mercoledì 28 agosto 2019

Camminiamo nella natura....


 L'immagine può contenere: montagna, cielo, albero, erba, spazio all'aperto e natura

Oltre al camminare nella natura uso come mezzo di locomozione solo la bicicletta ed, occasionalmente, per percorrenze lunghissime o strade pericolose pulman e/o treno. Non è la fatica che, come pensa la maggior parte delle persone, può sconsigliare l'uso del velocipide. Non devono essere neanche le intemperie, se ci si attrezza bene. Quello che a volte mi fa pentire di essere così determinato a dare il mio piccolo contributo alla salute della Terra è il rischio che quotidianamente corro in mezzo ad una folla di sconclusionati che non mi considerano niente più che un birillo messo sulla strada a dispetto della fretta e furia che ormai muove questo mondo di disperati. 

Non è che io rispetti sempre il codice della strada (mea culpa!!!) ma le infrazioni che faccio, per carità, me la canto e me le la suono, non sembrano mai aver causato problemi a chicchessia. Sempre più spesso invece c'è chi mi sorpassa in prossimità di un incrocio e mi taglia la strada per svoltare, magari col telefonino in mano; chi mi passa a due dita dal fianco sinistro mentre cerco di evitare qualcun'altro che si sta immettendo da destra sulla mia strada quando la precedenza è mia; chi con la testa piegata quasi alle ginocchia e braccio sollevato sulla testa medesima a tenere inutilmente il volante, per leggere e scrivere al cellulare, che ha perso totalmente la bussola e mi viene a "cercare" sul ciglio più remoto della strada, la dove io faccio già difficoltà a procedere perché l'asfalto è martoriato da agenti vari oppure è di nuovo imbrecciata o gariga; chi va in giro, scordandosi che guida un mezzo "speciale", col suv o il camperone o il fatale camioncino dei muratori a sponda larga, e quando mi sorpassa mi strappa i pochi peli che ho nelle gambe. 

I camionisti con i loro mastodonti non mi causano in fondo tanti problemi, hanno un occhio per le misure collaudato da tanta strada mangiata. Una lode speciale poi la riservo a coloro che il venerdì, sabato e domenica notte (chi non fadiga mai!) esce dai locali già gonfio di alcol e siccome non gli basta ancora continua a scolar bottiglie  via andando, riducendo la strada ad un percorso di guerra (e quante povere bestiole, domestiche e selvatiche rimangono nottetempo vittime di questi gonzi). 

Avrei altre situazioni da esemplificare, ma, sempre che io sopravviva, ve le riferirò a giorni con altre fantasiose trovate che mi riserva l'homo automobiliensis.

