venerdì 31 maggio 2013

Proposte energetiche alternative per sopperire ai bisogni elettrici


Il testo che segue nasce dall'iniziativa svolta a Firenze, nell'ambito di "Terra futura", lo scorso 19 maggio: "L'energia come bene comune, un modello energetico distribuito e sostenibile", promossa da "Si alle energie rinnovabili No al nucleare, "Energia Felice", CEPES, ARCI.

Lo scopo è quello di costruire una vertenza nazionale e contemporaneamente articolata, a livello settoriale e territoriale, sostenuta da un variegato movimento dal basso, per realizzare e gestire un modello energetico sostenibile, decentrato e basato sulla generazione distribuita.

Riteniamo che non sia necessario che vi sia accordo completo su ogni singolo aspetto, ma che, nel rispetto delle autonomie di ognuno, sia possibile mettere a confronto iniziative e pratiche dal basso per creare la massa critica necessaria.

La proposta che avanziamo a tutti è di lanciare l'idea della piattaforma "Per un modello energetico sostenibile" nel secondo anniversario della vittoria referendaria, 12 e 13 giugno, nel corso delle iniziative che si terranno in diverse realtà (a partire da Roma) insieme al movimento dell'acqua pubblica.  

Cari saluti 


Associazione "SI alle energie rinnovabili NO al nucleare", costituita in Roma presso il notaio Gennaro Mariconda,sede legale c/o CGIL, Via Filippo Buonarroti 12, 00185 Roma, 7° piano (c/o Auser), tel. 06-89827025 - sito internet www.oltreilnucleare.it  - email: info@oltreilnucleare.it  


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Per un modello energetico sostenibile: sviluppare razionalmente le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica.
Verso una vertenza nazionale da articolare a livello settoriale e territoriale.

Premessa
La bozza di testo che segue nasce dall’iniziativa svolta a Firenze, nell’ambito di “Terra futura”, lo scorso 19
maggio: “L’energia come bene comune, un modello energetico distribuito e sostenibile”, che è stata promossa da “Si alle energie rinnovabili No al nucleare, “Energia Felice”, CEPES, ARCI.
Il testo verrà inviato, per la messa a punto definitiva e per la ricerca della massima condivisione, a tutte le altre realtà che sono intervenute all’iniziativa (Coordinamento FREE, Retenergie, Cgil, Fiom, FLC, Coordinamento no Triv.) e più in generale ad associazioni e movimenti ambientalisti, forze sociali, sindacali, produttive, del volontariato, dei Beni Comuni, Enti Locali, Gruppi di acquisto Solidali, associazioni dei consumatori, sensibili e impegnati su queste materie.

Lo scopo non è solo quello di condividere analisi e proposte generali, ma di presentare precisi interventi di
merito ai decisori politici, a tutti i livelli, a partire dal nuovo governo in carica, ma, contemporaneamente, non
delegare e attivarsi, ognuno per i propri ambiti, per realizzare e promuovere interventi e buone pratiche, anche settoriali e locali, che facciano avanzare la realizzazione di un altro modello energetico, fondato sull’efficienza, l’uso razionale delle risorse energetiche e sulla generazione distribuita, che progressivamente fuoriesca dal fossile.

In sintesi costruire una vertenza nazionale e contemporaneamente articolata, a livello settoriale e territoriale,
sostenuta da un variegato movimento dal basso.

Due terzi delle cause dei cambiamenti climatici in atto derivano dal crescente uso a livello mondiale dei
combustibili fossili e le principali azioni di contrasto passano per lo sviluppo dell’efficienza energetica e delle
fonti energetiche rinnovabili.

Con questa consapevolezza le road map e gli scenari europei vanno oltre le politiche del pacchetto
energia e clima (20 – 20 – 20) e puntano alla completa “decarbonizzazione”, almeno della produzione elettrica, al 2050.

