venerdì 30 novembre 2012

Il bene comune del Movimento per il Bene Comune ... e quello del PD


Allo specchio - Affresco di Carlo Monopoli


Il Movimento Per il Bene Comune ha proposto davanti al Tribunale di Roma un ricorso d’urgenza per inibire al Partito Democratico l’utilizzo della dicitura “Bene Comune”.

Come è noto il PD ha caratterizzato la fase delle primarie utilizzando la dicitura “Italia Bene Comune” nonostante il simbolo ed il nome del nostro Movimento fossero regolarmente depositati presso il Ministero dell’Interno che già dal 3 marzo 2008 ne attestava la regolarità e nonostante la denominazione “Bene Comune” sia stata da noi registrata presso l’Ufficio Marchi e Brevetti.

 “Ci aspettiamo che la magistratura intervenga per impedire un atto illegittimo, come spiegato nel ricorso avanzato al tribunale capitolino nel quale si rileva che la diffusione di tale materiale ed il riferimento al nostro nome genera confusione negli iscritti alla nostra compagine, i quali, indignati per la ritenuta vicinanza o alleanza al Partito Democratico, ci hanno inviato numerose comunicazioni di contestazione” spiega la Presidente Monia Benini.

“Inoltre, dato che stiamo promuovendo in tutto il paese un progetto – quello delle assemblee sovrane delle comunità - completamente distinto e distante dai partiti che hanno già governato, basato sul concetto di democrazia quale bene comune, chi glielo spiegherà a tutti i cittadini italiani che noi siamo un’altra cosa rispetto al PD?

Da un partito che si propone un rinnovamento della politica ci aspettavamo un comportamento impostato ad una effettiva correttezza.

Disporre arbitrariamente del nostro nome senza nulla chiedere ci appare come condotta connotata da arroganza e senso di impunità.

Pur apparendo come un confronto tra Davide e Golia, procederemo a tutelare il nostro nome e simbolo in tutte le sedi. Nonostante la nostra povertà di mezzi, considerato che non possiamo contare, come il PD, su un lauto finanziamento pubblico travestito da rimborso elettorale"

Movimento per il Bene Comune

Tel. 335 8475749

UE - La felicità non abita più qui...


Affresco di Carlo Monopoli


Sostenibilità ambientale determinante per la qualità della vita dei cittadini
Cali di oltre il 20% dei livelli di ottimismo e felicità sono riportati in alcuni paesi dell'Unione europea, e oltre un terzo delle persone indicano un peggioramento della loro situazione finanziaria nel corso degli ultimi cinque anni. Questi sono solo alcuni dei risultati raccolti nell'European quality of life survey 2012. Quality of life in Europe: impacts of the crisis, risultati che riflettono in larga misura - ma con qualche eccezione - la situazione economica europea, con i più alti livelli di ottimismo riportati in Danimarca e Svezia, e livelli più bassi in Grecia, Italia e Portogallo.
Condotto dall'organismo europeo Eurofond - Fondazione per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro - l'indagine mette a fuoco un'amara realtà. L'Unione europea è ancora un paradiso dove vivere rispetto ad altre fette del pianeta. 
Ma molti europei sono sempre meno felici, afflitti da una crisi che diventa un eterno presente, dal quale talvolta sembra impossibile fuggire. 
La dimostrazione pratica di questo futuro all'empasse si può toccare contando i giovani che in Europa non lavorano, non studiano, non si stanno formando. I Neet (questo l'acronimo col quale vengono definiti) sono il 15,4% dei giovani tra i 15 e i 29 anni: 14 milioni di ragazze e ragazzi. Con un costo per gli stati membri stimati in 153 miliardi di euro nel 2011, e un costo sociale e morale molto più grande.
La lettura dello studio Eurofond risulta particolarmente interessante all'interno di un contesto in cui l'attenzione per indicatori alternativi al Pil conquistano progressivamente una maggiore attenzione. Un passo fondamentale per individuare nuove e più sostenibili forme di sviluppo. Al di là delle difficoltà di stima, aspetti come la soddisfazione per la propria vita o la felicità (complementari tra loro: la prima riguarda aspetti cognitivi, mentre la felicità è emotiva e si rivolge prevalentemente aspetti personali della vita) diventano fondamentali da osservare (vedi grafico, fonte Eurofond), e risultano solo in parte spiegati dagli indicatori economici come il Pil pro capite.
La qualità della vita di un cittadino risulta così determinata non solo dalle condizioni di vita individuali, ma anche dalla qualità sociale e ambientale, compresa la disponibilità e la qualità dei servizi pubblici, delle istituzioni, delle relazioni. «La qualità dell'ambiente e la sostenibilità ambientale - si osserva nel rapporto - rappresentano approcci fondamentali per misurare i progressi di una società».
I vertici politici si trovano troppo spesso estranei ad un tale approccio, concentrati a rispettare esigenti vincoli di bilancio, ma dimenticando qual è il ruolo dell'economia (e di tali bilanci) all'interno della società e dell'ambiente. Ed è proprio sul declino della fiducia nelle istituzioni governative nazionali che Eurofond si concentra tirando le somme del rapporto, affermando come questo «metta in evidenza la sfida per i responsabili politici di accrescere la fiducia nel futuro progresso economico e sociale», e sottolineando la necessità di «mettere in primo piano la nostra conoscenza circa il benessere nelle sviluppo delle politiche».
Sul piano strettamente economico, l'ultimo sblocco degli aiuti concessi alla Grecia - di per sé insufficiente e, nuovamente, di dubbia solidarietà - potrebbe nascondere qualche passo avanti in tal senso. Il presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso (Nella foto), ha infatti presentato a Bruxelles un piano per «una profonda e autentica unione economica e monetaria», che - come riporta il Sole24Ore - prevede «l'istituzione di un bilancio per la zona euro e in una prospettiva più lontana la messa in comune del debito tra gli Stati membri».
In sostanza, un'iniezione di fiducia. Ancora troppo poco, si dirà, ed è vero. Ma è proprio la fiducia il valore che adesso scarseggia di più in Europa, più della moneta: ed è da una sua ricostruzione che dipende il presente e futuro di tutta l'Unione.