Riccardo Mencarelli,  ciclista marchigiano



giovedì 22 agosto 2019

Buddismo come pratica di vita bioregionale

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Le varie scuole del buddismo (Theravada, Tantrismo, Lamaismo tibetano, Chan cinese, Zen giapponese e persino quelle forme di buddismo occidentalizzato ecc.) sono caratterizzate da differenze nel modo di accostarsi alla comune meta in base alle diverse inclinazioni dei loro fondatori e discepoli, dai costumi e dagli usi delle varie popolazioni che nel corso della loro storia adottarono la fede buddista, dalle condizioni climatiche e geografiche, insomma un approccio che potremmo definire "bioregionale".
Il pensiero centrale del pensiero buddista è la sofferenza umana, la conoscenza della sua causa, l'individualità e la cessazione della sofferenza attraverso l'eliminazione della causa. Vero è quanto mi fa stare meglio, ovvero mi fa progredire lungo la via della vita. Per un orientale la parola filosofia si traduce meglio in "consigli per agire""tecniche di comportamento", sperimentazione esistenziale. La sofferenza non è procrastinabile. E' qui ed ora, e occorre affrontarla. L'insegnamento tramandato dal Buddha, non mira a convincere l'ascoltatore, bensì fornisce chiare indicazioni metodologiche, etiche ed esistenziali.
Per il Buddha è infinitamente più importante sperimentare l'impermanenza e la non-sostanzialità dell'io-individuale per mezzo di una corretta postura del corpo e di una giusta concentrazione, piuttosto che far ricorso alla ragione e alle parole.
Chi sa tace. Questo tende ad escludere ogni risposta razionale e induce il discepolo ad abbandonare le normali categorie  di giudizio, e perciò andare oltre se stesso.
Ancor prima della comparsa  del Buddha gli indiani avevano sondato a fondo le potenzialità della psiche umana, giungendo a risultati a tutt'oggi sconosciuti alla psicologia occidentale. Il controllo della mente esternalizzante è essenziale per il raggiungimento del NIRVANA.
La via da battere per curare il mal di esistere passa attraverso l'osservazione, la discriminazione, la concentrazione, la meditazione e l'assorbimento. Una mente libera, sgombra di impurità è la condizione fondamentale affinché l'uomo possa deporre, una volta per tutte, il fardello della sofferenza.
Non può esservi vera soddisfazione, dal momento che lo stesso sé,  non esiste realmente, è solo un sogno a occhi aperti. Il grande contributo della filosofia buddista consiste nei metodi elaborati per imprimere nelle nostre menti riluttanti la verità del non-sé.
Nelle religioni "rivelate", di derivazione giudaica (ebraismo, cristianesimo, islam),  l'uomo  si è affidato nella prospettiva di un "al-di-là" che  procede da questa vita.
Il buddismo parte da presupposti completamente diversi. L'angoscia è lì, sotto gli occhi di tutti. La causa del mal-di vivere, va ricercata nella falsa credenza di un io stabile, nell'attaccamento a questo o quel desiderio. Questo è il problema che bisogna risolvere. La soluzione è difficile ma esiste, occorre volontà. Nel buddismo vige la legge della impermanenza: dato che nulla permane durante la vita, come potrebbe qualcosa permanere al termine della stessa?
Il messaggio di Buddha è:  la salvezza, non può consistere nella sopravvivenza di un'anima personale che ha rettamente vissuto e migra purgata dai condizionamenti della vita terrena verso cieli di beatitudine. Ed infatti l'immortalità nel buddismo non rappresenta una promessa di vita ultra terrena.
Il cristianesimo sarebbe destituito di qualsiasi valore se si negasse la realtà storica, dell'individuo Gesù Cristo, la sua morte in croce e la sua risurrezione per il salvataggio dei peccatori. Lo stesso non si può dire del buddismo che poggia direttamente sull'efficacia della pratica, sulla cessazione della sofferenza attraverso l'estinzione dell'io.
Il buddismo non nega l'esistenza di una energia universale ma non  la individua in un "dio", non  gli interessa di sapere né quale siano i suoi attributi, né perché abbia creato questo mondo. Qualsiasi genere di disquisizione intorno al "dio"e alla creazione è considerata un inutile esercizio dialettico, o peggio, una dannosa presunzione retorica. Tutto ciò che possiamo comprendere con l'intelletto, per il buddismo è puramente accessorio.
Occorre applicarsi nella vita di tutti i giorni, con retta parola, retta azione, e retta condotta di vita. Mia piccola conclusione: il buddismo è una filosofia per la vita, mentre le fedi "monoteiste" differenziate (che credono in Jawè, Cristo e Allah) sono religioni per dopo la morte.
 Roberto Anastagi 

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martedì 20 agosto 2019

“Tribù indiane. Capitale e proletari nella storia del Nord America” di Giorgio Stern – Recensione

