martedì 19 luglio 2011

Paola Botta Beltramo, Francesca Cerati, Luc Montagnier, : "HIV e nuove teorie sulla malattia del secolo, AIDS"



Cari amici l'articolo seguente evidenzia che se le ricerche microbiologiche non tengono conto anche degli aspetti psichici gli errori potranno diventare infiniti. Il dr. Montagnier, a cui è stato consegnato nel 2008 il Nobel per l'hiv, con le sue successive dichiarazioni, sottoindicate, afferma che ha riscontrato che alcuni soggetti, da lui definiti "élitari", pur avendo avuto la diagnostica di sieropositività non hanno sviluppato l'aids. Il loro sistema immunitario non è stato intaccato perchè questi soggetti avevano già acquisito altre informazioni sia in merito alla diagnostica stessa che alle cause prima imputabili, erroneamente, al cosiddetto virus mutante e che ora gli scienziati classificano fra i tumori, tumori causati prevalentemente dal trauma psichico subito per la diagnostica medesima.
Un caro saluto.

Paola Botta Beltramo

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Imparare a convivere con l'Aids

A trent'anni dalla sua scoperta, i ricercatori stanno ancora cercando di capire perchè il virus Hiv causa l'Aids, cioè in che modo il virus distrugge lentamente il sistema immunitario. È ancora una questione poco chiara, ma grazie alle ricerche di uno scienziato italiano "emigrato" negli Stati Uniti con una borsa di studio assegnata dal nostro ministero della Salute agli inizi degli anni '90 si sta facendo luce sul meccanismo di "difesa-attacco" con studi di comparazione dell'infezione in organismi diversi. Guido Silvestri, 48 anni, ha messo a confronto gli esseri umani sieropositivi che sviluppano la malattia con i primati dell'Africa con infezione da Siv, o virus dell'immunodeficienza delle scimmie. «I due agenti virali, Hiv e Siv, sono molto simili per struttura genetica e molecolare, ma a differenza dell'uomo le scimmie infette non si ammalano» spiega l'immunologo italiano di origine marchigiane, che ha iniziato la sua carriera lavorando all'ospedale di Ancona, occupandosi proprio dei malati di Aids. Poi, come ricercatore negli Stati Uniti ha avuto la fortuna di lavorare con uno dei "guru" dell'immunodeficienza acquisita, Rafick-Pierre Sekaly. I due si rincontreranno oggi a Roma in occasione dell'apertura della Sesta conferenza dell'International Aids Society (Ias), tappa fondamentale per esaminare i recenti sviluppi nella lotta contro l'infezione.
«È un mistero tra i più importanti nella ricerca dell'Aids il fatto che in un particolare tipo di scimmie il virus si replica e rimane attivo nel corpo senza dare malattia. Il che dimostra che non è solo l'infezione e la replicazione del virus a "uccidere" le persone. Ma c'è "qualcos'altro"», continua Silvestri, oggi a capo della divisione di Microbiologia e immunologia allo Yerkes National Primate Research Center della Emory University di Atlanta. Proprio lui e il suo team sono stati i primi a scoprire che in questi animali il virus è benigno, cambiando radicalmente la visione e di conseguenza l'approccio della ricerca verso la malattia.
«Il parametro che da sempre ha definito la progressione dell'infezione è la carica virale – continua l'immunologo – per cui il paradigma dell'Aids è: più virus hai nel sangue più velocemente ti ammali. Paradigma che non mi ha mai convinto fino in fondo e che ora con i nostri studi abbiamo messo in discussione». L'équipe di Atlanta in una prima fase ha scoperto che le scimmie non combattono il virus ma ci convivono pacificamente, mantenendo bassi i livelli di risposta immunitaria. La loro ultima ricerca ha permesso di fare un ulteriore passo in avanti. «Il fatto che fosse soltanto una questione immunitaria non mi bastava – racconta Silvestri –. Così l'idea semplice, però mai sviluppata prima, è che se il virus infetta un particolare sottogruppo di cellule del sistema immunitario (della classe dei Cd4) meno importante e facilmente rimpiazzibile, l'organismo non ha necessità di aggredire il virus». Idea che Silvestri ha confermato nello studio appena pubblicato su «Nature Medicine». «Le scimmie, in pratica, hanno trovato il sistema di deviare il virus verso cellule poco importanti del sistema immunitario, ottenendo due risultati: il virus ha un posto dove andare, quindi non è costretto a evolvere diventando aggressivo; allo stesso tempo si protegge il sistema immunitario, perchè le cellule più importanti deputate alla difesa non vengono coinvolte. Il corollario di questo meccanismo è la chiave di volta: è il sistema immunitario stesso a capire che il virus non produce danni e quindi non serve innescare una immunoattivazione cronica. Ovvero una battaglia di retroguardia inutile, il citato "qualcos'altro" che porta alle complicanze dell'Aids. La malattia quindi deriva da un incompleto adattamento tra un retrovirus – l'Hiv – e il sistema immunitario di un ospite – l'uomo – che non si è ancora evoluto a sufficienza per attuare una convivenza pacifica. Eppure il 10% del nostro genoma è costituito da retrovirus, alcuni dei quali esprimono proteine necessarie alla vita umana, come il sincizio trofoblasto, un componente della placenta. In altre parole, siamo tutti figli di retrovirus. Già, ma queste nuove rivelazioni a quali strategie terapeutiche condurranno? «A identificare immunomodulatori specifici capaci di ridurre certe risposte immunitarie, da affiancare agli antiretrovirali. Perchè, anche se i farmaci oggi usati tengono sotto controllo il virus e hanno trasformato l'Aids in una malattia cronica – conclude Silvestri – esiste sempre una vena di reazione immunitaria che resta attiva e che nel lungo termine causa gravi complicazioni». Insomma, la strada del vaccino terapeuico sembra non avere più senso.
Francesca Cerati

