martedì 5 febbraio 2013

Caduta libera (senza paracadute) del cristianesimo e del'Italia.... di Anthony Ceresa


Caduta libera, senza paracadute


Gli esempi negativi della nostra Chiesa Cattolica capeggiata dal Vaticano, ((a differenza della Chiesa di Oriente - Cristiani Ortodossi)), che non guidando il mondo con esempi di onestà e insegnamenti di fratellanza, richiedono immediate riforme per far fronte ai bisogni fisiologici primari e secondari nel rispetto delle necessità imposte dalla natura all’uomo come essere vivente.

Abraham Maslow nato a Brooklyn, New York 1908/1970, psicologo statunitense, concepì il concetto di "Hierarchy of Needs" (gerarchia dei bisogni o necessità dell’uomo) per l’autorealizzazione umana. Fondatore della Psicologia Umanistica, la terza forza della psicologia dopo la Psicoanalisi e Comportamentismo, completamente sconosciuti in Italia fra i grandi morti di fame scalatori di poltrone.

Abraham Maslow ha classificato i bisogni dell’uomo in necessità inferiori e superiori. Essi sono posti in rapporto gerarchico ed evolutivo tra di loro, in una sequenza per intensità e priorità, ma tutti i gradi dei bisogni rappresentano un passaggio per trovare se stessi e realizzarsi.

Il concetto di “gerarchia dei bisogni” indica che le motivazioni di un individuo possono essere in continua trasformazione: un bisogno ieri considerato importante può non esserlo più oggi o comunque essere percepito in modo diverso, lo stesso bisogno può essere importante per una persona e non per un’altra. In ciascun individuo di solito si presentano nuovi bisogni una volta che quelli precedenti sono stati soddisfatti.

Maslow comunque ha rilevato che è possibile prevedere approssimativamente la sequenza nella quale essi diventano importanti perché esiste un certo ordine interno alle classi dei bisogni.

BISOGNI FISIOLOGICI PRIMARI: necessitano del soddisfacimento più urgente.

BISOGNO DI SICUREZZA: induce ad evitare minacce e pericoli; esprime il desiderio di attendibilità, fiducia o dipendenza.
Chi ha soddisfatto i bisogni fisiologici primari e di sicurezza può osare oltre.

BISOGNO DI APPARTENENZA E DI AMORE: è il bisogno di amare ed essere amati; esprime il desiderio di compagnia, di vita sociale, di stabilire ed intrattenere dei legami.

BISOGNO DI STIMA: a): bisogni relativi all’auto-stima ed al rispetto di se stessi; esprimono il
desiderio di forza, affermazione, competenza, fiducia nel prossimo e indipendenza dall’opinione
altrui. b): bisogni relativi al rispetto dell’uomo, allo status o prestigio all’interno di un gruppo
sociale.
Per Maslow è più importante il bisogno di auto-stima per l’evoluzione positiva dell’ individuo che non il bisogno della stima altrui.

IL BISOGNO DI AUTO-REALIZZAZIONE: è il bisogno di fare quello che il singolo si sente di
dover fare se vuole raggiungere la quiete interiore (lo studente, per essere tale deve studiare,
imparare, cercare, sapere…). Il concetto dell’auto-realizzazione significa che tutte le motivazioni vengono orientate su questo obiettivo, sul bisogno di auto-conservarsi e di fare, di essere qualcuno, creare.
I bisogni seguenti non vengono inclusi da Maslow tra quelli fondamentali, ma definiti come valori spirituali che possono, ma non necessariamente debbono, andare di pari passo con il desiderio di auto-realizzazione.

IL BISOGNO DI SAPERE E DI CAPIRE: questo si manifesta quando i bisogni fondamentali
sono stati soddisfatti o quasi; l’uomo a questo punto diventa curioso e comincia ad esplorare il
mondo che lo circonda, esige maggiori conoscenze e comincia a fare ricerche; è a questo punto che sorgono anche i bisogni estetici.