Qualche tempo addietro, verso la metà di luglio del 2019, ricevetti una email da Giorgio Stern in cui mi chiedeva un indirizzo postale per farmi pervenire il suo libro “Tribù indiane. Capitale e proletari nella storia del Nord America” (Zambon Editore), in quel periodo mi trovavo in Emilia, a casa di Caterina, e nel giro di pochi giorni ricevetti il volume. Conoscevo solo di nome Giorgio Stern e la sorpresa nel ricevere questo dono inaspettato fu tanta. Ma in fondo non c’era poi da meravigliarsi, poiché sia lui che io facciamo parte della lista No-Nato e quindi dal punto di vista “politico” già condividiamo diverse opinioni.
La curiosità solleticata dal come ero venuto in possesso del libro mi spinse immediatamente alla lettura, anche perché delle vicissitudini e delle sofferenze degli indiani d’America avevo iniziato ad interessarmi dai tempi di “Soldato blu” un film epico e drammatico che per primo modificava l’approccio verso l’epopea del “selvaggio West” (pellicola del 1970, diretto da Ralph Nelson e ispirato al romanzo storico di Theodore V. Olsen, Arrow in the Sun, a sua volta ispirato ai reali eventi del massacro di Sand Creek del 1864. Si tratta di uno dei primi film western a schierarsi dalla parte degli Indiani d’America).
L’epopea e la tragedia del popolo dalla pellerossa sono descritte in dettaglio nel libro “Tribù indiane” di Stern ed è subito chiaro sin dalla prefazione dell’autore, in cui è detto: “Quanto qui brevemente esposto riassume un capitolo di storia determinante nei suoi sviluppi successivi, facilmente documentabile per l’accesso alle fonti e per i numerosi studi editi negli stessi Stati Uniti, spesso disatteso o snaturato dai mezzi di diffusione di massa e dagli storici di professione”.
Insomma si tratta, come diremmo oggi, di un “libro verità” in cui i vari aspetti ed eventi che portarono allo sterminio, da parte dei “civili yankee” di una popolazione indiana stimata attorno ai 14 milioni di persone ed oggi ridotta a poche centinaia di migliaia. Un olocausto tremendo perpetrato non tanto per motivi “ideologici” quanto per motivi di rapina.
Il “selvaggio west” del popolo dalla pelle rossa è stato così descritto da un esponente Sioux, Standing Bear, nel 1890: “Noi non abbiamo mai considerato le grandi pianure, la distesa delle colline e i tumultuosi torrenti fiancheggiati da folti cespugli, come qualcosa di “selvaggio”. Solo per l’uomo bianco la natura era un “mondo selvaggio”, e solo per lui la terra era “infestata” da animali selvaggi e da gente “selvaggia”: Per noi tutto era famigliare e domestico. La terra ci ricopriva di doni ed eravamo circondati dalle benedizioni del Grande Mistero. Solo quando l’uomo peloso venuto dall’est con la sua brutale frenesia rovesciò ingiustizie, su di noi e sulle cose che amavamo, questo mondo divenne “selvaggio”. Quando gli stessi animali della foresta cominciarono a fuggire davanti ai suoi passi, ebbe inizio per noi l’epoca del “Selvaggio West”.
Già da queste parole potei capire e dare una giusta collocazione agli eventi storici contenuti e particolareggiatamente descritti nel libro di Stern. Gli imbrogli, le nequizie, le stragi, la diffusione volontaria del vaiolo e dell’acqua di fuoco, lo sterminio gratuito dei bisonti, il continuo restringimento entro piccole riserve desertiche, l’espropriazione delle stesse ove facesse comodo alla costruzione di reti ferroviarie o allo sfruttamento di risorse minerarie. Insomma la riduzione in schiavitù e la quasi estinzione di un popolo nobile e generoso. Questo fecero i fautori della democrazia e della religione cristiana e giudea che ancora osano mettere sulla loro monete e sui loro simboli: “In God we trust”.

Quale Dio?, mi chiedo, forse trattasi di Mammona, se non peggio. E ciò viene evidenziato anche nel capitolo relativo all’affermarsi del primo capitalismo bancario, finanziario e industriale e conseguente sfruttamento delle masse popolari di immigrati affamati ed oppressi.
Leggendo le tristi vicende occorse ai lavoratori bianchi “di serie b” trucidati durante gli scioperi e costretti ad orari sfibranti per soddisfare la sete di denaro dei padroni, nonché alle mistificazioni portate a scusante dell’eccidio del popolo pellerossa, libero e pulito, è più facile oggi comprendere la frenesia di dominio e di sfruttamento dimostrato da questi “uomini bianchi pelosi” nei confronti di ogni altra nazione del mondo. Gli sterminatori “religiosi e democratici” che affermano “In God we trust” ma solo per giustificare ruberie e distruzioni, allora come ora!
L’emozione provata scorrendo i vari nitidi capitoli del libro mi ha impedito una lettura continuata, ho dovuto riporre il volume più volte, per non soccombere alla rabbia ed alla frustrazione. Insomma ho impiegato quasi un mese a completare la lettura di un testo di appena 160 pagine.
“Tribù indiane” si conclude con le vicende attuali di un ultimo eroe indiano perseguitato dai “democratici e religiosi”, Leonard Peltier, tutt’ora imprigionato senza giusta causa ma solo per punirlo del suo amore e rispetto verso la sua gente e verso le tradizioni ancestrali.
Che dire di più? Termino con le parole della mia compagna, Caterina Regazzi, che a sua volta avendo preso in mano il libro di Giorgio Stern gli scrisse: “Gentile Sig. Stern, sto anch’io leggendo il suo libro su “Tribù indiane…” e lo sto trovando veramente esaustivo , interessante e illuminante su tanti aspetti non certo edificanti della storia degli Stati Uniti d’America. Credo che meriti di essere diffuso e conosciuto…. Cordiali saluti!”
Paolo D’Arpini




