giovedì 2 maggio 2013

Pedagogia alternativa.... proposta di Adele Caprio al M5S


Caro Paolo D'Arpini, ho scritto questo contributo per il blog di Grillo e abbiamo istituito un Tavolo di Lavoro a Civita Castellana per la Riforma Scolastica... prossimo incontro il 21 maggio 2013... Adele Caprio


Pedagogia alternativa 

Ogni Rivoluzione che si rispetti non può prescindere da un'attenta Riforma Scolastica. La Rivoluzione del presente non è solo una rivoluzione di tipo politico ma è soprattutto una rivoluzione di tipo mentale poiché i pensieri di chi vive sul pianeta determinano la qualità di vita dello stesso e dei suoi abitanti e le conseguenze di un pensiero negativo è sotto gli occhi di tutti. Va anche detto che le strutture scolastiche in cui mandiamo i nostri figli non sono solo architettonicamente fatiscenti ma soprattutto i saperi ed i modi in cui questi saperi vengono insegnati sono decisamente obsoleti nella maggioranza dei casi. Qui e lì, insegnanti di buona volontà, come moderni don Chisciotte, cercano di apportare le giuste variazioni a programmi ministeriali a volte imbarazzanti quanto coloro che li hanno concepiti. Oggi più che mai si avverte che la Scuola non sta più al passo con il vento di rinnovamento che aleggia ovunque e il credo della Nuova Pedagogia si fa inesorabilmente largo nonostante gli evidenti ostacoli di coloro che vogliono impedire ai nostri figli di pensare con la propria testa esattamente come ci è stato insegnato negli ultimi cento anni. Un illustre portavoce di questa Nuova Pedagogia è sir Ken Robinson che con i suoi libri sul pensiero divergente ( non essere allineati con il pensiero di massa può contribuire a salvare il pianeta) e sulla creatività, sta finalmente dando voce alle esigenze pedagogiche e ai veri bisogni dei nuovi arrivati nella nostra società. Ma prima di lui altri pionieri hanno messo i semi di questo nuovo pensiero pedagogico di cui solo oggi riusciamo a raccogliere qualche acerbo frutto: fra i molti citiamo Vygotsky, Steiner, Krishnamurti, Tagore, Pestalozzi e Maria Montessori, una delle prime donne in Italia a laurearsi in medicina. Il pensiero e l'opera di Maria Montessori segnano una tappa fondamentale nella storia della pedagogia, sia per il suo contributo teorico, sia per il suo intenso impegno nel campo dell'educazione infantile. Come ogni pioniere che si rispetti il metodo montessoriano è più conosciuto all'estero che in Patria, dove si moltiplicano le sue Case dei bambini e l'utilizzazione del suo materiale strutturato. Ciò che appare "rivoluzionario" rispetto al pensiero dei pedagogisti precedenti è la sua pressante rivendicazione dell'autonomia del bambino, da perseguire e realizzare innanzitutto attraverso il riconoscimento ed il potenziamento dell'intelligenza infantile sin dalle primissime fasi della vita. Ancora prima che i moderni strumenti le dessero ragione circa lo sviluppo cognitivo del bambino, la Montessori era riuscita, con la sola osservazione, a riconoscere in pedagogia la massima importanza all'intero "piano dell'infanzia" (0-6 anni). Le notevoli differenze da lei osservate nel lavoro di formazione compiuto dal bambino in questo periodo l'hanno indotta a suddividerlo in due sottopiani: 0-3 anni e 3-6 anni. Maria Montessori definisce il bambino da zero a tre anni il "creatore inconscio" proprio per la natura del suo lavoro di sviluppo e per le modalità in cui questo lavoro viene condotto. Questo "periodo dell'inconscio racchiude in se stesso tutte le energie dell'uomo" e queste energie creative guidano il neonato all'assorbimento attivo dell'ambiente e perciò a "creare" se stesso come essere umano completo. Ella sostiene infatti che, dal punto di vista psicologico, lo sviluppo del bambino registra le sue fasi essenziali proprio nei primissimi anni di vita, durante i quali la sua mente si struttura come mente assorbente, cioè pronta a recepire, con estrema facilità, linguaggi, comportamenti ed esperienze del proprio contesto di vita e della propria cultura. Nei successivi tre anni di vita (gli anni della scuola materna), alla mente assorbente si associa, fino a sostituirla, la mente matematica, che opera su sollecitazione di quelli che la Montessori chiama periodi sensitivi, cioè momenti nei quali il bambino mostra una particolare sensibilità all'acquisizione di specifiche competenze e comportamenti. Il problema dell'educazione è quindi per la Montessori presente sin dall'inizio: come aiutare tutte le energie creative del bambino ad emergere perché la mente assorbente possa svolgere al meglio il suo lavoro? La chiave, per il Montessori, sta nel movimento. "Il movimento - dice in La scoperta del bambino - è essenziale alla vita, e l'educazione non può concepirsi come moderatrice o, peggio, inibitrice del movimento, ma solo come un aiuto a ben spendere le energie, e a lasciarle sviluppare