mercoledì 14 novembre 2012

Shakuhachi con Tadashi Tajima - Roma 19 novembre 2012




CONCERTO di SHAKUHACHI
con TADASHI TAJIMA

Lunedì 19 novembre ore 20.00
Istituto Giapponese di Cultura (via A. Gramsci, 74 – 00197 Roma)
Ingresso Libero


Il vocabolo shakuhachi in passato ha indicato genericamente tutti i flauti dritti giapponesi. Oggi tale parola si riferisce allo strumento rituale impiegato dai monaci questuanti della setta Zen definita Fuke. Storicamente, dunque, tale flauto dritto era noto come Fuke shakuhachi
Di bambù, lo shakuhachi moderno presenta cinque fori digitali, quattro anteriori e uno posteriore. Tra le dieci taglie esistenti, la più diffusa ha una lunghezza di 54 cm. e produce come nota di base re3. 
Insieme al koto (cetra a tredici corde) e allo shamisen (liuto a manico lungo), tale flauto è stato protagonista della musica del periodo Edo (1603-1867). Infatti, pur se apparso nel contesto buddhista, esso trova diffusione anche in àmbito secolare, sia come strumento solistico che in ensemble con  i già citati cetra e liuto.
Tutt'oggi lo shakuhachi continua ad essere al centro della pratica tradizionale.

[Prof. Daniele Sestili – Etnomusicologo]

Tadashi Tajima nasce a Osaka nel 1942. Intraprende lo studio dello shakuhachi con i maestri Chikuho Sakai II e Katsuya Yokoyama. Nel 1994 fonda la scuola Jikisho. Il suo repertorio classico è spesso da lui eseguito in ambienti del tutto originali, quali templi, grotte e all’interno di gigantesche statue buddhiste, per evocare l’originario contesto meditativo e religioso dello shakuhachi. Oltre che in Giappone, si è esibito in Europa, in America del Nord, in Cina e in molti altri paesi, consolidando la sua fama anche all’estero. Ha inciso tre raccolte come solista e pubblicato numerosi album. Il brano Shika no toone, pubblicato in Germania, è stato utilizzato nella colonna sonora per il film Memorie di una geisha. E’ stato insignito di numerosi riconoscimenti, tra cui l'Arts Festival Award dell’Agenzia per gli Affari Culturali giapponese nel 1990, il Premio Remy Martin, il Premio Ongaku-no-tomo Sha e il Theater Encouragement Award. Si è classificato primo al concorso Pan Musik Festival ricevendo il Gran Premio nel settore della musica tradizionale e gli è stato conferito il German Ambassador's Award. Nel 2000 ha pubblicato i testi Shakuhachi Nyumon (“Introduzione allo shakuhachi”) e Ichion ni kokoro wo komete (“Concentrare lo spirito in un singolo suono”). Oltre all’attività di musicista svolge in parallelo quella di insegnante tra Tokyo e Osaka.


PROGRAMMA

Il maestro Tajima propone un programma di honkyoku tipici di diverse scuole, in particolare della Dōkyoku, fondata negli anni Cinquanta da Watazumi Dōso (1910-1992). Tale scuola, raccogliendo l'eredità dell'antica setta Myōan - creata alla fine dell'Ottocento - privilegia al massimo l'aspetto meditativo nella pratica dello shakuhachi.

1. Sagariha
Il titolo, "Foglie cadenti", simboleggia l'impermanenza dell'esistenza.

2. Daha no kyoku 
"Onde che si infrangono" si riferisce alla melodia, che vuole imitare il moto delle onde.

3. Tamuke 
"Offrire" rimanda alla preghiera per i defunti, in quanto il brano veniva eseguito dai monaci proprio con questa funzione.

4. Yamagoe
Brano il cui titolo, "Oltrepassare la montagna", evoca forse le difficoltà della pratica meditativa.  E' noto anche come Reiho.

5. Shingetsu-chō
Il titolo, traducibile come "Melodia dell'essenza dell'animo", ha una chiara matrice buddhista e allude alla ricerca interiore.

6. San'an
San'an ("Parto sicuro") rimanda a una storia di un parto favorito dall'ascolto del brano in questione.

7. Tsuru no sugomori
"Nido di gru" descrive la vita dei volatili tanto cari ai giapponesi, in quanto simboleggiano l'amore dei genitori per i loro figli. 

8. Kokū 
Kokū ("Cielo vuoto"), brano considerato uno dei più importanti del repertorio classico, è concepito come descrizione della vacuità in senso buddhista.
 
Federica Lippi
ISTITUTO GIAPPONESE DI CULTURA
tel. 06 3224754  fax 06 3222165

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