IL BISOGNO DI TRASCENDENZA: è l’anelito dell’uomo a trovare il significato ultimo della vita, dell’esistenza. Chi siamo, da dove veniamo e dove siamo diretti.
Dalla nascita del Cristianesimo per merito di un uomo giusto il quale predicava il concetto saggio di base della vita, giudicato come un sovversivo, martoriato e Crocifisso per timore di cambiamenti atti a diminuire il Potere dei Farisei e dell’Impero.

L’esempio di Gesù portato avanti da un gruppetto religioso manovrato da forti interessi Economici, non scelse Timbuctù o Confucio City ma bensì la Capitale dell’Impero “Roma”, la quale in quel tempo rappresentava l’emancipazione del Potere assoluto dove la plebe ossia il popolo, benché riversando in una diffusa ignoranza, godeva dei diritti della parola, quindi era sufficiente manovrare e convincere le capre umane su nuove forme di filosofie Divine, per poterle diffondere in tutto l’Impero.
Non so s’è si può definire come un comportamento di ipocrisia da parte della Chiesa, il trascurare gli scandali attuali che inchiodano il Vaticano ad un livello sempre più critico, ponendo al condizionale  i vecchi scandali, che non riescono più a soffocare pubblicamente.
Con una decisione senza precedenti nella Chiesa Cattolica americana, l'arcivescovo di Los Angeles a distanza di 30 anni, ha annunciato di aver sollevato il suo predecessore, cardinale Roger Mahony, da tutti i suoi impegni pubblici nella Chiesa, per la cattiva gestione sui presunti 2000 casi di abusi sessuali su bambini e ragazzi, donne e Suore, avvenuti in America negli anni '80.

L'annuncio è arrivato in contemporanea con la pubblicazione sul sito della diocesi di decine di migliaia di documenti riguardanti il modo in cui la Chiesa gestì le sorti di 122 sacerdoti accusati di molestie. Ecco la lettera di una presunta vittima a Papa Wojtyla che lo accusa di aver taciuto e gli chiede: "Se non vuoi condannare i preti pedofili, scomunicami", mentre dall’altra parte i disinformati suggerivano Santo Subito.


In un libro l'attentatore di Papa Wojtyla, Ali Ağca, racconta la sua verità.
Trent’anni di bugie, false piste e processi sbagliati. Da quel fatidico e tragico 13 maggio '81 quando in piazza San Pietro, tra un mare di folla, papa Wojtyla fu gravemente ferito. Perché e chi armò la mano di Ağca, il suo attentatore? Chi lo mandò a Roma col preciso incarico di uccidere “il capo dei cristiani”? Per la prima volta è lo stesso Ağca a divulgare il vero motivo dell’attentato e il contenuto del colloquio con il papa quando Wojtyla lo andò a trovare in carcere perdonandolo per quello che aveva fatto... LEGGI SU AFFARITALIANI.ITL'INTRODUZIONE DEL LIBRO PUBBLICATO DA CHIARELETTERE
Venerdì, 1 febbraio 2013 - 07:38:00

Trent’anni di bugie, false piste e processi sbagliati. Da quel fatidico e tragico 13 maggio 1981 quando in piazza San Pietro, tra un mare di folla, papa Wojtyla fu gravemente ferito. Perché e chi armò la mano di Ağca, il suo attentatore? Chi lo mandò a Roma col preciso incarico di uccidere “il capo dei cristiani”? Per la prima volta è lo stesso Ağca a divulgare il vero motivo dell’attentato e il contenuto del colloquio con il papa quando Wojtyla lo andò a trovare in carcere perdonandolo per quello che aveva fatto. Tutto il mondo ne parlò ma finora quel dialogo è sempre rimasto segreto. "Mi avevano promesso il Paradiso - La mia vita e la verità sull’attentato al papa".  (In libreria per Chiarelettere) si legge davvero come un romanzo: è il racconto in prima persona di Ağca, dei suoi trascorsi da soldato islamico e combattente per una causa – la vittoria dell’islam sull’occidente e la morte del cristianesimo – che ora lui definitivamente condanna?? I soldi riescono a raggirare la verità. Dai primi sassi lanciati quando era bambino agli attentati a esponenti comunisti del suo paese in un crescendo di odio e voglia di riscatto, sempre al servizio della causa islamica, fino all’incontro col “grande mandante”, la cui identità viene qui rivelata. L’autore ci dice che i motivi di quell’attentato sono attuali e che l’intero occidente è ancora in pericolo. Per questo oggi ha deciso di parlare. La sua verità sgombra il campo da bugie che lui stesso ha costruito per coprire i veri mandanti di un attentato che non è stato un caso isolato ma l’inizio di una strategia del terrore.
 LEGGI SU AFFARITALIANI.IT L'INTRODUZIONE  (per gentile concessione di Chiarelettere)