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Giorgio Stern

domenica 18 agosto 2019

Benessere Olistico al Parco Giotto di Arezzo, il 18 agosto 2019 - Resoconto di Giuseppe Finamore




In una giornata in cui non sai se sei sveglio o se dormi, ti ritrovi al parco Giotto di Arezzo dove  sapevo che ci sarebbe stato, il 18 agosto 2019,  un evento di natura olistica, durante il quale, alcuni amici avrebbero presentato le loro tecniche, discipline esoteriche ma anche arti del curare sia il corpo che l’anima… Chiederete voi: ma si può curare l’anima? Crediamo di si e, le cure che possiamo dare alla nostra anima passano ovviamente attraverso il corpo, il Tempio che l’ospita in questa vita terrena.

Il corpo è anche il terminale delle nostre esperienze, il luogo dove si cristallizzano o si sciolgono tensioni, traumi che a loro volta generano alterazioni dell’equilibrio psichico e fisico… la trasmissione tra la psiche ed il corpo avviene per mezzo delle emozioni. Ciò è quanto i nostri amici hanno cercato di trasmetterci attraverso i trattamenti olistici che ci hanno fatto conoscere e che andiamo a presentare.

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Kristen Wimmer, Master Angel life Coach, Master Reiki Usui Theatheling e riflesso terapia del piede; Mario Francesco Pavan, che ha ideato e costruito il Genesa Cristallo, più avanti cercherò di spiegare cos’è; infine Sankari-Ji, il bagno melodico con le sue campane di cristallo. Dopo una esauriente spiegazione delle sue pratiche olistiche, Kirsten ci ha guidato attraverso una meditazione, al contatto con la luce e con gli Angeli, ascoltandola ci ha fatto sperimentare un percorso di luce che teneva in considerazione gli elementi naturali fino a farli trasformare in energia luminosa e, da questa energia, si manifestavano gli Angeli. Sono seguite poi le nostre testimonianze che ovviamente erano diverse. Kirsten ci ha anche raccomandato di ascoltarci prima di fare qualunque cosa, di meditazione o altro.

Personalmente ho sperimentato molta pace e luce, molti di noi hanno avuto le stesse percezioni ed alcuni hanno anche visto l’Angelo…



L’energia è composta di vibrazioni a diverse frequenze, ogni molecola, ogni atomo del corpo (e non solo) è energia, così il suono che è una frequenza vibratoria di energia, entra nel nostro essere armonizzando le frequenze e ristabilendo gli equilibri; questo ci spiegava Sankari-Ji che con le sue campane di cristallo ci ha fatto immergere in un oceano di armonia e benessere in alcuni momenti ci ha fatto dimenticare di “esistere”. Il suo trattamento è stato condotto con una delicatezza ed una progressione che ha dato l’impressione di stare a volare, prima il decollo molto dolce, poi il volo sempre vario e piano piano l’atterraggio che ci ha fatto rientrare in noi stessi. Durante tutto il trattamento avevo la sensazione di essere massaggiato.