Luca Aterini

giovedì 29 novembre 2012

Barricate in edicola... la prima rivista italiana di politica e costume senza tette e senza culi....





Carissimo Paolo D'Arpini,
dopo mesi di lavoro, problemi e fatiche varie BARRICATE vede la luce!
Ti chiedo di sostenerci come puoi, utilizzando la tua rete e i tuoi contatti.
La cosa più importante è chiedere a tutti di andare in edicola prima del 5 dicembre e richiedere della rivista (solo così abbiamo qualche speranza che gli edicolanti non la rispediscano subito indietro! - ormai paiono interessati solo al gossip, tette e culi....).
Poi magari se ne comprano anche una copia ci aiuterebbero ancora di più..

Dabbasso vedi anche il sommario in modo che tu possa farti una idea dei contenuti.

Un abbraccio, Italo Campagnoli




BARRICATE – L’INFORMAZIONE IN MOVIMENTO  DAL 5 DICEMBRE 2012 NELLE EDICOLE D’ITALIA


Il 5 dicembre uscirà nelle edicole il nuovo periodico a diffusione nazionale Barricate – l’informazione in movimento, una rivista indipendente di informazione fatta dai cittadini per i cittadini.

Barricate si rivolge a chi si sente portatore di valori di impegno civico, sociale, culturale, artistico e ambientale, con l’obiettivo di dare voce a chi non ce l’ha, o non ha sufficienti mezzi per farsi ascoltare, con l’obiettivo di condividere un’informazione incondizionata e indipendente su tutto ciò che si muove sul territorio nazionale, ponendo al centro di questo “movimento” i cittadini di ogni età.

La rivista è formata da tre sezioni: una di informazione e approfondimento di temi a livello nazionale, una specifica sui territori (ogni numero racconterà una regione o un’area geografica) e una dedicata alla grafica editoriale, narrativa e satirica. Il periodico contiene inoltre un inserto staccabile dedicato ai ragazzi da 8 a 12 anni, curato dall’Associazione Hamelin.

Libero di qualsiasi forma di finanziamento esterno, Barricate sarà in edicola grazie a una forma di sostegno partecipato da parte di singoli cittadini o associazioni che hanno creduto nel progetto.

Per info: redazione@barricate.net  






2 dic. 2012 / gen. 2013 barricate barricate dic. 2012 / gen. 2013 


41 | IMPRONTA ECOLOGICA
NON SOLO pIL
intervistA A Mat his Wac kernagel
42 | territorio
SALVIAMO IL pAESAggIO
44 | biologico
RESTITuIRE VITA ALLA TERRA
46 | agricoltura BIOLOGICA
IL pROfETA DEL bIOLOgICO
ITALIANO
GINO GIROLoMONI
48 | consumatori
C’E ARIA DI gAS... E pROfuMA
50 | consumatori
L’ANTILEADER DI uN’IDEA
ORIzzONTALE
intervistA A andrea sarol di
66 | con sumatori
economia solidale
IntervIsta a GiusEppE vErGani
67 | rubricA
una piOggia impREvEdiBiLE
68 | rubricA
tre giorni a spasso
• Milano. Il paese di cuccagna
• Bergamo. Un aperitiv o in funic olare
• I formaggi delle orobie bergamasche
• DOP: fidarsi è bene, ma...
• Chiavenna. I segreti dei crotti
• Il borgo di Pianazzola
• Pavia. Gli orti della Certosa
il movimento dell’informazione
74 | TESTATE
il fatto quotidiano
IntervIsta a Silvia d’onghia
la cultura dietro le righe
78 | cultura
barricate , barricarsi,
vino barricato ...
80 | cinema
la gallina e il paradosso
IntervIsta a antonietta de lillo
sommario / n° 1 - DICEMBRE 2012 GENNAIO 2013
voci solidali
22 | volontariato
I VOLTI DELLA SPERANZA
interVista a SUOR RITA GIARETTA
27 | volontariato
UN ANTIDOTO CONTRO
LE MAFIE
31 | legalità
STATO-MAFIA:
LA TRATTATIVA È UNA REALTà
interVi sta a rita borsellino
34 | LEGALITà
LIBERO CINEMA
IN LIBERA TERRA
interVi sta
a elisabetta antognoni
bere MANGIAre reSPIrAre
37 | ambiente
ANCHE SE NOI CI
CREDIAMO ASSOLTI...
Barricate e Palazzi
05 | politica
Ora tocca a noi
08 | politica
Lo spreAd? È tra
il pala zzo e i cittadini
10 | movimenti
Lista Civica ITALIANA
intervista
a ro berto bram billa
12 | movimenti
Ecologisti e Reti Civiche
Verdi Europei
intervista A MICHELE DOTTI
14 | movimenti
A.L.B.A.
per un soggetto
politico nuovo
15 | movimenti
ANTIPOLITICO?
MOVIMENTO CINQUE STELLE
16 | democrazia diretta
Una testa un voto
18 | democra zia diretta
LA PAROLA Ai CiTTADiNi
intervista a paolo miCHelotto
Lombardia - La terra racconta
54 | politica
lombardia specchio
di una nazione
56 | politica
se non milano, chi?
IntervIsta a milly moratti
57 | cult ura
milano secondo
moni oVadia
IntervIsta a moni ovadia
59 | criminalità
occhi aperTi sulla mafia
60 | LEGAlità
mafia & dan É
IntervIsta a Elio vEltri
62 | comitati
comi TaTo no expo
IntervIsta a luca tra da
64 | comitati
comi TaTo no Tem
IntervIsta a andrEa dE fEo
linguaggi grafici
04 | mauro biani
07 | alberto corrAdi
26 | hurricane ivan
30 | squaz
39 | roberto la forgia
40 | andrea bersani
52 | nicola sancisi
58 | daniele pampanelli
73 | michele petrucci
83 | Hotmil k garage
84 | editoria gra fica
caNicola
88 | persichetti bro s'
44 | inserto raga zzi
B! ragazzi
padellaro, travaglio e co lombo
cinemovel
paolo michelotto
borgo di pianazzola
rita borsellino
gino girolomoni
Elio vEltri
moni ovadia
IMPRONTA ECOLOGICA
FINIGUERRA , dotti e BOSCHINI


