mercoledì 24 ottobre 2012

Il miele fa bene... alle api




Il miele è una secrezione ghiandolare prodotta dalle api a partire dal nettare dei fiori e dalle parti vive di alcune piante. E’ un prodotto eticamente incompatibile con la scelta veganimalista. 

L’ape non ha meno diritto della mucca o del capretto ad essere tutelato e liberato dallo sfruttamento umano. Sottrarre il miele alle api è come rubare agli scoiattoli le ghiande, come sottrarre il fieno ai cavalli, i semi alle formiche, come rubare al contadino le provviste per l’inverno. 

Pochi sanno che per mettere assieme un solo chilo di miele un ape deve percorrere 40.000 chilometri visitando e impollinando un milioni di fiori e che più dell’80% delle piante coltivate danno frutto solo perché fertilizzate dalle api. Senza le api, asseriva Einstein, alla terra resterebbero 4 anni di vita.
            
L’ape è una creatura altamente organizzata; la spartizione del lavoro si divide in 7 categorie che vanno dalla pulizia degli alveoli al nutrimento delle larve,  passando dai compiti di sorveglianza, di costruzione alla raccolta del miele. Lavoro assunto principalmente dagli esemplari più anziani, con più esperienza ma meno importanti per la sopravvivenza dell’alveare.
            
Il miele, che contiene l’80% di zuccheri di cui il 40% di fruttosio e il 35% di glucosio, proteine, vitamine A, C, P, K e del gruppo B, non è certo privo di aspetti negativi. Nel miele, come nella pappa reale, si possono trovare residui di antibiotici (anche se vietati dalla Comunità Europea con il regolamento 2377/90) e molti pesticidi. 

Può essere contaminato dal bacterium Clostridium Botulinum che causa di un terzo di tutti i botulismi infantili e può causare indebolimento muscolare e a volte morte improvvisa specialmente nei bambini. E’ dannoso per chi soffre di ulcera gastrica o intestinale. Vale la pena ricordare che 30 gr di fiocchi di mais contengono 30 volte più tiamina e riboflavina e 90 volte più niacina e 400 volte più di acido folico.

Franco Libero Manco

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