La
generazione di contadine/i che si appresta oggi a coltivare i propri campi si
trova davanti a una situazione non solo del tutto inedita ma anche in rapida
evoluzione, per la quale non è più valida alcuna guida pratica o esperienza dal
passato.
La
temperatura media globale non cessa di aumentare e supera attualmente di circa
0,8° Celsius i livelli preindustriali. Se non si
pongono rimedi immediati si può prevedere un aumento di 6 gradi Celsius nelle
temperature mensili estive medie entro la fine del secolo nella regione
mediterranea, nell’Africa del Nord, nel Medio Oriente ed in alcune parti degli
Stati Uniti d’America.
In
ogni caso il ciclo della vita vegetale ed animale è già cambiato.
Purtroppo
la scarsa dimestichezza che abbiamo con il mondo non-urbano da un lato e
dall’altro l’incapacità di mantenere memoria di quanto ci abbiamo visto anche
solo pochi mesi prima, non ci permettono di cogliere questa
mutazione.
Per
tenere fresca la nostra memoria dobbiamo ricorrere alla “fenologia”,
ovvero allo studio dell’apparenza. Questa branca della scienza si occupa
dell’osservazione delle varie fasi di crescita e di sviluppo degli organismi
viventi a varie scadenze periodiche durante l’anno.
In
modo estremamente semplificato si può dire che la tecnica finora sviluppata per
osservare l’impatto dell’innalzamento delle temperature su alcune specie
vegetali – principalmente quelle utilizzate per l’alimentazione – si è basata
sulla riproduzione di un microclima artificiale all’interno di piccoli spazi
all’aperto o all’interno di serre (qui maggiori
informazioni sui Giardini Fenologici in Italia).
Man mano che vengono aumentati meccanicamente i gradi, ogni cambiamento nella vita annuale della pianta (nascita delle foglie, fioritura, ecc) viene puntualmente registrato.
Man mano che vengono aumentati meccanicamente i gradi, ogni cambiamento nella vita annuale della pianta (nascita delle foglie, fioritura, ecc) viene puntualmente registrato.
Questo
tipo di analisi prolungate nel tempo ha prodotto una serie di dati che,
opportunamente elaborati, ci hanno finora convinti che all’aumento di un grado
Celsius nella temperatura corrispondessero 2-3 giorni di anticipo nella
fioritura.
Uno studio svolto
da E. M. Wolkovich - ricercatrice della University of California San Diego –
pubblicato nel maggio 2012 sulla rivista Nature ha deciso di cambiare
approccio. Per lungo tempo sono state analizzate 1.643 specie di piante poste in
quattro continenti del pianeta. I risultati di fogliazione e fioritura sono
stati quindi confrontati in modo puntuale con quelli ottenuti con il sistema
finora utilizzato, ovvero il riscaldamento indotto.
Il
risultato è stato disarmante. I
valori registrati osservando la realtà superano quelli dei modelli
matematici. All’aumento
di ogni grado Celsius la fogliazione e la fioritura avvengono non due, ma bensì
5-6 giorni prima.
Perché
questa differenza?
Semplice! perché il nostro ecosistema ha un livello di complessità che nessuno schema matematico riesce a ridurre ad una formula.
Semplice! perché il nostro ecosistema ha un livello di complessità che nessuno schema matematico riesce a ridurre ad una formula.
In
primo luogo il modello prevede un’unica variabile, la temperatura (ed
eventualmente l’umidità nel caso delle serre), mentre dovrebbe comprenderne
altre, ad esempio irradiamento e secchezza del suolo.
Non solo, queste variabili hanno effetti diversi a seconda della zona climatica e del periodo di fioritura. Ad esempio le specie che fioriscono nei primi giorni di primavera hanno una maggiore sensibilità nei confronti delle alte temperature. Questo trend non è presente nei dati sperimentali.
Non solo, queste variabili hanno effetti diversi a seconda della zona climatica e del periodo di fioritura. Ad esempio le specie che fioriscono nei primi giorni di primavera hanno una maggiore sensibilità nei confronti delle alte temperature. Questo trend non è presente nei dati sperimentali.
L’Earth
Policy Institute offre qui uno
spaccato di alcuni studi di lungo periodo. Ecco alcuni esempi di quanto sta
accadendo nel mondo animale e vegetale:
La
migrazione primaverile dei caribù prende
l’avvio in base alla lunghezza del giorno e generalmente coincide con
l’emersione di piante nutrienti per le femmine incinte o con piccoli appena
nati; tuttavia, a causa del riscaldamento di 4.6 gradi Celsius, la stagione
della nascita delle piante in Groenlandia risulta anticipata negli anni recenti
di due settimane mentre le nascite dei caribù sono rimaste fisse. La mancata
coincidenza del picco del cibo nutriente con il parto è stata associata al
declino delle nascite e alle morti precoci dei neonati (periodo di osservazione
1986-2006).
