Che le cose a Viterbo non stavano
andando bene per niente, e che all’orizzonte si ammassavano grossi
nuvoloni scuri, ce lo aveva in qualche modo preavvertito la
“sibilla”, che si trova all’interno dell’orologio della Torre
dei Priori. Ormai è un dato di fatto scientifico. Quando l’orologio
della Torre dei Priori va male, ci sono sempre problemi per Viterbo e
per i viterbesi. Tutti ricorderanno che quando Gabbianelli di dimise
da sindaco, l’orologio era fermo da più di un mese, e nessuno era
in grado di ripararlo. Oggi dopo le varie “montagne russe” della
raccolta dei rifiuti e del rapporto con Viterbo Ambiente, ecco la
sentenza del Tar che ha assegnato un “mare” di acqua termale alla
Società Terme dei Papi. La determinazione del Tar ha avuto l’effetto
di una bomba che è esplosa nella callara del Bullicame, che ha
ammutolito tutti i politici viterbesi, e sta scoraggiando seriamente
chi aveva intenzione di investire nel termalismo. Secondo le
dichiarazioni dell’assessore al termalismo Antonio Delli Iaconi
(anche lui in silenzio stampa) , le manifestazioni di interesse
arrivate al suo ufficio, erano venticinque. Un numero questo che
giustificava la nascita di un meraviglioso polo termale, ed era anche
l’ultima ed unica possibilità di sviluppo del nostro capoluogo.
Adesso, e non si sa per quanto tempo, non si potrà più parlare di
città termale, adesso saremo sempre i “soliti viterbesi”, che
godono e talvolta spendono anche soldi per bloccare tutte le
iniziative di sviluppo. Questa sentenza è ancora una tegola, che si
aggiunge alle tante decisioni storiche che anno dopo anno hanno fatto
scivolare Viterbo sempre più in basso.
Da più parti si sostiene
che la nostra bella città sia succube della maledizione del popolo
etrusco. Naturalmente si tratta di voci, credenze, forse
superstizioni o anche suggestioni e, come tali, soggettive e
difficilmente verificabili. Ma l’attuale situazione del capoluogo
richiede, in ogni caso, una approfondita riflessione. Le ragioni di
questa situazione, fondano la loro quintessenza, nella prima
decisione importante in fatto di grande viabilità presa dai nostri
bisnonni intorno al 1860. La ferrovia Linea Centrale Toscana, (così
venne in un primo momento chiamata la linea ferroviaria
Roma-Firenze), che trovava nel passaggio da Viterbo, la sua naturale
posizione geografica, (provate a tracciare su di una cartina
dell'Italia, una linea retta da Roma a Firenze: attraverserà
Viterbo!), fu fatta passare da Orte. I motivi della scelta non sono
ancora noti, qualcuno, successivamente, affermò che due cardinali,
membri del Sacro Collegio, non vollero che le loro terre fossero
tagliate in due dalla ferrovia, altri che i proprietari terrieri
temevano che il fumo delle locomotive facesse inaridire le piante
degli ulivi, e altre supposizioni. Fatto sta che il tracciato passò
da Orte. Dopo quella prima infausta decisione, purtroppo tante altre
hanno preso la stessa piega negativa. Infatti, anche l’autostrada
del Sole fu fatta passare da Orte. Nel frattempo, (pioveva sul
bagnato), Viterbo e la sua provincia erano anche state tagliate fuori
dal territorio della Cassa del Mezzogiorno. Dopo lunghi anni,
finalmente, nel 1984 arrivò anche da noi un pezzetto di viabilità
moderna con la pericolosa superstrada Viterbo Orte, causa di decine
di incidenti, e tanto “super” da non permettere neppure il
passaggio dei carichi speciali che escono (o uscivano) dalle fonderie
di Terni, a causa dei cavalcavia costruiti ad altezza non a norma. In
coincidenza con l’insediamento della famiglia dell’ex Presidente
Giovanni Leone, in località Le Rughe, fu ultimato il primo tratto
della Cassia bis che nei sogni dei viterbesi doveva presto giungere
fino a Viterbo. Dopo oltre trenta anni essa è ancora ferma a
Monterosi, mentre la superstrada per Civitavecchia si è fermata, in
aperta campagna, poco oltre Vetralla. Tutti questi fattori negativi
che, comunque, ostacolano il nostro anche minimo sviluppo, fanno
pensare ad una forza negativa che si accanisce su questa nostra
terra. Se non è la maledizione degli etruschi, potrebbero anche
essere anatemi lanciati da altri personaggi che qui, nel passato,
avevano ricevuto rifiuti, torti, o anche beffa delle beffe, favori.
