sabato 2 novembre 2013

Mirtilli e marmellate biologiche ...o certificate? Tutt'e due, se possibile, grazie...





Abbiamo recentemente assistito a una contestazione sulla marmellata di mirtilli della Rigoni di Asiago, per presenza di livelli di Cesio in Giappone, paese con limiti 10 volte ridotti di tolleranza radioattiva negli alimenti.

Ma tutti i prodotti alimentari possono essere contaminati da radiazioni, che siano biologici o non biologici.
E' chiaro che i prodotti biologici dovrebbero essere senza pesticidi o altri inquinantii... radioattività inclusa.
L'attacco a Rigoni sa tanto di sabotaggio verso una ditta molto seria che lavora solo con prodotti biologici da anni, ad esempio il miele il cui produttore è scrupolosissimo nel portare gli alveari in montagne boschi e aziende biologiche.. ..ma può capitare qualche contaminazione di fondo ambientale imprevista, per cui anche al ditta farebbe bene a tutelarsi... in che modo?

Non si dovrebbe innanzitutto certificare un prodotto bio se contiene radionuclidi, per cui stiamo molto attenti alle zone da cui prendiamo le materie prime. 

Inoltre, nel commento alla risposta della Rigoni apparso in internet c'è un'inesattezza laddove si dice che il prodotto Biologico è in assenza di pesticidi.
Purtroppo anche negli alimenti biologici sono stati inseriti limiti di residui di pesticidi, seppur minori rispetto al convenzionale, che qualche allegro ente di Controllo e Certificazione, in un incontro con la commissione europea (il ccpb, ndr quello che controlla la Coop italia) ha chiesto addirittura di alzare di 10 volte... spostando una virgola... per presunte contaminazioni inevitabili da derive di pesticidi...

Ma... il diritto degli agricoltori biologici è di non essere contaminati da pesticidi usati dai vicini !!!
E lo stabiliscono, oltre alle norme Costituzionali, anche le nuove direttive europee e i recepimenti in materia di pesticidi...
...per cui i vicini agricoltori che ancora si ostinano a suicidarsi e suicidarci con la chimica, devono mantenersi almeno all'interno dei propri terreni, 
evitando ogni forma di derive di pesticidi, pena sanzioni civili e penali... parliamo di almeno 150 metri, con il vento anche 300 metri se le particelle degli irroratori chimici sono micronizzate... gli studi effettuati lo dimostrano.

Allora... perchè chiedere dei  limiti di pesticidi anche nel biologico?
Perchè accettare contaminazioni da OGM, anche nel biologico... tanto più senza etichette?

non vorrei che qualche furbo, manipolando le dichiarazioni di produzione delle aziende biologiche, o i certificati di importazione (vedasi scandalo Gatto con gli Stivali) ci faccia mangiare per biologici gli scarti del convenzionale ..
o prodotti mischiati...

Per cui bisogna ribadire l'assoluta necessità di assenza di pesticidi, OGM e altri contaminanti in un prodotto alimentare che si voglia dichiarare biologico, altrimenti rimane biologica la produzione (a i fini di accesso ai Pagamenti Agroambientali europei), ovvero il Processo, ma non il prodotto.
Il consumatore biologico ha diritto, pagando molto di più, all'assenza di residui chimici e radioattivi, ogm, ormoni e altre porcherie spesso presenti negli alimenti convenzionali e, seppur in quantità ridottissime, talvolta anche in quelli biologici.

Inoltre, sono d'accordo con la risposta sul punto 5 come scritto di sotto (nel p.s.), allargandolo però a tutti gli inquinanti Xenobiotici (estranei alla natura), a partire dai pesticidi e diossine, metalli pesanti, ecc.
in modo da avere sempre i contaminanti dosati in tutti gli alimenti che esistono sul mercato...
affinchè il consumatore possa almeno scegliere, ai sensi del Codice Civile dei Consumatori e Utenti

A quel punto possiamo anche dire che un prodotto è derivato da agricoltura biologica riportando il livello di residui chimici derivanti da inqunamenti di fondo ambientali o da derive dei vicini...
.. per arrivare pian piano al "Biologico" vero.
E' chiaro che il prodotto a residuo zero dovrà avere il marchio biologico (certificazione di prodotto), mentre gli altri riporteranno solo la dicitura "da Agricoltura Biologica" (certifcazione di processo)
Per la cronaca, questa proposta la feci 20 anni fa quando si definì il primo regolamento Ce sul Biologico (2092/91)...

Abbiamo inquinato il mondo in maniera devastante e incommensurabile, 
oggi dobbiamo pagarne le conseguenze, almeno sui livelli di controllo ed attenzione
per la tutela dei consumatori che potranno scegliere alimenti puliti, invogliando così gli agricoltori a smettere di usare Agrotossici per la sopravvivenza dei nostri figl. 
Pesticidi oggi assolutamente inutili in quanto abbiamo tutte le tecniche biologiche disponibili a produrre cibo in quantità e qualità sufficiente a sfamare due volte il Pianeta: con l'Agroecologia.

Altrimenti, cancro, sensibilità chimiche multiple e altre malattie degenerative epigenetiche ci stermineranno tutti !!!
O almeno la maggior parte

Prof. Giuseppe Altieri, Agroecologo


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ps (dal commento internet alle risposte della Rigoni di Asiago)

5) ETICHETTA. Alla luce del fallout generale a cui è stato sottoposto il nostro pianeta e dei vari fallout (noti o secretati) a cui è costantemente sottoposto, sarebbe opportuno che l’etichetta di un prodotto alimentare indicasse l’assenza o la presenza di contaminanti radioattivi e, in caso affermativo, che se ne indicassero le percentuali (seppure ricomprese nei limiti di norma): non solo per soddisfare il requisito di trasparenza e della corretta informazione verso il consumatore, ma per permetterne una scelta consapevole, alla luce dell’effetto e del calcolo del cumulo fra i vari alimenti che compongono la dieta individuale.

1 commento:

  1. Le analisi sui radionuclidi sono molto costose, non è pensabile analizzare tutte le partite di materia prima, si possono solo fare analisi a campione per vedere un livello medio di radioattività a seconda anche della zona di provenienza, ma non si può mettere in etichetta un valore assoluto.

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