In Italia, anche per effetto della crisi, abbiamo una domanda di elettricità in calo, una sovracapacità
produttiva (il solo parco termoelettrico ha una potenza di picco di 81GW, a fronte di una domanda massima -
raggiunta 5 anni fa - di 57 GW) mentre sta crescendo il peso delle fonti rinnovabili. Nell’aprile scorso tutte le
rinnovabili hanno contribuito alla produzione per il 40% e tra queste il solare ha sfiorato il 10%.
E’ questa la ragione che oppone i produttori elettrici convenzionali allo sviluppo delle fonti rinnovabili.
La polemica sui costi degli incentivi è pretestuosa. Il recente rapporto Irex 2013 di Althesys (Bocconi) stima, da qui al 2030, con uno sviluppo moderato delle rinnovabili, un beneficio per l’economia nazionale di 19 miliardi di Euro (mentre con uno sviluppo più spinto si potrebbe arrivare a 50 Mld). In questo calcolo stanno le ricadute occupazionali, il risparmio sull’import di combustibili fossili e gli effetti sul prezzo dell’elettricità, non mettendo in conto gli ulteriori benefici sulla salute e sul clima.

Ma per andare in questa direzione è necessaria una profonda trasformazione del modello energetico,
non solo per la produzione di elettricità, ma contemporaneamente per tutti i fabbisogni energetici, per i
trasporti e la logistica, per il riscaldamento, il raffreddamento, l’efficienza degli edifici, dei cicli produttivi, dei
cicli di vita dei prodotti, assieme alla promozione di diversi stili di vita e di consumo.

Tutto questo richiederebbe di sviluppare la ricerca, pubblica e privata, e di realizzare investimenti
nell’innovazione in tutti i settori sociali, produttivi, della Pubblica Amministrazione. Oltre a rappresentare un
contributo determinante alla sostenibilità, si realizzerebbe una straordinaria occasione per rilanciare
l’economia nazionale – indicando una diversa uscita dalla crisi - rafforzando settori produttivi a forte valenza
occupazionale e delineando un’alternativa di sviluppo ambientalmente e socialmente più sostenibile.
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La Strategia Energetica Nazionale (approvata con un colpo di mano dal Governo dimissionario) non va in
questa direzione.
Si tratta di una strategia vecchia e che non guarda al futuro: è fondata sul raddoppio della produzione
nazionale di idrocarburi, che darebbe il via libera alle perforazioni - perfino con la riduzione della distanza
minima dalle coste per l’estrazione a mare - e sull’ obiettivo di fare dell’Italia un “hub” del gas per l’Europa, con nuove infrastrutture (rigassificatori e depositi), quando oggi sono sottoutilizzate quelle esistenti.
In compenso, gli obiettivi quantitativi per le fonti rinnovabili e l’efficienza energetica (pur migliorati
nell’ultima versione) non diventano effettivamente conseguibili, perché sono nella realtà ostacolati, favorendo
le fonti fossili e i produttori convenzionali. La crescita contemporanea dei due sistemi – rinnovabili e fossili –
non è credibile, a meno di mantenere le rinnovabili in condizioni di marginalità.

Per esempio, sono stati rinnovati gli incentivi CIP 6 e, da ultimo, l’Autorità per L’Energia Elettrica e il Gas
con un documento oggi in consultazione chiede che gli oneri di sistema siano caricati anche sull’energia
elettrica autoconsumata prodotta da rinnovabili, ovvero consumata senza utilizzare / fruire dei servizi della
rete: un aggravio tecnicamente ingiustificato che oltretutto allontanerebbe il raggiungimento della grid parity.
Sarebbe necessario invece una integrazione delle strategie energetiche in Europa, ed è importante che
la questione cominci ad essere posta nei vertici europei.