normalmente". Sin dalle prime sperimentazioni, infatti, la Montessori aveva osservato che movimento e cognizione sono fortemente correlati: questa intuizione oggi supportata da tutte le recenti ricerche di psicologia dello sviluppo, è alla base di tutto il percorso educativo montessoriano e lo rende completamente diverso da quello tradizionale. Nei suoi libri parla di autoeducazione, cioè di come far emergere in ogni bambino la propria irripetibile originalità. Perché ciò sia possibile bisogna innanzitutto "liberarlo" dalle catene coercitive del potere dell'adulto, che volutamente ha racchiuso il bambino in un'immagine stereotipata e non corrispondente ai suoi veri bisogni attraverso un processo definito di "normalizzazione", che corrisponde a quella del bambino concentrato, attivamente occupato in attività "serie" e concrete, nelle quali si impegna senza bisogno di gratifiche o punizioni. Secondo una definizione ormai classica, al bambino ludico la Montessori oppone il bambino laborioso, impegnato cioè nel costruire autonomamente il proprio percorso di conoscenza. "Aiutami a fare da solo" potrebbe essere considerato il motto dell'intero modello educativo montessoriano, alla conquista del mondo con la sola forza della propria intelligenza. Perché ciò sia possibile è necessario tenere conto di tre fattori: 1. intervenire intenzionalmente sulla predisposizione e strutturazione dell'ambiente educativo, 2. sulla scelta e utilizzazione del materiale di sviluppo, 3. sulla ridefinizione del ruolo e della funzione dell'educatore. Il nido Montessori non è solo quindi impegnato nell'"assistenza" e nella "cura" del bambino ma è un "ambiente preparato" per rispondere al suo bisogno di espandere le proprie forze ed energie vitali, cioè alle sue necessità di sviluppo senso-motorio, percettivo, affettivo e comunicativo, nel rispetto del suo metodo operativo e di pensiero. L'ambiente educativo, pur strutturandosi come una "casa" (simile cioè all'ambiente di vita naturale del bambino) "a misura di bambino" se ne differenzia in quanto costruita, anche nelle dimensioni e nella disposizione degli arredi, per venire incontro al desiderio e al bisogno di movimento, di scoperta e di esplorazione autonoma dei bambini. Questi cioè debbono avere la possibilità di venire direttamente in possesso degli oggetti e dei materiali di cui, in quel particolare momento, sentono il bisogno, prelevandoli da tavoli, da armadi, da scaffali che siano "alla loro portata" e che non li costringano a ricorrere all'aiuto dell'educatore. Poiché i programmi dei nidi Montessori si basano su esercizi finalizzati a stimolare movimenti diretti verso scopi costruttivi gli oggetti e i materiali che l'ambiente propone al bambino sono studiati per suscitare il suo interesse. Gli oggetti proposti ai piccolissimi stimolano in particolare l'afferrare (progressi nella cognizione sociale) e il gattonare (progressi in campo fisico e sociale, rappresentazione di sé e dello spazio, percezione della profondità, senso di sé come agente) fino all'acquisizione della posizione eretta ed alla deambulazione autonoma. Per i più grandicelli vengono proposti i materiali per gli esercizi di vita pratica, per prendersi cura di sé e dell'ambiente (spazzare, spolverare, lavare, stendere, spazzolare, apparecchiare, travasare, allacciare, tagliare, incollare, etc.) All'educatore spetta un ruolo di mediazione tra il bambino e l'ambiente. educativo, aiutandolo, sostenendolo e consigliandolo, ma mai imponendosi e sostituendosi a lui. Se dunque il ruolo di protagonista, in questa rinnovata organizzazione scolastica, spetta al bambino, l'insegnante non è tuttavia una figura "assente": egli è come un regista che dispone l'organizzazione scolastica in modo da consentire, concretamente, la liberazione dell'intelligenza del bambino. Uomini che pensano con la propria testa vengono formati in ambienti che stimolano il pensiero invece che uniformarlo. Infine il merito principale di questo metodo è quello di aver riconosciuto l'importanza dell'autonomia e della libertà del bambino, fino ad approdare ad una dimensione cosmica dell'esistenza: solo partendo dal riconoscimento e dal rispetto della libertà del bambino, si potrà giungere concretamente ad estendere il concetto di libertà all'umanità intera, creando le premesse per un'autentica diffusione di rapporti di solidarietà, di tolleranza, di pace e di cooperazione universali, oggi più che mai inesorabilmente in crisi. 

Adele Caprio 

Grazie Adele del tuo contributo, speriamo che sia utile per risvegliare le coscienze. Chi volesse leggere la proposta base e gli altri Passi puà andare alla pagina facebook "riforma scolastica 5 stelle", mentre chi volesse abbracciare la nuova filosofia deve andare alla pagina facebook " Mobilismo",  Un saluto Fabio Lorenzini

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