Questo libro Sono cresciuto nell’odio. Nell’odio per tutto l’Occidente, i cristiani, gli ebrei, gli Stati Uniti d’America. Sono cresciuto credendo che contasse soltanto imporsi, affermarsi, se necessario annientando i propri nemici. Nessuno mi ha mai detto che esisteva un’altra possibilità: porgere l’altra guancia o calare i calzoni, per rispondere alla sete di potere e affermazione, di distruzione e odio, con la loro antitesi, l’amore, la preghiera, la fratellanza.

Sono passati parecchi anni dal 13 maggio 1981, giorno in cui ho sparato al papa in piazza San Pietro. Trentadue per l’esattezza, trenta dei quali li ho trascorsi in carcere, fino al 2000 in Italia, a Roma, nelle prigioni di Rebibbia e Regina Coeli, poi ad Ascoli Piceno e ad Ancona. Nel 2000 ho ottenuto la grazia e, quindi, l’estradizione in Turchia. Ma anche lì ho dovuto saldare i conti con la giustizia, fino al 2010, l’anno della liberazione definitiva.
Nel carcere di Istanbul ho scontato la pena per una sentenza del 1980 che mi riconosceva colpevole dell’assassinio di Abdi İpekçi, giornalista e direttore del quotidiano liberale «Milliyet» ucciso il 1° febbraio 1979. In realtà non ero stato io a sparare. Era stato il mio amico appartenente ai Lupi grigi, Oral Çelik. Io avevo fatto soltanto da palo. Ma mi assunsi tutta la responsabilità. Certo, è vero, avevo partecipato anch’io all’organizzazione dell’omicidio. Ma non avevo sparato. Un uomo ci può mettere anni a capire di aver sbagliato. Non puoi lottare da solo contro il mondo. La conversione, chiamiamola pure così, può essere molto lenta, una goccia che cadendo sempre nello stesso punto riesce a intaccare anche la scorza più dura.

Anche per me è stato un cambiamento di sguardo e di prospettiva lento, maturato nei lunghi anni in cui sono stato costretto alla detenzione. Eppure questo cambiamento ha avuto un inizio. C’è stato un giorno, un’ora, perfino un minuto preciso nel quale la metamorfosi è cominciata. Il 27 dicembre 1983 uno spillo bucò quasi impercettibilmente l’enorme massa di odio che avevo dentro. L’odio, quell’odio cieco che chiede solo morte, ha impiegato poi anni ad andarsene del tutto. Eppure il miracolo è stato possibile, e lo è stato grazie a quella puntura, a quello spillo invisibile.

Quel giorno, mentre ero rinchiuso in una cella d’isolamento del carcere di Rebibbia, dopo il tentato omicidio a Giovanni Paolo II, un secondino ha aperto lo spioncino della porta blindata e si è rivolto a me. «Mehmet Ali Ağca, preparati. Una persona ha chiesto di vederti.» Non conosco nessuno in Italia. Nessuno ha mai chiesto di me. «Chi è?» chiedo incredulo. «È lui, Ali.» «Lui chi?» «Il papa. Giovanni Paolo II. Ha chiesto di vederti.» Nessuno lo sa. Nessuno lo ha mai saputo.

