domenica 1 gennaio 2012
Il terzo mondo all'interno del paese più ricco del mondo...
«Una sorta di Terzo Mondo si sta sviluppando» all’interno del Paese più ricco al mondo. Per quanto sconvolgente, la dichiarazione di Ellen Bassuk, presidente del Centro nazionale Usa sulle famiglie senzatetto, non è una esagerazione. L’anno scorso, un bambino americano su 45 non aveva una casa stabile e la situazione sembra sempre più drammatica.
I dati raccolti dal rapporto annuale del centro Usa mostrano che gli 1,6 milioni di bambini che nel 2010 hanno trascorso le notti nei rifugi per i poveri, o in alloggi di fortuna, rappresentano un aumento del 38% rispetto al numero di minori senzatetto contati quattro anni fa. Il peggioramento è un «effetto di un disastro causato dall’uomo», sottolinea l’associazione del Massachusetts puntando il dito contro «la recessione». La crisi economica degli ultimi anni ha incrementato drammaticamente la disoccupazione e le difficoltà finanziarie delle famiglie Usa. Che non sono più riuscite a pagare il mutuo e, di conseguenza, si sono trovate senza casa. Non stupisce quindi che gli Stati in cui si registra il più alto tasso di piccoli senzatetto siano proprio quelli più poveri del Sud – tra cui Alabama, Mississippi, Lousiana e Arkansas – o quelli più colpiti dalla crisi immobiliare e occupazionale quali Arizona, California e Nevada.
Come segno dei tempi, il volto dei senza casa è pertanto drammaticamente mutato, passando da quello degli alcolizzati o dei mentalmente instabili a quello di piccoli innocenti che vivono con madri single o divorziate. Mentre a metà degli anni Ottanta solo l’uno percento della popolazione “homeless” era rappresentata da famiglie, la porzione – secondo il centro nazionale – si è ora gonfiata a un terzo.
Una stima solo leggermente peggiore di quella dipinta dal dipartimento americano abitazioni e sviluppo urbano che per il 2010 ha contato 168mila famiglie senza casa, un aumento del 28 per cento sulle 131mila del 2007. Dati che del resto rientrano nel quadro generale della povertà in America che – nonostante la nuova metodologia adottata dal Censo e la nuova soglia di demarcazione fissata in un reddito di 24.343 dollari annui – colpisce il 48 per cento del Paese.
Oltre mezzo milione dei bambini presi in esame dal rapporto fanno poi parte di famiglie “spezzate” e il 42 per cento del totale è al di sotto dei sei anni. Una situazione che rende ancora più difficile prevedere un miglioramento per il futuro. Crescere per strada e dormire in rifugi per i poveri o in edifici abbandonati o nelle stazioni della metropolitana ha un pesante e comprovato effetto sui minori, sia a livello fisico che psicologico e emotivo con ripercussioni sulle loro capacità caratteriali e intellettive. La mancanza di stabilità che li priva di sostegno durante gli anni formativi causerebbe un tasso di depressione di quattro o cinque volte superiore a quello di bambini che si trovano in situazioni “regolari”. E altrettanto si può dire del rischio di sviluppo ritardato. Per questo, un numero doppio di minori senzatetto mostra difficoltà di apprendimento e un terzo di loro si trova a dover ripetere le classi.
Il proseguimento delle difficoltà economiche che hanno creato il problema ne potrebbe poi ostacolare la risoluzione. Quasi due terzi delle città americane prevedono per l’anno prossimo un aumento dei senza casa tra le famiglie, ma nessuna amministrazione locale potrà investire più fondi per far fronte a una maggiore richiesta di alloggio temporaneo. Mediamente, l’anno scorso, il 18 per cento dei senzatetto non ha ricevuto aiuto. E il prossimo anno sarà peggio.
Loretta Bricchi Lee
Fonte: L'Avvenire
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