Il cuculo è
un “parassita” che depone le propria uova nei nidi di altri uccelli. Appena
nato, il pulcino della covata del cuculo spinge fuori dal nido le uova
dell’uccello ospite. I cuculi oggi arrivano nei loro nidi europei cinque giorni
prima di quanto succedeva 40 anni fa, prossimi alla media anticipata degli altri
uccelli migratori che arrivano dall’Africa sub-sahariana. Tuttavia poiché gli
uccelli migratori di breve distanza arrivano oltre 14 giorni prima, ciò rende
più facile per loro evitare il parassitismo del cuculo mentre cresce la
pressione su quelli che arrivano da lunghe distanze.
Il
periodo di fioritura e del picco di abbondanza ai vari livelli della catena
alimentare sono slittati con in modo diverso in relazione al riscaldamento.
Questa tempistica in dissonanza con quella di plancton, diatomee e larve di
pesci è un’ulteriore causa di pressione sulla popolazione di merluzzo,
già in declino a causa della pesca eccessiva (periodo di osservazione
1958-2002).
La
fioritura si è anticipata nelle ultime tre decadi, mentre la presenza
delle farfalle è
ritardata. Gli aumenti delle temperature variano nei diversi periodi dell’anno:
durante il periodo in cui le piante iniziano la fioritura, le temperature
aumentano velocemente, mentre quando c’è la comparsa delle farfalle, le
temperature non cambiano in modo significativo. Questo potrebbe condurre a
disturbi nell’impollinazione (periodo di osservazione 1958-2002).
In
Liguria, con l’aumento delle temperature, la stagione dei pollini per
gli allergeni delle piante comuni ha anticipato significativamente i tempi: 83
giorni per le piante di Parietaria, 46 per gli olivi, 27 per la betulla, 26 per
l’erba e 8 per i cipressi. Tutti i pollini sono aumentati eccetto quelli
dell’erba. Nello stesso tempo la quantità di persone sensibili (spesso correlati
a sintomi allergici) a tutti i pollini, eccetto quelli dell’erba, sono
ugualmente aumentati, mentre la sensibilizzazione agli acari della polvere non è
mutata (periodo di osservazione 1981-2001).
La
stagione degli sciroppi d’acero ha
anticipato l’inizio di 8 giorni e la fine si conclude 11 giorni prima, così da
risultare accorciata di circa il 10%. Le temperature fredde consentono la
formazione della linfa e quelle calde la sua fluidificazione; quando le notti si
scaldano prima, gli alberi iniziano a germogliare e la linfa non è più
utilizzabile per lo sciroppo (periodo di osservazione 1963-2003).
Grandi sono quindi i problemi che i nuovi contadini, i produttori di cibo, si trovano ad affrontare.
Tra
questi fioriture senza api, calde primavere che sfiancano alcune tipologie di
cereali o sottopongono i primi frutti al gelo improvviso, temperature che
privilegiano alcune farfalle e falene che possono così aggiungere una
generazione alla loro normale vita riproduttiva, creando un ulteriore
squilibrio nella vita delle piante di cui si nutrono e così via.
Inoltre,
a parte rare eccezioni, le piante “esotiche” si adattano rapidamente alle alte
temperature anticipando la propria fioritura rispetto a quelle autoctone. Un
vantaggio competitivo che potrebbe causare, nel medio periodo, la scomparsa
della vegetazione locale.
La
complessità sta nel fatto che, in questo generale cambiamento climatico, le
specie non reagiscono spostandosi in modo sincronizzato in avanti, tutte
assieme.Ogni
specie risponde in modo unico, interrompendo l’armonia di un ciclo vitale, ad
una velocità maggiore di quanto i modelli scientifici ci abbiano finora
indicato.
Possiamo intervenire per fermare questo cambiamento che sembra inarrestabile?
Sì, con piccole e grandi azioni.
Innanzitutto leggendo, informandoci e poi con tanti gesti quotidiani, ma soprattutto partecipando a gruppi di discussione e analisi, condividendo le nostre informazioni ed esercitando il potere che abbiamo come cittadini sugli amministratori locali.
C’è
un unico piccolo intoppo. Il tempo che scorre inesorabilmente. Questa è la
nostra risorsa più scarsa.
Silvia
Pattuelli
(Fonte: Terrestra)
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