Qui il discorso si fa lungo e complesso. Uno dei personaggi da
prendere in seria considerazione è, ad esempio, Federico II che non
riuscì ad avere ragione di Viterbo neanche con un assedio condotto
personalmente, impegnando 27 macchine da guerra, (tra le quali
primeggiava la poderosa Maristalla) progettate personalmente, appunto
per demolire le possenti mura di cinta di Viterbo. Dopo la bruciante
sconfitta egli, ribollente di astiosa, incontenibile ira, sentendosi
vicino ai suoi ultimi giorni, scriveva contro Viterbo, queste parole
di fuoco: “Morendo vorrei che le mie ossa, se fosse possibile,
si levassero dal sepolcro per distruggere Viterbo e se avessi già un
piede in paradiso, lo ritrarrei, finché non avessi assaporata nella
sua pienezza la vendetta contro i viterbesi, saziandomi del loro
sangue e con le mie stesse mani incendiando e demolendo la città.”
Superato il terribile assedio, per Viterbo si aprì un periodo
d’oro. Infatti, Alessandro IV in lotta con il Comune di Roma decide
di trasferire la sede papale a Viterbo e Raniero Gatti il Vecchio,
grande Capitano del Popolo, iniziò l’opera di ammodernamento e
ampliamento del Palazzo Episcopale creando il monumento storico più
bello di Viterbo: il Palazzo Papale. La nostra bella città visse, in
quegli anni, il periodo più fulgido della sua storia di tutti i
tempi. Vennero qui da noi principi e imperatori; si tenne qui il
primo “conclave” della storia (due anni e nove mesi), perché il
popolo di Viterbo, rinchiudendo i cardinali a chiave (clausi cum
clave) nella sala del consiglio, coniò questo neologismo, ancora
oggi in uso. Un periodo che durò quasi venticinque anni, e che volse
al termine quando i viterbesi, sobillati da Carlo d’Angiò,
sfondarono le porte del conclave mettendo un cardinale Orsini al
carcere duro. Martino IV, appena eletto abbandonò Viterbo, e
trasferì di nuovo a Roma la sede papale. Questo pontefice che,
partendo per Roma, scomunicò Viterbo e maledisse i viterbesi,
potrebbe essere un altro “papabile”, (scusate il gioco di
parole), ad avere lanciato un anatema verso Viterbo, (proprio lui,
che fu eletto al soglio di Pietro, con l’aiuto determinante dei
viterbesi). Qualora questa maledizione fosse stata lanciata, sembra
sia arrivata tempestiva, perché dopo l’infausta decisione del
trasferimento della sede papale da Viterbo, iniziò per la nostra
città la parabola discendente che ancora oggi, purtroppo, non si è
ancora arrestata. Ma non dobbiamo dimenticare che un pesante anatema
potrebbe essere lanciato, quotidianamente, alla nostra bella città
dai tanti e poi tanti viterbesi, che nulla hanno fatto e niente fanno
per cambiare veramente in meglio Viterbo, e qui parliamo soprattutto
dei politici viterbesi (l’elenco sarebbe lungo) che, anche
trovandosi nelle condizioni di aiutare la nostra bella città, si
sono sempre astenuti dal farlo, o lo hanno fatto nella misura minima
indispensabile. La sentenza del Tar è ancora un altro tassello che
si aggiunge al mancato sviluppo di Viterbo. C’è qualcuno che
afferma che Viterbo è una bella città..... aggiungendo, subito
dopo, peccato che poi ci siano i viterbesi. Forse la vera maledizione
è proprio questa. Come a dire: “Non cercar per monti e valli quel
che hai vicino ai calli.” Giovanni Faperdue
Nessun commento:
Posta un commento