Mario Francesco ci ha presentato un oggetto composto quattro da strisce di legno circolari, larghe circa dieci centimetri, ogni striscia formava un cerchio e i cerchi erano assemblati in modo tale da formare una struttura molto simile a quella dell'atomo della materia che in realtà è energia. Questo è il Genesa Cristallo che Mario ci ha fatto sperimentare oggi all’evento olistico. Lo strumento forma dei triangoli, dei quadrati, dei cerchi e visto da una certa angolatura anche dei cuori. Quando ho avvicinato le mani dove si formavano i triangoli ho avvertito formicolio sulle mani; poi sono entrato dentro il Genesa e dopo qualche minuto ho sentito una sensazione di benessere e come delle leggere carezze di vento sul corpo. Mario Francesco definisce cosi il Genesa Cristallo: La sua forma è il suo scopo, mantiene inalterate le frequenze al suo interno, tutto è vibrazione anche i desideri, mantenerli in un punto significa allontanare le vibrazioni contrarie e attirare quelle favorevoli, il Genesa permette la realizzazione di desideri ed intenzioni, senza questo strumento le frequenze viaggiano libere nell’etere.

Ci sarebbe ancora molto da dire non solo sul Genesa Cristallo ma su tutte e tre le discipline o se preferite le arti del benessere che i nostri amici oggi ci hanno generosamente offerto. Un’ultima cosa da dire è che tutti e tre hanno messo nelle loro attività molto amore, cosa che tutti noi presenti abbiamo percepito e non c’è stato da pagare un prezzo, ma, in questa occasione, un’offerta consapevole. Ringrazio Mario, Kirsten e Sankari-Ji delle cure che hanno tanto amorevolmente elargito e spero che ci siano altre iniziative di questo tipo.

Giuseppe Finamore

venerdì 16 agosto 2019

Idee per una assemblea comunitaria su bioregionalismo, spiritualità laica, ecologia profonda...

La pacifica guerra del fior di loto - Dipinto di Franco Farina

Erik Guido Petrangeli mi ha scritto: “Caro Paolo, come sai sto "tentando" di scrivere un libro sull'agricoltura biologica. All'interno di questa pubblicazione avevo pensato di metterci una sorta di glossario per spiegare alcune voci legate all'agricoltura biologica e tra queste c'è ovviamente il Bioregionalismo. Visto che tu sei uno dei massimi esperti su questo tema, mi farebbe piacere se potessi scrivere una articolo (max 3mila battute) sul Bioregionalismo in modo da inserirlo nel libro”

Gli ho risposto: "va bene scriverò... anche perché il sunto sarà utile come promemoria per una prossima assemblea generale su ecologia profonda, bioregionalismo e spiritualità laica,   però le battute contale tu.."

Parlare del Bioregionalismo in tremila battute equivale a raccontare la propria vita in tre minuti sono costretto ad usare frasi lapidarie e sentenze sparpagliate. Bioregionalismo è un un neologismo per descrivere un processo vitale lungo come la vita.

Però una breve premessa occorre farla. Bioregionalismo, ecologia profonda e spiritualità laica sono la trinità della nuova filosofia o religione della natura.

L’ecologia profonda analizza l'organismo, le componenti vitali e geomorfologiche, le loro correlazioni e funzionamento organico ed il bioregionalismo riconosce gli ambiti territoriali (bioregioni) in cui tali processi si manifestano in forma qualificata di “organi” territoriali e culturali. Come terzo elemento componente c'è “l’osservatore”, cioè l’Intelligenza Coscienza che anima il processo conoscitivo, da me definita “spiritualità laica”. Ovvero la capacità e lo stimolo di ricerca e comprensione della vita che analizza se stessa. E soprattutto la sua messa in pratica.

Secondo me non vale la pena di risalire all'inventore del termine “bioregionalismo” poiché, come in effetti è per l'ecologia e per la spiritualità, è qualcosa che è sempre esistita, in quanto espressione della vita, perciò nelle diverse epoche storiche questi processi hanno ricevuto nomi diversi: panteismo, spiritus loci, animismo, etc. Ed in ogni caso questi tre modi descrittivi sono indivisibili l'uno dall'altro, come è indivisibile l'esistenza. Diceva un grande saggio: “Noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati" (Nisargadatta Maharaj).