mercoledì 28 novembre 2012

Roma, 2 dicembre 2012: "La marcia degli alberi"



Gli alberi sono le colonne del mondo…

Gli Alberi sostengono la nostra vita
e non sempre siamo in grado di ricordare
quanto siano indispensabili per la nostra sopravvivenza,
non necessariamente lo siamo noi per la loro, anzi.

Domenica 2 dicembre 2012 alle 11.00,
a Piazza San Silvestro a Roma,
ci faremo carico del loro buon peso per renderli protagonisti.

La Marcia degli Alberi”
vuole essere da un lato
un omaggio di riconoscenza e rispetto nei loro confronti,
dall’altro il modo più diretto per coinvolgere in questa azione
la cittadinanza di una capitale
che riesce ancora a conservare
un patrimonio straordinario di verde unico al mondo,
malgrado gli attacchi quotidiani
dovuti alla mancanza di una consona e dettagliata
regolamentazione dell’indifeso verde urbano.

Ci troveremo a Piazza San Silvestro in tanti,
ciascuno con un alberello in vaso sistemato in uno zainetto,
e incontreremo i cittadini, le associazioni, i comitati, la stampa.
Siamo pronti a far marciare una piccola foresta
partendo dalla piazza simbolo dell’aridità
e dell’inospitalità della città di Roma,
proprio quella il cui nome del santo significa ABITANTE DEL BOSCO.

Coordinamento Nazionale per gli Alberi e il Paesaggio,
Popolo degli Alberi e dei Giardini, Sentinelle degli Alberi,
Respiro Verde Legalberi, Forum Salviamo il paesaggio Roma e Provincia,
Lipu Lazio, Memento Naturae, Co.Ri.Ta

Info 
Numeri di riferimento: 3335729284; 3291521643; 3394388388; 06/4468302

Osservatorio Antiplagio vince contro Striscia la Notizia



Buone Notizie! 

La sentenza penale della Corte d'Appello di Milano che il 15 giugno 
scorso aveva assolto il fondatore di Osservatorio Antiplagio, Giovanni 
Panunzio, dall'accusa di aver diffamato Antonio Ricci, è definitiva. 


La Procura generale infatti non l'ha impugnata. Il 16 febbraio 2006, dopo 
aver testimoniato al processo Wanna Marchi, Panunzio aveva contestato a 
Ricci di usare due pesi e due misure, ovvero di fare battaglie contro i 
ciarlatani, ma non contro quelli reclamizzati in oltre 200 pagine del 
teletext di Mediaset. "Non è azzardato affermare - aveva aggiunto 
Panunzio - che parte dei compensi degli autori e conduttori di "Striscia 
la notizia" deriva dai proventi dei sedicenti maghi di Mediavideo". 


Dopo l'assoluzione di Panunzio, Antonio Ricci specificò in una nota: "E' 
falso che Striscia utilizzi due pesi e due misure, avendo trasmesso di 
fronte a milioni di telespettatori anche accuse contro maghi 
pubblicizzati nel teletext di Mediaset". 


Osservatorio Antiplagio ribadisce invece che queste accuse di "Striscia la notizia" non 
esistono, e sfida Antonio Ricci a elencarne le date, purché precedenti 
alle critiche di Panunzio. Nel processo lo stesso Ricci ha detto di non 
sapere dei maghi reclamizzati su Mediavideo, confermando sostanzialmente 
che non sono stati oggetto di critiche da parte sua. Malgrado la Corte 
d'Appello di Milano abbia definito temeraria e contraddittoria la 
querela di Antonio Ricci, l'autore di "Striscia la notizia" ha chiesto 
alla Corte di Cassazione che Giovanni Panunzio venga comunque giudicato 
in sede civile, formalizzando di fatto la dodicesima citazione contro il 
fondatore di Osservatorio Antiplagio.


Giovanni Panunzio -  25 novembre 2012

martedì 27 novembre 2012

Chiamata a Raccolto... per una rete che unisca bioregionalisti, ecologisti, salvatori di semi...