In una situazione in cui, nonostante i dimostrati benefici per la qualità e la quantità dell’occupazione,
una parte rilevante dei decisori politici continua ad ascoltare ed obbedire solo ai “poteri forti” del vecchio
sistema energetico basato sui grandi impianti e sui combustibili fossili importati: come far avanzare un modello
energetico “sostenibile” e socialmente desiderabile? Innanzitutto occorre riportare al centro la questione
climatica ed energetica, farne oggetto di dibattito e di corretta informazione: una priorità democratica.
In una logica di raggiunta partecipazione, bisogna quindi costruire una vera e propria piattaforma per
un vertenza, da far valere a livello nazionale e allo stesso tempo articolare ai vari livelli settoriali e territoriali.
(indichiamo sommariamente alcuni punti, nella consapevolezza che vanno articolati con la partecipazione e la
condivisione più ampia, per mettere in campo nell’immediato una iniziativa estesa ed efficace).
· Per rimettere in discussione le linee della SEN sarebbe utile il rilancio della legge di iniziativa popolare
“Sviluppo dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili per la salvaguardia del clima”,
http://www.oltreilnucleare.it/images/pdf/pdlpop.pdf - per la quale molte organizzazioni hanno
contribuito alla raccolta delle firme necessarie – sollecitando i parlamentari disponibili a ripresentarla in
questa legislatura, come base per un riordino degli interventi per il sostegno allo sviluppo di tutte le fonti
rinnovabili e all’efficienza energetica;
· Analogamente, viste le competenze delle Regioni in materia energetica (che noi in contrasto con la SEN
vogliamo difendere) vanno verificate le possibilità, ove non ci sono piani regionali coerenti, di sostenere
proposte di legge regionali (es. Campania, Sicilia….);
· In tal senso va rivista la decisione del governo Monti di eliminare l’energia dalle materie per cui, in base
all’art. V della Costituzione, Stato e Regioni sono concorrenti
Vanno indicati alcuni NO molto precisi:
- No a nuove centrali (a carbone e non solo - vi sono nuove richieste per complessivi 20 GW ), a nuovi
rigassificatori, a nuovi depositi di gas, alle trivellazioni – compreso le ricerche geologiche sulla possibilità di
ottenere licenze per fracking - ecc.
- in questo senso l’ipotesi della “Moratoria al carbone e alle trivelle”, di cui si è avviata la discussione in una
prima riunione nazionale, è un percorso utile;
- contemporaneamente va posta la questione della chiusura di alcuni vecchi impianti (CIP6, a olio
combustibile, a carbone);
- va impedito che la Sogin continui ad operare senza trasparenza nell’attività di decomissioning delle
centrali e del combustibile, poiché va assicurata la messa in sicurezza di quanto rimasto del ciclo nucleare.
- Va contrastato il documento dell’AEEG sugli oneri sull’autoconsumo;
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Ma vanno indicati soprattutto dei SI altrettanto precisi, articolandoli a livello centrale e territoriale:
- misure urgenti al fine degli incentivi del V conto energia, (agevolazioni fiscali, creditizie, regolamentari,
Certificati Verdi e Bianchi, semplificazioni burocratiche, nelle procedure autorizzative, eliminazione dei
registri e delle aste),
- rendere possibile la vendita diretta di energia tra privati (superando il monopolio dei gestori di rete) con
l’incremento dello scambio sul posto, l’autoproduzione, l’autoconsumo;
- Promuovere la sostituzione dei tetti di amianto con impianti FV e Termici, a partire dagli edifici pubblici (in
collegamento con il “piano amianto”…);
- adeguamento della rete di trasmissione elettrica e trasformazione in Smart Grid delle reti territoriali;
- Integrazione tra gli interventi per la produzione rinnovabile di elettricità, calore, freddo, cogenerazione e
trigenerazione in scala anche mini/micro e per l’efficienza energetica, nelle abitazioni, nei cicli produttivi…
- Messa in studio di una Carbon Tax per disincentivare le emissioni di CO2
· In questo processo di transizione, verso il modello energetico che indichiamo, vanno coinvolti non solo i
decisori politici nazionali e territoriali, ma anche tanti altri soggetti, a partire dai settori produttivi, e quindi
dei lavoratori e dei loro sindacati, ed anche settori imprenditoriali interessati e sensibili:
- Innanzitutto la filiera complessiva dei settori delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica che
coinvolge prevalentemente aziende e lavoratori del settore metalmeccanico, che oggi soffre di un forte