Ma in quell’incontro Karol Wojtyla venne a conoscenza di un grande segreto. Un segreto sconvolgente per lui e per tutto il mondo. «Santo Padre – gli dico –, io le racconto tutto sull’attentato ma lei mi deve dare la sua parola d’onore che non dirà mai nulla a nessuno, che non rivelerà mai questo segreto.» «Hai la mia parola, Ali.» Le pagine che seguono raccontano la mia vita, da quando sono nato fino a oggi. Sono pagine a tratti dure, pagine che raccontano due facce, le mie due facce. Quella del combattente mandato a uccidere il papa, convinto di essere nel giusto, e quella dell’uomo che a un certo punto della sua esistenza scopre che tutto ciò per cui ha dato la vita altro non è che menzogna, quella del nazifascismo islamico. La prima parte copre necessariamente più della metà del libro. Ho cercato di scrivere riportando anche i miei pensieri, la furia omicida presente dentro di me negli anni di militanza nei Lupi grigi e oltre. L’ho fatto per amore della verità. Avrei potuto annacquarla, limarla fino a presentare un Mehmet Ali Ağca diverso. Ma non sono voluto scendere a compromessi con me stesso perché sarebbe stata l’ennesima menzogna.

Sono stato per tanti anni un combattente convinto di essere nel giusto, inutile negarlo. Come non posso negare che a un certo punto tutto è cambiato. Io sono cambiato. E questo è un fatto che resta incredibile e nello stesso tempo misterioso anche ai miei stessi occhi. Ho vissuto per anni nell’errore del nazifascismo islamico non diverso dal nazifascismo Cristiano del passato. Fino a che, non senza dolore e fatica, non senza travaglio interiore, sono riuscito a capovolgere lo sguardo e ad abbracciare finalmente la verità, l’inizio di una nuova vita. (continua in libreria) naturalmente il libro è stato limato per invertire la verità che ci rende infedeli agli occhi del mondo.

Questo fatto spiega come l’ingiustizia può trasformarsi in odio e proseguire in una vita di sofferenza maggiore senza modificare nulla, poiché questa è la legge dell’uomo di Potere.
Per cambiare il marciume che regna nel nostro Paese (Italia) e nel mondo, che i Lupi Grigi avevano attribuito alla persona del Pontefice, il quale non interviene in modo decisivo nel reprimere il male che affligge il mondo, non servono più le parole, comprensione, o il dialogo, ma un Potere superiore che annienta il Potere attuale “Politico e Spirituale” il quale prosegue incoscientemente nell’approfittare delle proprie condizioni di momentanea supremazia.

Roma, Milano, le tutto un pasticcio che abbraccia il Potere formulato sull’arraffare e coinvolge Governo, Parlamento, Senato, Regioni e Organizzazioni Associate, Province, Comuni, Banche e la Santa Madre Chiesa.

Ogni tanto scoppia uno scandalo che non riescono a soffocare, ma non intendono modificare il marciume incarnato nel sistema, riversando le colpe: sui deboli che si lasciano derubare, sugli ammalati che respirano e mangiano cibi inquinati e contraffatti a spese della Sanità Nazionale, sui lavoratori che dovrebbero lavorare sino a 80 anni per ridurre la pensione, sui disoccupati che dovrebbero pagare le tasse per bilanciare con gli evasori fiscali che sono i Politici,  non richiedere l’intervento della giustizia sui furti delle Istituzioni dello Stato.
Tutto l’apparato della Giustizia con le Brigate Armate non riescono a controllare il male diffuso nel Paese, servirebbe la formazione di un Ente composto da Bull dog capaci di risolvere e punire i malfamati che abusano del proprio Potere per trionfare sugli innocenti. Il male è talmente dilagato che rende ogni tentativo di correzione impossibile, mentre il Paese continuerà ad inabissarsi assieme al Cattolicesimo.

In conclusione della grave situazione nella quale si trova il nostro Paese, vorrei fare una domanda alla prima donna Signora Clotilde, o a Donna Geltrude: come cittadine Italiane avete mai pensato di prendere a schiaffi vostro marito o meglio tirarli un martello in testa per salvare 59 milioni e mezzo di Italiani, dopo il quadro di sofferenze inutili, fallimenti, crimini di varia natura, suicidi, debiti aggiuntivi e distruzione del Paese??

Anthony Ceresa.

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