Madre Terra - Affresco di Carlo Monopoli


Siamo stati alla Chiamata a Raccolto, ci hanno invitato gli amici di Feltre di "Coltivar condividendo". Ci siamo andati dopo una serie di interventi, partecipazioni a innumerevoli eventi e manifestazioni: questo autunno dalla Vallassina siam partiti, quasi sempre in gruppo, praticamente tutti e a volte anche con bambini e cagnolina al seguito, a volte io da solo, abbiamo viaggiato per la Lombardia, per tutto il nord Italia.

Dopo Terra Madre a Torino, Genuino Clandestino a Milano, la giornata di Bergamo, ancora da noi, la Biofera di Canzo, L'Isola che c'è a Villaguardia, altre volte a Milano per l'incontro con la Rete semi rurali, questa stagione è stata pregna di appuntamenti, riflessioni, dibattiti.

Noi siamo andati in tutti questi posti sempre recando semi da scambiare o regalare e laddove questo non era previsto, noi l'abbiam fatto lo stesso: a Torino nella Sala Azzurra al lingotto, abbiamo steso il nostro drappo storico e l'abbiam coperto di pomodori datterini, "miliun", tagetes minuta ed altro: abbiam donato tutto ai presenti.

"I semi non sono delle multinazionali sementiere, i semi non sono dei governi, i semi non sono nemmeno dei contadini, i semi sono dei bambini." così recitava la bella locandina che ci era stata inoltrata dagli amici di Feltre di Coltivare Condividendo, la nostra socia Alice, veneta di origine e con salde radici ancora ben radicate, colà ha una casa e , quando può, vi coltiva ancora, li conosceva già e ce ne aveva parlato davvero bene. "Chiamata a raccolto" era il titolo dell'incontro-scambio di semi e noi abbiamo risposto. 

Dalla Vallassina son partiti per prima, giovedi, Alice e Jacopo e i due bimbi, Malva e Tobia e la cagnolina Gina, del nostro bel gruppo di Civiltà Contadina. Venerdi pomeriggio mi son incamminato io, scioperando sabato scorso, io lavoro nella scuola, per vie traverse e percorsi più lunghi. Dalla Lombardia sono arrivati, sabato sera, Roberto Brioschi ed Elisabetta e Macchiolina.

Dal Friuli son giunti  Arturo Durigon, Cristina Boccanegra e Francesco, da Padova, Gianni Cappon ed un altro amico.
Insomma a Feltre eravamo una frontline di una decina di metri di banchetto e tre gruppi locali hanno tenuto il campo per la giornata bellissima nel bel comune di Feltre.

Io son passato da Ferrara a trovare Annalisa Malerba e Giuliano, la bimba Ipazia e il nuovo nato, erano 7 sette giorni appena! Silvano. Annalisa e Giuliano sono vecchi amici in Civiltà Contadina
e purtroppo la loro casa è stata danneggiata dall'ultimo terremoto, per cui ci siamo strettied arrangiati in un'altra abitazione ancora in fase di ristrutturazione. 

Nella nebbia del Polesine, sveglia presto alla mattina, ho trovato la corriera per Rovigo, quindi la mia buona azione quotidiana, ho ritrovato e consegnato il classico portafogli alla Polfer, mi ha fatto perdere il primo treno utile per Padova e nella città del Santo mi attendeva il nostro socio Gianni Cappon che mi ha fatto da valido cicerone per la città patavina. Mi ha fatto compagnia ed abbiam gustato assieme un bel piatto di polenta e baccalà alla vicentina: anche questa, giusto? è la nostra bella Civiltà Contadina.

Purtroppo, essere arrivato un'ora più tardi mi ha impedito di poter visitare lo storico Orto botanico, ci saim dovuti accontentare di rimirarne l'ingresso: davvero un gran peccato.

A Feltre, dopo qualche ora di viaggio in treno nella nebbia, ho trovato gli amici di Coltivar condividendo che aspettavano alla stazione me ed un docente di un istituto agrario di Aosta, venuto dalla Vallèe per l'evento.

La cena, offerta, presso l'agriturismo "L'albero degli alberi" nella valle di Seren, un posto di montagna splendido e purtroppo abbandonato, ora ci vivono pochissime persone, una volta erano in duemila, abbiamo visitato una casa anticacon il tetto costituito da foglie e rami di faggio intrecciati, un tipo di costruzione detto "fojarol" molto usato da contadini, pastori e boscaioli in mancanza di alternative e di strade per far giungere altro materiale edile. La cena conviviale  è stata un bel momento di scambio di opinioni, di vedute su questo nostro mondo di salvatori di semi, di nuovi contadini e artigiani di vecchi mestieri. Quello che abbiamo mangiato, ottimo, cucinato da Beatrice, e quello che abbiamo bevuto ci ha ulteriormente affratellato: lo debbo dire che il genepì che ho portato dalla Val di Susa, un liquore ottimo dall'occidente all'oriente del settentrione padano, ha riscaldato ancor più i cuori.
Tiziano, Lollo, Erminio, Iocci e gli amici feltrini si sono ben organizzati ed hanno assicurato anche l'ospitalità ai gruppi invitati. 

Io sono stato alloggiato a Trichiana, comune della sinistra Piave non distante, a casa di Mauro e Barbara. Al mattino, svegli presto, ho fatto visita al loro bell'orto e agli animali della corte: galline, oche e due belle e simpatiche pecore: una antica cascina stretta tra capannoni e la fabbrica di servizi igienici Dolomite: qui tra aree industrializzate e cemento, si può udire il canto del gallo. 

