lunedì 1 aprile 2013

La visione bioregionale di Paolo D'Arpini e Caterina Regazzi



Chi può definirsi bioregionalista?

Questo termine non denota una appartenenza etnica bensì la capacità di rapportarsi con il luogo in cui si risiede considerandolo come la propria casa, come una espansione di sé. La definizione diviene appropriata nel momento in cui si vive in sintonia con il territorio e con gli elementi vitali che lo compongono. 

Infatti chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla provenienza di origine se segue la pratica dell’ecologia profonda, del vivere cercando di essere in sintonia il più possibile col mondo che ci circonda, in un modo in cui, pur sentendosi liberi di manifestare se stessi nelle proprie caratteristiche peculiari, non si ha bisogno di provocare danni all’ambiente od alla società in funzione di un personale esclusivo vantaggio. Nel bioregionalismo si cerca quindi di riportare un equilibrio fra l’uomo, l’ambiente e gli altri esseri viventi e non. E’ molto importante che si tenga sempre presente questo “spirito” in cui  l’ecologia “profonda” diventa una pratica costante della vita, come un sottofondo profumato.

L’approccio bioregionale comprende infatti la visione dell’ecologia profonda e della spiritualità della natura (o laica). Questi tre aspetti sono inseparibili.
L’ecologia profonda è il riconoscimento dell’inscindibilità della vita ed il bioregionalismo non è altro che la descrizione dei vari processi vitali e delle forme visibili della vita e della materia nella consapevolezza di tale inscindibilità. 

Nell’individuazione di un ambito “bioregionale” non si tiene conto esclusivamente del vivente bensì dell’insieme inorganico, morfologico, geografico, geologico del territorio prescelto, ivi compresi -ovviamente- gli elementi botanici e zoologici che vi prosperano. Senza trascurare gli aspetti sociologici e culturali  della  società che ivi risiede.   Insomma si esamina l’omogeneità dell’area esaminata definita “bioregione” e lì si traccia una leggera linea di demarcazione (non divisione) per individuarne i “confini”. Va da sé che questi confini sono semplicemente teorici, poiché l’organismo bioregionale della Terra è in verità un tutt’uno indivisibile. Potremmo per analogia definire le bioregioni gli organi dell’organismo Terra.

Nel significato originale della parola “ecologia”, rispetto alla sua consimile “ambientalismo” è già delineata una differenza d’intendimento, pur che l’esatta traduzione di “ecologia” è “studio dell’ambiente”. Mentre in “ambientalismo” si presume il criterio della semplice conservazione.
Allorché si aggiunge al termine “ecologia” l’aggettivo “profonda” ecco che si tende ad ampliarne il significato originario integrandovi il concetto di ulteriore ricerca all’interno della struttura ambientale. Insomma si va a scoprire il substrato e non si osserva solo la superficie, la pelle dell’ambiente.

Lo stesso dicasi per la parola spiritualità e la sua qualificazione “laica”. In questo caso si cerca di dare una connotazione “libera” alla spiritualità comunemente intesa come espressione della religione. La spiritualità è l’intelligenza/coscienza che pervade la vita, è il suo profumo e non è assolutamente un risultato della religione, anzi spesso la religione tende a tarpare ed a nascondere questa “naturale” spiritualità presente in tutte le cose.

Questa spiritualità -o senso di presenza-  è un fatto, una realtà, e non può essere descritta in termini filosofici se non astraendoci dal contesto dell’ecologia stessa. La spiritualità laica quindi non è una base per esprimere le norme di una “nuova religione” con tanto di sacerdoti titolati all’interpretazione e con tanto di bibbia decisa a tavolino dai sapienti. Questa spiritualità  è  la consapevole pratica sincera ed onesta del condurre la nostra esistenza considerando che noi tutti siamo presenti in ogni aspetto del processo vitale e della coscienza che lo anima.

L’ecologia profonda, il bioregionalismo, la spiritualità naturale (o laica) sono espressioni del vivere armonico, amorevole gentile e solidale sulla Terra.

La Rete Bioregionale Italiana non è un movimento compatto, esistono varie realtà anche disgiunte. Alcune di queste realtà sono più  teoriche o divulgative ed operano attraverso l’editoria di settore. Altre si occupano essenzialmente di aspetti pratici e di vivere in prima persona l’esperienza bioregionale e dell’ecologia profonda. La Rete Bioregionale Italiana è stata fondata nel 1996 come incontro di varie realtà che si riconoscono nella visione dell’ecologia profonda e del bioregionalsimo. La rete consente libertà di azione locale e il perseguimento di fini comuni, collegati e coniugati ai diversi territori e tematiche bioregionali.

Da alcuni anni la Rete ha leggermente cambiato strutturazione, passando da nodi territoriali a nodi tematici. L’appartenenza al Movimento/Rete avviene per semplice condivisione dello stile di vita e delle tematiche, lasciando ad ognuno la propria libertà di occuparsi degli argomenti che di volta in volta emergono, per dare risposte necessarie contingenziali ai problemi e per proporre iniziative che possano aiutare le comunità.

Ogni anno i membri della Rete Bioregionale Italiana si incontrano per scambiarsi le esperienze su questi temi e le riunioni avvengono in contesti naturali e si tengono in occasione del Solstizio Estivo, sono occasioni di condivisione collegiale del sentire e della pratica quotidiana, nello spirito conviviale e dell’avvicinamento fra amici e fratelli. Solitamente vi partecipano diversi membri della grande famiglia ecologista,  nuovi e vecchi agricoltori, abitanti di ecovillaggi e di comuni agricole o spirituali, etc.

Gli incontri si svolgono con le modalità di suddividere momenti di dialogo a giro (con il bastone della parola) e momenti culturali e di aiuto nel menage generale. Oltre alle sessioni di sharing delle esperienze vissute nelle proprie bioregioni di provenienza sono previste anche varie cerimonie naturalistiche in omaggio ai cinque elementi: camminare a piedi nudi nei campi per la raccolta di erbe selvatiche (Terra), accensione e salto del fuoco al suono di tamburi sciamanici (Fuoco), controllo della inalazione ed espirazione pranayama (Aria), lavacro al fiume od al lago  e preparazione dell’acqua di San Giovanni (Acqua), osservazione notturna degli astri e silenzio meditativo (Etere).

Per aderire alla Rete Bioregionale Italiana e partecipare agli incontri è sufficiente inviare una lettera di adesione al Manifesto della Rete (http://retebioregionale.ilcannocchiale.it/) a mezzo email a: bioregionalismo.treia@gmail.com  – oppure all’indirizzo: Paolo D’Arpini e Caterina Regazzi, via Mazzini, 27 – 62010 Treia (Mc)

.......................................................

L'incontro della Rete Bioregionale 2013 si svolge nell'ambito dell'Incontro Collettivo Ecologista che si tiene a Vignola (Mo) dal 22 al 23 giugno 2013: http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2012/12/premesse-per-lincontro-collettivo.html

Nessun commento:

Posta un commento