rallentamento imputabile all’azione del governo, ma che può individuare sicuramente attività appropriate
per mantenere il patrimonio occupazionale e di competenze accumulato (nuovi materiali e componenti,
storage, smart grid, servizi di gestione e manutenzione O&M….)
- vi sono inoltre i settori della produzione energetica da fonti tradizionali per i quali la difesa dei posti di
lavoro deve passare necessariamente da una progressiva riconversione del settore verso un modello di
generazione distribuita (chiudendo subito le centrali più sporche ed obsolete, per lasciare spazio ai cicli
combinati piu’ puliti ed efficienti) e cercando spazi per la sovracapacità produttiva in direzione
dell’esportazione verso altri paesi europei in una logica di integrazione (es. la Germania interessata al
processo di uscita dal nucleare).
- Vi sono i settori legati all’edilizia, necessariamente meno impegnati in nuove costruzioni (che in
applicazione della direttiva europea EPBD2 dovranno essere a “emissioni quasi zero”), ma piuttosto
indirizzati al recupero e alla ristrutturazione del patrimonio esistente, con grande attenzione all’efficienza
energetica e alla riduzione di emissioni dell’intero edificio.
- Lo sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica coinvolge comunque tutti i settori
merceologici e produttivi, incluso i trasporti, la logistica – pensiamo alle implicazioni dello sviluppo di
mezzi elettrici – ma anche i servizi, e la pubblica Amministrazione.
- Tutto questo necessita e alimenta la possibilità di sviluppo della ricerca, a partire da quella pubblica, e di
una adeguata formazione nella Scuola nell’ Università, per le quali il Sindacato della conoscenza (FLC) è
particolarmente impegnato, anche per la situazione dell’ENEA, ancora in amministrazione straordinaria.
- . A proposito di efficienza energetica, in tutti i settori, è significativo il documento congiunto Confindustria/
Cgil Cisl Uil del 2011 “Efficienza energetica, opportunità di crescita per il paese”
http://www.cgil.it/Archivio/Terziario/Energia/Avviso_comune_Efficienza_energetica_firmato_il_21122011
.pdf che potrebbe essere un punto di partenza per aprire confronti ai vari livelli (centrali, settoriali,
territoriali, aziendali) tra sindacato e sistema delle imprese per implementare interventi di efficienza
energetica e sollecitare coerenti iniziative da parte dei decisori pubblici.
• Ai livelli territoriali e settoriali sono importantissime esperienze come l’estensione dei “Patti dei Sindaci”,
i Piani di azione Energia Sostenibile (PAES), quelle dei “Comuni rinnovabili”, le esperienze di produzione e
gestione partecipata dell’energia come Retenergie e i Gruppi di acquisto fotovoltaici, Cooperative
energetiche, i Distretti di Economia solidale. Sono esperienze che vanno promosse e le cui buone pratiche
vanno diffuse, anche perché fondamentali per comportamenti più responsabili e sostenibili anche da parte
delle comunità e dei singoli.
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• In questa direzione va una iniziativa rivolta in particolare a pensionati e cittadini (in corso di messa a
punto da parte dello SPI-Cgil) di divulgazione sulle questioni energetiche, con il coinvolgimento di
associazioni dei consumatori, per fornire tutti gli strumenti di conoscenza, a partire dalle norme
attualmente in vigore, da utilizzare nella contrattazione sociale, sia per l’uso più razionale delle risorse,
incluso il contenimento dei costi delle tariffe, sia per promuovere comportamenti più sostenibili anche
nelle scelte individuali.
• Infine va sviluppata una iniziativa su scala europea, analoga a quella promossa per l’acqua, che prefiguri
attraverso lo strumento dell’ICE la più larga partecipazione di cittadini e movimenti alla creazione di un
modello omogeneo, che contempli la decarbonizzazione e la denuclearizzazione e che estenda
l’integrazione europea anche nel campo della produzione sostenibile e del consumo consapevole di
energia.
Non è necessario che su tutte le questioni vi sia un accordo compiuto su ogni aspetto, nel rispetto delle
autonomie di ognuno, è possibile mettere a confronto iniziative e pratiche dal basso per creare la massa critica
necessaria, non solo per rivendicare scelte generali coerenti, ma anche per realizzare e gestire un modello
energetico sostenibile, che necessariamente dovrà essere decentrato e basato sulla generazione distribuita.

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