualche nuvola morbida come un cuscino. la festa costituisce un momento unico che alla qualità e alla originalità delle proposte artistiche associa lo straordinario coinvolgimento dei partecipanti, come evento da costruire assieme e non semplicemente attraversandone i luoghi.


alan lomax, etnomusicologo americano, ha trascorso un intero anno in italia, il 1954, a registrare musiche di tradizione. in america conobbe e registro anche woodie guthrie e fu proprio lui a consigliarlo di raccontare la storia della sua vita in un libro da cui fu tratto il famoso film

questa terra e’ la tua terra



Ferdinando Renzetti

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