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Le importanti dichiarazioni del
(contestato) premio Nobel Luc Montagnier


Luc Montagnier è lo scienziato che, nel 1983, ha dichiarato di aver scoperto il retrovirus HIV ritenuto essere responsabile della sindrome AIDS. Per tale motivo gli è stato assegnato nel 2008 il premio Nobel per la medicina. Nel corso di questi venticinque anni la sua scoperta è stata ampliamente contestata da numerosi altri scienziati tra i quali Peter Duesberg, il massimo virologo esistente, autore del libro “Aids: il virus inventato”, Kary Mullis, premio Nobel 1993, Papadopulos. Turner, Papadimitriou, scienziati australianì, Heinz Ranger, premio Koch nel 1978, Alfred Hassig, professore di immunologia all’università di Berna, De Marchi e Franchi autori del libro “Aids la grande truffa” e tanti altri tra i quali spicca Stefan Lanka. Lanka venne accusato di 14 omicidi e di cinquecento tentati omicidi per aver affermato che, non essendo riuscito ad isolare il retrovirus Hiv, dichiarava ufficialmente errate le scoperte di Montagnier. Subì un processo penale ma fu assolto perché non si trovò alcun scienziato disposto a giurare di aver isolato tale retrovirus (sentenza del Tribunale di Gottingen del 24/2/97). Naturalmente i media non ne hanno mai fatto menzione.

Nel frattempo Montagnier ha però riscontrato che sempre più persone, pur avendo avuto diagnostica di sieropositività , non hanno sviluppato la sindrome dell’Aids e , pertanto, afferma:

“…..alcuni individui si infettano (Hiv) ma non sviluppano la malattia (dell’aids) e mantengono spontaneamente sotto controllo la replicazione del virus: Questi individui vengono chiamati èlite proprio perché il loro sistema immunitario ha trovato il sistema giusto per bloccare il virus. La nostra speranza sta nello studio di questi individui (pag. 9 Nova “Il sole24 ore” – 11 dicembre 2008)

“…..test genetici possono rilevare fattori ossidativi………..lo stress ossidativo può creare una mutazione del DNA ed è sovente correlato anche allo stress psicologico…………Mens sana in corpore sano ……bisogna convincere medici e politici…..) (trasmissione televisiva “Che tempo che fa” Rai 3 – 1 febbraio 2009)

“L’aids non porta necessariamente alla morte, specialmente se si eliminano i co-fattori che supportano la malattia. E’ molto importante dare a questi co-fattori lo stesso peso che diamo all’hiv: I FATTORI PSICOLOGICI SONO DI VITALE IMPORTANZA PER SOSTENERE IL SISTEMA IMMUNITARIO. E se si elimina questo sostegno, DICENDO A CHI E’ MALATO CHE E’ CONDANNATO A MORIRE, BASTERANNO QUESTE PAROLE A CONDANNARLO” ( riportato su Wikipedia).

Si può ascoltare in internet su youtube una breve (1 minuto), ma incisiva intervista a Montagnier dal titolo: Nobel Laureate Montagnier, HIV Can be cleared naturally House of numbers che traduciamo, ma che vi facciamo comunque vedere in lingua originale:




Montagnier : Possiamo essere esposti all’Hiv molte volte senza essere cronologicamente infettati; il nostro sistema immunitario può far fronte al virus entro poche settimane se si ha un buon sistema immunitario!

Domanda: Se si ha un buon sistema immunitario non c’è pericolo di ammalarsi?

Risposta di Montagnier: Sì!

Domanda: Anche gli africani se hanno un buon sistema immunitario possono evitare il contagio?

Risposta di Montagnier: Sì lo penso. E’ una conoscenza importante che è completamente trascurata. La gente pensa sempre a droghe o vaccini!

Domanda: Succede per denaro?

Risposta di Montagnier: Sì è per profitto!

1 commento:

  1. http://www.springerlink.com/content/51441w1trp358225/
    We suggest that the treatment of AIDS patients pushes the virus towards a new mode of replication implying only DNA, thus forming a reservoir insensitive to retroviral inhibitors.

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