Voglio sottolineare che a me erariservata accoglienza presso Cristiano ma essendo davvero difficile da spiegare la strada per portarmici, Mauro Bortot, bravo intagliasedie, ha optato per portarmi a casa sua, ed ha fatto una bella scelta di umanità e di affetto. Mauro mi ha rivelato, io non potevo saperlo, che una volta il fiume Piave, ove si son combattute le battaglie cruciali della guerra del '15-18, era chiamato ed ancora lo è dagli anziani, "la Piave"era nominato al femminile, è stato la retorica patriottarda fascista e mlitarista a ribattezzarlo al maschile. D'altra parte dei grandi fiume al femminile non mancano in Europa, la Senna, la Loira, la Garonna ed altri.

L'area del Foro Boario era il luogo della manifestazione al coperto di una struttura che ospitava un bocciodromo. Sopraggiunti tutti i nostri soci, allestiti i nosri banchetti, una serie lunga di tavoli ricolma di semi, lunghe spighe di grano, riso, grosse zucche di antiche varietà e tanto, tanto altro, abbiamo iniziato il nostro lavoro di scambio sementi, di divulgazione, presa di contatto e tanti, tanti abbracci e sorrisi per una giornata dedicata interamente ai seedsavers. 

Da Genova, una articolata mostra del Consorzio della patata quarantina, da Venezia"Spiazzi aperti", tanti laboratori sul sapone fatto in casa, sugli antichi giochi infantili, un allestimento semplice quanto indovinato ha accolto diverse migliaia di persone. In un angolo un gruppo musicale popolare con antichi strumenti allietava la giornata. 

Davvero molte le associazioni che hanno preso parte: c'era il WWF della Marca molto impegnato contro l'uso massiccio dei pesticidi nella valle del prosecco, Gianluigi Salvador infaticabile animatoredi questa battaglia per la pulizia in agricoltura. Fuori, nello spiazzo verde, c'era uno strano folletto totalmente ricoperto di foglie verdicheassiso su un bel ceppo, letteralmente, "suonava una sega", si, la suonava con uno strano archetto ed metteva suoni davvero singolari ed armonici ed un nugolo di bambini ascoltavano estasiati. 

Purtroppo mi son perso la visita guidata a Feltre, da quel che ho visto, cittadina davvero sobria e composta nella sua austera eleganza. Con Roberto ed Elisabetta, in auto, al ritorno, ci siam detti che ritorneremo: questa parte del Veneto, a detta di tutti, salva dal "capannonificio" del defunto miracolo del nordest, mantiene ancora la sua vocazione antica, agricola ed artigiana. 

Davvero, stando la banchetto e sto al banchetto di Civiltà Contadina da più di 10 anni, mai ho trovato questa ricerca specifica, questa attenzione tutta particolare alle nostre sementi, davvero abbiam svolto un gran lavoro e considerate che ce n'erano tanti di banchetti con semi.
 
Coltivar condividendo ha lavorato bene e i risultati si son visti: tanta, tanta gente a Feltre e tante idee da portare a casa. Dobbiamo esser grati a Tiziano ed ai suoi amici di averci invitati e coinvolti, è stata una giornata intensa e speriamo possa ripetersi e sia ancor più di sprone alla costituzione di quella rete di cui la biodiversità italiana ha davvero bisogno. Si, caro Tiziano, è questa la via per superare o tentare di superare il gap con le maledette multinazionali sementiere, una rete dal basso, bella, civile e disobbediente, un intreccio che non possa che allargarsi in quanto frutto di lavoro e conoscenze, di ricerche e d'amore per le nostre belle terre, per i nostri padri nobili, i contadini antichi, per le oro antiche parlate, i loro cibi, la loro grande ospitalità, il senso della comunanza. 

Se noi, noi, cari amici e soci, salvasemi, bioregionalisti, riabitatori della terra e seminatori del campo nel cuore delle metropoli, se noi tutti senza corporativismi, senza spocchie inutili, se riusciamo a far fronte comune, possiamo farcela e ce la possiamo fare se i gesti importanti come questi che avete avuto per noi alla "Chiamata a raccolto" si ripeteranno ancora ed ancora. 

Una rete che unisca ecovillaggi ed associazioni, "ortisti urbani" e nuovi artigiani e contadini, dagli orti didattici agli orti botanici disponibili, intessere questa rete è un compito che sento particolarmente, farsi umile ragno e parlare ed ascoltare tutti quanti sentano che è nella terra, nel suo seno che cantano ancora i buoni semi, che si possa cantare ancora un futuro di libertà e di giustizia. 

Se posso permettermi, ma lo dedico a tutta la nostra variegata galassia di salavasemi, debbo riferire che è stata una mia lettura a dare inizio a questa iniziativa, gli amici Feltrini hanno voluto, avendola declamata alla cena della sera prima, offrire quel mio scritto all'uditorio.

Grazie,  un abbraccio grande e grazie carissimi, grazie per questa giornata di frutta e verdure antiche, di persone che si sono avvicinate ai tanti banchetti con una curiosità partecipe e vivo interesse. Grazie a tutti i nostri soci che hanno lavorato alacremente, in un evento non promosso da noi ma da noi molto sentito e partecipato, ci siamo conquistati l'affetto e il rispetto di un altro amico e fraterno, fratello sodalizio: Coltivar condividendo.

