martedì 26 luglio 2011

I medici per l'ambiente e la pericolosità dell'arsenico nell'acqua potabile




L'Associazione italiana medici per l'ambiente - Isde (International Society of Doctors for the Environment) negli ultimi anni e di recente e' più volte intervenuta sui rischi per la salute derivanti dall'esposizione cronica delle popolazioni ad acque ed alimenti contenenti arsenico.

In numerosi incontri pubblici e attraverso documenti inviati anche alle competenti istituzioni e' stato ampiamente e ripetutamente illustrato come l'arsenico, sostanza cancerogena certa di classe 1, secondo la classificazione dell'Agenzia internazionale di ricerca sul cancro (Iarc), sia direttamente correlato alla eziopatogenesi di molte patologie oncologiche; in particolare al tumore del polmone, della vescica, del rene e della cute. Sempre più segnalazioni lo correlano inoltre anche ai tumori del fegato e del colon.

L'assunzione cronica di arsenico, soprattutto attraverso acqua contaminata, e' indicata da una cospicua e rilevante documentazione scientifica anche quale responsabile di patologie cardiovascolari, neurologiche, diabete di tipo 2, lesioni cutanee, disturbi respiratori, disturbi della sfera riproduttiva e malattie ematologiche.

Nei documenti della nostra Associazione sono sempre stati indicati anche gli interventi per tutelare la salute pubblica nelle aree interessate da questa problematica ambientale: impianti di dearsenificazione da realizzare su ogni presa d'acqua degli acquedotti comunali, e nel frattempo utilizzo di forme alternative di approvvigionamento idrico, anche mediante autobotti, per tutta la popolazione e in particolare per le donne in gravidanza, i neonati, i bambini, i malati e le industrie alimentari.

Il 14 giugno 2011 e il 18 luglio 2011 la nostra Associazione ha rivolto nuovi e specifici appelli per evitare subito l'esposizione delle donne in gravidanza e dei bambini ad acque ed alimenti contenenti arsenico.

Questi appelli trovano le loro ragioni nelle vigenti disposizioni di legge ed in quanto evidenziato da una vasta letteratura scientifica internazionale che, con sempre maggiori riscontri, evidenzia il legame tra l'esposizione cronica ad acque ed alimenti contenenti arsenico, in donne in gravidanza e bambini, e molte patologie del neurosviluppo (Ndd) - autismo, disturbo da deficit dell'attenzione (Add - attention deficit disorder), disturbo dell'attenzione da iperattivita' (Adhd - attention deficit hyperactivity disorder), disturbi dell'apprendimento, della memoria, della capacita' di lettura, riduzione del quoziente intellettivo, patologie dell'apparato respiratorio, perdita fetale, aumento dei casi di morte infantile e neoplasie.

A tutt'oggi però dobbiamo registrare e denunciare purtroppo un gravissimo ritardo e una quasi generalizzata incapacità delle istituzioni responsabili di affrontare e risolvere questo problema, insieme ad un costante ed irresponsabile tentativo di minimizzazione o addirittura di negazione della sua gravità.

Come dobbiamo anche denunciare il persistente mancato rispetto del Decreto legislativo n. 31 del 2 febbraio 2001, che fissa in 10 microgrammi/litro il valore massimo dell'arsenico nelle acque destinate ad uso potabile e per le preparazioni alimentari, e di quanto recentemente stabilito dal Decreto Ministeriale dell'11 maggio 2011 pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale n. 151 del primo luglio 2011.

In questo Decreto si legge all'articolo 2:
"L'acqua distribuita, pur nei limiti consentiti dall'articolo 1, non deve essere utilizzata per il consumo potabile dei neonati e dei bambini fino all'età di 3 anni. E' rimessa all'Autorità regionale la verifica che le industrie alimentari, nel territorio interessato dal provvedimento di deroga, attuino i necessari provvedimenti, anche nell'ambito del piano di autocontrollo, affinché l'acqua introdotta come componente nei prodotti finali non presenti concentrazioni dei parametri in deroga superiori ai limiti stabiliti dal decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31".

E all'articolo 3 lo stesso Decreto impone: "1. Le Regioni devono provvedere ad informare la popolazione interessata in attuazione del disposto di cui all'articolo 13, comma 11, del decreto legislativo 2 febbraio 2001, n. 31, relativamente alle elevate concentrazioni dei predetti valori nell'acqua erogata quale che ne sia l'utilizzo, compreso quello per la produzione, preparazione o trattamento degli alimenti. 2. Nell'ambito dell'informativa di cui al comma 1, le Regioni devono, inoltre, informare circa le modalità per ridurre i rischi legati all'acqua potabile per la quale e' stata concessa la deroga, e in particolare circa l'utilizzo da parte di neonati e di bambini fino all'età di 3 anni."

L'"Associazione italiana medici per l'ambiente" fa pertanto nuovamente appello a tutte le istituzioni perché si adoperino per il pieno rispetto delle vigenti disposizioni di legge ed attuino, come già più volte indicato, interventi rapidi, concreti e risolutivi per la completa dearsenificazione delle acque ad uso potabile ed informino in modo corretto e diffuso tutti i cittadini residenti nei Comuni richiamati nel Decreto ministeriale gia' citato.

Le amministrazioni comunali, provinciali, regionali e le autorità e le società di gestione dei servizi idrici, in particolare, al fine di garantire subito la sicura e completa salubrità delle acque di cui la dearsenificazione e' parte sostanziale, in considerazione dei rischi sanitari sopra esposti hanno il dovere di agire immediatamente utilizzando le migliori tecnologie disponibili, per l'acquisto e messa in opera delle quali possono e devono utilizzare anche fondi propri, avviando successivamente le procedure di recupero di quanto anticipato e speso a tutela della salute pubblica.


Associazione italiana medici per l'ambiente
- Isde (International Society of Doctors for the Environment - Italia) di Viterbo

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