sabato 28 gennaio 2012
Falesia di Porto Miggiano a Santa Cesarea Terme (LE), distrutta per quattro soldi....
Come la maggior parte dei cittadini inorriditi di fronte alle immagini che circolano sui social network e sulla stampa, ci chiediamo fino a che punto fosse necessario un intervento così radicale, che restituirà sì alla popolazione l’insenatura di Porto Miggiano, ma modificando in maniera irreversibile un panorama unico.
La stessa posa in mare di blocchi di cemento e la creazione di una banchina a protezione della baia, come si evince dalle parole del direttore dei lavori riportate da Telerama, modificherà in maniera irreparabile quello che fino a pochi mesi fa veniva considerato un paradiso naturale, il fiore all’occhiello della costa salentina.
Dal progetto definitivo l’intervento di allargamento della banchina e di posizionamento di blocchi di calcestruzzo non sembra previsto, mentre si fa espresso riferimento all’utilizzo di blocchi ottenuti dai lavori di disgaggio dal costone: “L’intervento mira alla conservazione dello stato dei luoghi attuale e perciò sono state scelte soluzioni tecniche che rispettino l’ambiente, limitando gli interventi a sistemazione di blocchi di roccia, già presenti in loco, alla base della scogliera.”)
Allo stesso modo, non sembrano previsti dal progetto definitivo in nostro possesso i lavori di disgaggio e di rimodellamento del costone nella parte a sinistra della discesa a mare, quella verso il faraglione ad ingresso dell’insenatura.
• se il costone roccioso presenta condizioni di pericolo tali da giustificare un intervento così invasivo, com’è stato possibile edificare, fino a pochi mesi fa (inaugurazione a giugno e luglio 2011) i due ecomostri “Augustus Resort” e “Diciannove”, e considerarli agibili?
• Come è stato possibile permettere fino al giorno dell’inizio dei lavori di consolidamento la presenza di turisti nelle strutture immediatamente adiacenti al costone pericolante, nonché , attraverso discesa a mare pubblica e aperta, alla banchina sottostante per i bagnanti?
Delle due l’una. O il costone non era così a rischio da non permettere la fruizione dei luoghi sopracitati, o doveva essere interdetta la costruzione e l’uso dei due ecomostri.
• Inoltre, su un costone così pericolante, i lavori in corso non hanno acuito il problema della stabilità, con il passaggio di ruspe, mezzi di movimentamento, materiali di costruzione ?
• Perché altre zone di Santa Cesarea Terme , già interdette alla popolazione e transennate da anni, non sono state interessate immediatamente dai lavori di messa in sicurezza?
• Perché la zona delle “Fontanelle” , notoriamente più frequentata da bagnanti rispetto a Porto Miggiano , più esposta alle mareggiate e interessata da crolli in maniera molto maggiore (da circa tre anni un enorme masso fa bella mostra di sé dopo essersi staccato dal costone) non è stata presa in considerazione prima dell’insenatura di Porto Miggiano per proteggere i bagnanti?
L’attenzione del Comitato di Tutela è rivolta soprattutto alla speculazione edilizia avvenuta in questi anni ed ai progetti previsti nel prossimo futuro, progetti sui quali non abbiamo mai ottenuto risposte dettagliate. La zona sotto la Torre saracena (comparto 19) è stata recentemente venduta a privati, e si prevedono nuove edificazioni anche in quella zona di alto valore architettonico-archeologico, storico e naturalistico. Sulla collina superiore, a poche centinaia di metri di distanza, i progetti di edificazione nel comparto 13 sono preoccupanti: più di 500“unità abitative”, centri commerciali, nuove infrastrutture sportive.
Tutto questo mentre sono partiti velocissimi e sotto silenzio i lavori a pochi km a nord di Porto Miggiano, sempre nel comune di Santa Cesarea, a Villaggio Paradiso. Un altro luogo di enorme valore paesaggistico, a due passi dalle Torri Minervino, da Porto Badisco e da Torre Sant’Emiliano.
Il Comitato insiste a chiedere all’Assessore Regionale alla Salvaguardia del Territorio Angela Barbanente, dopo averle consegnato migliaia di firme dei cittadini raccolte per questo motivo, di applicare l’articolo 7.01 del P.U.U.T/P – “Beni Paesaggistici non Considerati dal Piano” che recita: “nel caso che un bene di rilevante interesse paesaggistico, non sottoposto a tutela dal Piano, riceva o possa ricevere pregiudizio da azioni in atto o potenziali, la Giunta Regionale su proposta dell'Assessore all’Urbanistica e sentita la competente Commissione Consiliare, con decreto del Presidente della Giunta Regionale, individua il bene e le relative aree e sottopone entrambi - definendone il livello - a tutela. Tale prerogativa della Giunta Regionale si esercita anche in difformità di quanto previsto nel 5 comma dell’art. 1.03, e pertanto può comprendere aree comunque tipizzate dagli strumenti urbanistici generali ed interessate da piani esecutivi e programmi attuativi anche se approvati”.
Chiediamo inoltre che finalmente si riconsideri il naturale collocamento delle zone menzionate sopra nel parco a tutela “Otranto – Santa Maria di Leuca”, e ci chiediamo come sia possibile che ne siano state tenute fuori, essendo tra le più importanti di tutta la costa salentina, per il loro enorme valore paesaggistico, naturalistico, faunistico e storico.
E' pura pazzia: Vogliono cancellare le Falesie del Salento, con la scusa della pubblica utilità, trasformando le nostre coste in edulcorate pareti di cava artificiale, gradonate, spianate e cementificate, snaturate!
Qualcuno chiama "ingegneria dell' innovazione" questi interventi, ma son solo prostituzione dell'intelletto e dell' ingegno alla speculazione più becera!
Abbiamo bisogno di un "ingegneria naturalistica" che si adatti alla Natura, non che ciecamente ed insensatamente, senza badare neppure a spese, si lancia in simili interventi snaturanti e contro-natura, che cercano di coercizzare la Natura in forme artificiali che non le sono proprie e che neppure son utili all' uomo!
Questo progetto va fermato o ne partirà, da questo precedente, una maxi-speculazione, già in progetto, che cancellerà la nostra costa, tutta, rendendola ovunque irriconoscibile!
Già simili progetti assurdi covano in quasi tutti gli altri comuni costieri salentini!!!
Siamo ancora in tempo per salvare la bella Falesia di Porto Miggiano, e con essa tutto il Salento, nell'entroterra come sulla sua costa e nel suo mare, dalle mille infami voci di devastazione, che non sono sciagure inviate dagli dei irati, (seppur giustamente irati contro tanta ingratitudine ed inciviltà), ma progetti di disumani speculatori che covano tutti negli uffici tecnici dei nostri comuni, divenuti meschini tenebrosi nidi di sciacallaggio!!
Oreste Caroppo con Tiziana Colluto
Documentazione Consolidamento: http://db.tt/dTJ1EIKG
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