Teodoro Margarita

lunedì 26 novembre 2012

Il caso italiano: Industria, chimica e ambiente



Scrive Giorgio Nebbia: "Mi permetto suggerirne la lettura"
 
La Fondazione Luigi Micheletti di Brescia annuncia la pubblicazione del volume: “Il caso italiano: Industria, chimica e ambiente”, curato dai due storici Pier Paolo Poggio e Marino Ruzzenenti e pubblicato dall’editore JacaBook di Milano, 522 pagine con allegato un cd. Il rapporto fra industria, chimica e ambiente è uno dei più discussi e controversi nell’ambito dell’ecologia politica e dei movimenti ambientalisti: molte attività industriali e chimiche hanno effetti negativi sull’ambiente, eppure non possiamo fare a meno dei loro prodotti che vanno dalle conserve di pomodoro ai concimi, dall’acciaio alle schede dei telefoni cellulari, dal vetro delle finestre agli inchiostri, dai saponi alla benzina, a tutto quello che, volenti o nolenti, entra nella nostra vita.

Il libro esamina numerosi casi di violenza ambientale derivati dalle attività industriali: dall’incidente di Severo, in Lombardia, che richiamò l’attenzione del mondo sull’esistenza delle diossine, alla fabbrica di coloranti dell’ACNA di Cengio, in Liguria, che ha inquinato per decenni le acque del fiume Bormida, a quella del piombo tetraetile di Trento, a quella del DDT della Rumianca di Pieve Vergonte, in Piemonte, a quelle di esplosivi della Valle del Sacco vicino Roma, e apre la discussione su come è possibile soddisfare le necessità umane, quelle dei paesi ricchi e quelle dei paesi poveri, con beni materiali meno violenti nei confronti delle popolazioni e della natura..

Una serie di articoli è dedicato a Laura Conti, la studiosa che è stata per decenni in prima linea nel denunciare che è necessario esercitare controlli pubblici su quanto avviene in un territorio per assicurare agli esseri umani cibo sicuro, acqua pulita, diritti di mobilità e di salute, trasmettendo alle generazioni future un ambiente abitabile.

Il cd  che viene allegato al libro invita ad una camminata nella “chimica”. Il 2011 è stato dichiarato “Anno mondiale della chimica”: è stata una occasione per chiedersi se davvero “chimica” è parolaccia ? Se ne conoscono effetti negativi sotto forma di pesticidi tossici, di veleni industriali, di armi che hanno reso ancora più dolorosa la guerra, di plastiche indistruttibili e inquinanti, ma una conoscenza spregiudicata della chimica e della sua storia consente anche di incontrare numerosi personaggi che si sono sforzati di migliorare il mondo scoprendo sostanze utili alla vita e processi per diminuire l’inquinamento del pianeta.

domenica 25 novembre 2012

Caterina Regazzi: “Riflessioni che non so se voglio condividere…. almeno non tutto!”


