Progresso? No, stiamo segando l'albero sul quale stiamo seduti...
"Eravamo seduti al Mirador, da dove la vista si perdeva nell’infinito tutt’attorno a noi. Io stavo facendo ad Arnulfo alcune domande ma lui pareva assente, quando d’improvviso mi guardò fisso negli occhi con un’intensità alla quale non sono abituato e che devo ammettere mi provocò imbarazzo: “Come si può tagliare in cinque minuti un albero che ha impiegato cento o duecento anni per crescere? La gente non capisce che c’è qualcosa di profondamente innaturale in tutto questo?”.
Colsi nel suo tono e nel suo sguardo – forse mi riuscì anche di vedere dentro al suo cuore – un’innocenza che mi commosse profondamente. Che bella, semplice domanda. Ce la siamo mai posta?
Gli risposi che non si può, che non ha senso. E lui di rimando: “E allora perché lo fanno?”.
Non potevo mettermi a spiegare che l’economia non può permettersi di guardare in faccia a niente, che deve produrre per andare avanti, che siamo arrivati a un punto in cui le tanto famigerate multinazionali non sono più colpevoli di noi che non sappiamo più rinunciare a nulla.
Stiamo segando il ramo dell’albero su cui l’umanità è seduta dall’inizio dei tempi e lo facciamo pure con una terribile incoscienza che si trasforma in violenza inaudita.
Ma non importa, perché tutti urlano che il progresso non si ferma, che indietro non si torna, e che ad attenderci c’è un futuro meraviglioso e migliore (il futuro, chissà perché, è meglio del passato a prescindere; è un assunto senza necessità di dimostrazione. Lo è per un suo supposto valore intrinseco); fino a quando un futuro non ci sarà più.
“Non lo so Arnulfo. Però tu tieni duro. Vedrai che un po’ alla volta la gente capirà”. Che altro avrei potuto dirgli? Ci sono momenti nella nostra vita in cui le cose si “sentono”, in cui l’istinto, l’intuito, ci dicono ciò che è “giusto” e ciò che non lo è senza bisogno di teorie e spiegazioni, senza la necessità dello sdoganamento concesso dalla ragione: noi dobbiamo amare la Natura non per salvarla (si salva da sé e senza neppure troppa fatica) ma per il semplice motivo che l’uomo fa parte in tutto e per tutto della Natura e se ne fai parte, se dunque è parte di te, non puoi non amarla. Significherebbe non amare se stessi.
Lì, seduto al Mirador assieme ad Arnulfo, questa cosa l’ho “sentita” con tutto il mio essere".
Tratto da: "Pura vida..." di Andrea Bizzocchi
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