Caterina Regazzi
…beh, mi si dice che è ora che scriva qualcosa e me lo dico anche io.
Negli ultimi tempi mi sono passate per la mente vari spunti di
riflessione che, un po’ per mancanza di tempo, un po per paura, ho
fatto in fretta a scacciare.
Ma la mail di stamattina di Enzo e la sollecitazione di Paolo, assieme
ad un piccolo dialogo facebookiano con Mushin Muga, forse, mi darà
l’opportunità di tornarci a riflettere. Non so ancora che fine faranno
queste righe che sto scrivendo, se resteranno per me, se le
condividerò con Paolo o se con chi le vorrà leggere, o se finiranno
nel cestino (informatico).
Gli elementi che mi sono passati per la mente sono la vita, il Sé, la
solitudine (intesa come stare da soli, non come quella sensazione
spiacevole che chiamiamo normalmente solitudine), la morte, la
malattia. Sto leggendo il libro “Grazie, dottor Hamer” sulle teorie
alquanto rivoluzionarie sul modo di interpretare e quindi di trattare
le varie malattie, compresi i tumori, fino alla morte.
E’ un po’ di tempo che me ne sto alquanto da sola, il tempo passa
molto velocemente, parlo di settimane, mi pare sempre lunedì e sempre
domenica, siamo già alla fine di questo 2012, ho già 53 anni (per la
prima volta qualche giorno fa ho dovuto pensarci a quanti anni ho, non
ne ero sicura se erano 52 o 53), sono già più di tre anni che io e
Paolo stiamo assieme, sono già quasi passati i due mesi di lontananza,
sono quattro anni che i miei non ci sono più (ed anche di questo ogni
tanto devo fare mente locale).
La mia solitudine non è scelta in particolare, sta capitando. Sono
passata da anni di grande attività sociale con cene, inviti, viaggi ad
oggi in cui mi muovo con sempre maggiore difficoltà e sempre meno
occasioni, che comunque non cerco. Fino a qualche settimana fa o un
paio di mesi fa mi crucciavo un po’ di questo fatto e mi sentivo più
che sola, abbandonata. Ma oggi invece provo una gran soddisfazione a
stare in questo modo, perché non mi sento più SOLA, ma mi sento con me stessa.
Non credo di essere una persona narcisista, non mi sono mai piaciuta
ed amata particolarmente, anzi, ma che non sia che finalmente mi
accetto e mi amo per come sono e quindi mi sta bene stare con me? Non vorrei che queste sembrassero semplici frasi fatte, non lo sono, se
fossi brava con le parole ne troverei altre, ma è proprio quello che
credo di sentire. A volte mi sono sentita in dovere di “dare un
contributo”, mi sentivo sprecata a starmene da sola, pensavo fosse un
dovere morale starmene a contatto col mondo, salvo poi ritrovarmi
insoddisfatta per non aver concluso nulla e aver anche sprecato
energie.
Mi piace molto il libro sulle teorie di Hamer, da qui a dire che le
trovi sicuramente vere ce ne passa, ma credo che vedere la malattia
secondo questa interpretazione abbia un fascino particolare. Si dice
che i tumori facciano molte più vittime oggi che qualche decina di
anni fa ed è sicuramente vero, è sotto gli occhi di tutti, ma è anche
vero che, come diceva Sabine, una volta non venivano diagnosticati e
quindi veniva a mancare l’effetto shock sulla mente umana, che
provoca, secondo la teoria di Hamer, l’insorgenza di quella che viene
definita metastasi. Ho l’esempio del mio cane, è una femmina non
sterilizzata, ha 9 anni ed ha sviluppato dei nodulini in varie
mammelle (conflitto di maternità). Diversi colleghi mi hanno
consigliato di operare, ma che trauma sarebbe per lei, così timida un
intervento? Lasciandola in pace (come mi ha consigliato invece un
altro collega) credo che non le succederà niente di peggio, i nodulini
forse cresceranno un po’, magari si ulcereranno pure, e basta. Altro
esempio: conosco personalmente persone che con un tumore alla mammella operato hanno superato il periodo critico, quello in cui si potrebbero presentare le metastasi. Sono persone che io definisco “indomite”, persone che non hanno subito uno shock, o che vi hanno saputo reagire grazie al loro carattere, non si spaventano di niente (o quasi).
E così penso al mio fisico ed alla mia mente: il fisico non è un
granchè, mi sento sempre un po’ fiacchina, devo dormire parecchie ore
per stare decentemente, la mente pure è alquanto debole, faccio fatica
a stare concentrata per molto tempo (non potrei mai studiare come ho
fatto in gioventù), e se lo devo fare per forza, la testa mi duole.
Trovo la scusa del tempo, dell’umidità, del portamento scorretto, ma è
tutto un insieme di cose e la necessità di stare ferma e attenta non
fa più per me.
Ascolto il mio intimo e cerco di conoscermi meglio e di preparare il
mio corpo e il mio spirito a quel che mi resta da vivere.
Ieri sera Paolo mi raccontava dei vecchi calcatesi che vivendo da soli
andavano avanti fino all’ultimo e quando non ce la facevano più,
semplicemente morivano. Anch’io vorrei fare così. Non so però se nel
momento in cui dovessi sentire che la vita se ne potrebbe andare, se
sarei capace di mantenere la calma.
Perché abbiamo così paura della morte? Perché la morte non viene
considerata semplicemente come la giusta conclusione del percorso
terreno e come un momento di pace, finalmente ed eventualmente, di
possibile rinascita? Perché quando muore qualcuno dobbiamo fare finta
di essere tristi (capita spesso) oppure, al massimo dire parole di
circostanza tipo: “Ha finito di soffrire”?
Beh, dopo questa fase di riflessione sulla vita e sulla morte spero
comunque di aver ancora occasione di vivere, con te, Paolo, dove si
potrà, nel mondo, nella natura, con gli altri esseri viventi.

Caterina Regazzi

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Commentino di Paolo: “Una bella chiacchierata con te stessa ma anche con coloro che ti sono cari, in forma di immagini che hai fatto tue, sono immagini come quelle dei sogni, sono altre da te ed allo stesso tempo sei tu in quelle forme. Così fai i conti con te stessa ti guardi e ti riguardi,
ti interroghi e scopri intimità e dolcezza in ogni forma. Mi piace
questa tua riflessione anche perché si sente la verità di fondo che la
pervade, non c’è nulla di affettato o di compiacente nel tuo scrivere.
La pulizia della descrizione risalta come una verità -magari
eccessiva- ma inconfondibile della tua natura. La verità interiore. La
verità che non chiede conferme.
Un simile stato merita l’attenzione totale e tu sai chiamarla anche
nel lettore distratto, come me….
Ovviamente vorrei anche pubblicare questo tuo pensiero poetico, nella
categoria “poems and reflections” del Circolo… ma il titolo, non
hai pensato al titolo? (anche se quello che hai buttato lì in oggetto
è pure significativo). Bell’Amore” 

Replica di Caterina: “Grazie, caro…. a te!
Un altro titolo sarebbe per forza affettato, come dici tu!”


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Commento di Lunaspina Di Avalon: "E grazie per aver condiviso queste tue riflessioni con noi. Grazie perché sono anche le mie riflessioni. 48 anni e il
tempo vola, quel tempo che prima non passava mai nonostante gli
impegni mondani, le cene con amici. Non so dirti bene quando ma a un
certo punto della vita, un bel po' di anni fa, mi sono fermata per
guardarmi dentro e mi sono trovata. Ho smesso gli impegni mondani che
non mi davano nulla e sono tornata ad essere la selvatica che sono.
La mia solitudine è sorrisi ed è pienezza perché intorno a me sento
l'amore di Madre Natura e di tutte le sue creature. L'essere umano mi
deprime ancora un po' e faccio assai fatica ad accettare certe
dinamiche che, con un po' di superficialità, chiamo cattiveria. Sono
stanca delle ipocrisie, delle invidie, dell'aggressività anche se mi
rendo conto che sono solo manifestazioni di infelicità e disperazione.
Allora mi sono raccolta nel mio mondo, nel contatto con la natura e
con i miei compagni pelosi. Ho iniziato a vedere e non solo guardare,
ad ascoltare e non solo sentire e un mondo fatato si è aperto nel mio
cuore e tutto intorno a me. Non ho molto o almeno non in apparenza ma
sento di avere tutto: quell'intima gioia nel cuore, quel languore
fatto di felicità, ho imparato a godere appieno di queste meraviglie.
Madre Natura rende ciò che l'umana "follia" toglie.
E la morte, la morte non mi fa più paura. Ho perso i miei genitori,
non ho parenti, sono sola. Ho avuto da giovane un cancro ma ho vinto
io. Dalla malattia ho imparato la gratitudine per la vita.
Quando è morto mio padre ero arrabbiata e non volevo accettare il
dolore della perdita, poi è toccato a mia nonna (che viveva con me e
mi ha fatto da seconda mamma) e ho iniziato ad elaborare il lutto.
Infine è toccato alla mia mamma e l'ho accompagnata, come potevo, con certo il dolore nel cuore ma l'intima convinzione che fosse giusto
lasciarla andare. Ho fatto pace con la morte e riconosco in essa la
vita in un ciclo continuo di trasformazione dove nulla esiste
inerentemente ma tutto è interconnesso. A volte al bosco mi appoggio
alla mia quercia preferita e mi perdo: mi sento foglia e alito di
vento, radice e fronda, mi specchio nella goccia di rugiada per
diventare io stessa quella goccia.
A volte penso di essere diventata completamente matta, specie quando
nella vita di tutti i giorni, mi confronto con i colleghi di lavoro o
con le persone che incontro. Ho imparato a non dire, a sorridere in
silenzio. Nel silenzio ho imparato ad essere anziché apparire.
E allora pazienza se mi considerano una donna stravagante. Hanno
ragione loro, sono diversamente adattata e va bene così.
Ti abbraccio forte forte."


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Commento di S.E.: "ciao Caterina belle l tue riflessioni
sincere
umili
vere
le ho assimilate molto volentieri

mentre leggevo mi è venuto un lampo; ma la parola solo fa tanta vicinanza con il sole!
non ci avevo mai pensato
quindi si potrebbe forse dire che mentre una persona sta bene da sola può diventare come il sole ... che esiste semplicemente e dà se stessa senza chieder indietro nulla

proprio questo w-end ho parlato con diverse persone sulla morte
pare che molti-perfino molto anziani non hanno alcuna voglia di morire... nel senso che sono pieni di paura
dobbiamo pensarci ogni giorno
penso sia importante celebrarla in qualche modo
credo sia importante quanto "il punto" alla fine di un romanzo"


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Commento di Devachen M. P.  "E' un passaggio inevitabile per incontrare se stessi, in genere succede ,non e' cercato, in inglese ci sono due termini diversi, lonely e alone, per indicare, il primo una solitudine di separazione, il secondo 'stare con se stessi. Credo di aver riportato una lecture di Osho su questo argomento- mai tanto in amore mai tanto solo. Eccola. Turya chiese ad Osho: mi sta accadendo questo: mai mi sono sentito tanto in amore, e mai mi sono sentito tanto solo, mi puoi chiarire, per favore ti ringrazio.  Osho rispose: Turya , tu hai compreso un punto così importante e mi ringrazi ma io sono felice che tu abbia realizzato questo, è fondamentale, tu hai compreso la connessione: in solitudine puoi andare così in profondo che poi non può traboccare che amore dalla profondità del tuo essere.
Ma attenzione questa non è la solitudine del sentirsi misero, separato: è la solitudine dell’ entrare dentro di sé, da questo non può scaturire che amore; questa solitudine è interiorità che diviene esteriorità nell’amore:
ci vogliono entrambi, chi va solo dentro se stesso diviene misero,
disconnesso. chi va solo nell’esteriorità diviene misero anch’egli,
superficiale, ci vogliono entrambi. Turya , una cosa bellissima ti sta
succedendo, vai in questa direzione, ma ti prego non scegliere mai perché se scegli una cosa sola , entrambi muoiono. Buddha rimase in silenzio tanto tempo sotto quell’albero e quando si risvegliò aveva accumulato così tanta energia e comprensione che a un certo punto questa traboccò e sentì la necessità di condividere per 42 anni quello che aveva realizzato, 42 anni, e poi esaurita quella lunga condivisione d’amore, maturò le cause per ritirarsi dalla vita stessa. Turya non c’ è nessuno più solo e nessuno così in amore come un Maestro, tu hai capito questo e mi ringrazi , io ti ringrazio, ma non scegliere mai nessuno stato dei due, ricordati senza andare in profondo l’amore diviene debole, superficiale, annacquato, e senza condividere tu divieni arido...ci vogliono entrambi... muoviti da dentro fuori, è così freddo li dentro, adesso vai fuori e quando fuori diventa per te troppo superficiale ritorna dentro... ci vogliono entrambi.. sono intimamente connessi.. ciò che appare è la manifestazione del profondo. (Osho - abstract da ‘ discorsi sull’amore’)"


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Post Scriptum di Caterina Regazzi: "Con questo scritto non volevo dire però che la solitudine sia l' unica via, anzi, aspiro ad un mondo dove ogni essere umano abbia pari valore agli occhi e al cuore degli altri, ma per poter partire devi prima di tutto sapere chi sei tu, e stare bene con
te stesso/a. La vita non ha bisogno di essere riempita da cose o persone, ma se ci sono si concorre a sviluppare una rete di sinergia per una crescita collettiva (ho dovuto usare per forza questo termine che può apparire presuntuoso) per quelle che sono le nostre tendenze e possibilità AD OGGI, domani si vedrà.."