Ed ora alcune espressioni al vento:

"E’ buona norma, nell’approccio bioregionale, prima di tutto tentare di conoscere l’ambito in cui si vive, delimitandolo attraverso lo studio geomorfologico del territorio, della flora e della fauna. La bioregione è un'area omogenea definita dall’interconnessione dei sistemi naturali e dai viventi che le abitano. Una bioregione è un insieme di relazioni in cui gli umani sono chiamati a vivere e agire come parte della più ampia comunità naturale che ne definisce la vita"

"L’idea bioregionale consiste essenzialmente nel riprendere il proprio ruolo all’interno della più ampia comunità di viventi e nell’agire come parte e non a parte di essa, corregendo i comportamenti indotti dall’affermarsi di un sistema economico e politico globale, che si è posto al di fuori delle leggi della natura e sta devastando, ad un tempo, la natura stessa e l’essere umano"

"La limitazione e separazione nella coscienza non è reale, allo stesso modo in cui la luce del sole non risulta compromessa o menomata dallo specchio, parimenti la pura consapevolezza è intonsa e non divisa dall’operato immaginario della mente individuale. Dove sono interno ed esterno per la coscienza suprema che entrambi li compenetra e li supera? In realtà la sola idea di una tale separazione è impensabile nella sorgente di luce che unicamente è.."

"….la necessità di “ridurre e dare delle spiegazioni” sta proprio nel distacco che la lo spirito intelligente ha nel momento del concepimento una parte del tutto si contestualizza un un modulo storico. La singola parte ancestralmente sa di appartenere al tutto e quindi nelle condizioni ristrette dello spazio tempo tende in continuazione (ascesi) a ricongiungersi con lo spirito intelligente infinito di cui fa parte e cui inevitabilmente tende.."

"Che cosa sarebbe la vita senza memoria?… Mi sono posta questa domanda osservando alcune persone ammalate di Altzeimer. Questi esseri, che pure hanno vissuto una intensa vita, di lavoro, di relazioni, di affetti, oggi per qualche strano meccanismo, sono “uscite” dalla realtà con cui non condividono più nulla…. Chi erano prima?…dove e come hanno vissuto? … appartenevano ad una cultura, ad un territorio, avevano un carattere, delle abitudini, celebravano dei riti, rispettavano delle tradizioni, parlavano una lingua o più d’una!…tutto questo è cancellato nella loro memoria…. Essi non ricordano più nulla… sono semplicemente dei corpi ancora in vita che vivono senza relazioni: respirano, mangiano, osservano ciò che gli sta’ intorno…..ma non sono collegati a niente… le relazioni originano identità…."

"L'attuazione bioregionale in chiave politica. Il Bioregionalismo ha due obiettivi: recuperare e tutelare al massimo l’ambiente naturale; ridisegnare nuovi confini delle regioni, tenendo finalmente conto delle loro caratteristiche etniche, ambientali, linguistiche, sociali e produttive. Il tutto in una visione della Stato che ”invece di amministrare se stesso, attraverso la sola tutela della burocrazia, (tra le più arretrate del mondo), si occupi finalmente e seriamente dei grandi problemi nazionali e della tutela dei cittadini”

"..l’immagine che si vuole evocare con la parola “bioregionalismo” un neologismo usato dallo stesso Peter Berg. Diciamo che il “bioregionalismo” contraddistingue un modo di pensare che muove dall’esigenza profonda di riallacciare un rapporto sacrale con la terra. Questo rapporto si conquista partendo dalla volontà di capire -riabitandolo- il luogo in cui viviamo. Una bioregione infatti non è un recinto di cui si stabiliscono definitivamente i confini ma una sorta di campo magnetico (aura – spiritus loci) distinguibile dai campi vicini solo per l’intensità delle caratteristiche che formano la sua identità, alla stessa stregua degli esseri umani, contemporaneamente diversi e simili l’uno all’altro..."

"Riconoscendo l’esistenza delle diverse realtà delle nostre quotidianità siamo in grado di coglierne la ricchezza e l’unicità, conservandone la memoria quale eredità culturale. Possiamo in tal modo cogliere l’anima del luogo dove abitiamo, ove mente e corpo si fondono in un atto profondo d’amore e di gratitudine verso questa terra che ci ha donato la vita, la quale racchiude le leggi cosmiche. Difenderla implica tutto questo, nella piena consapevolezza che esiste un’altra realtà molto insidiosa, quella della perdita delle identità, della distruzione delle culture con i loro paesaggi uniformi, prossimi ai deserti.."

"L’esperienza degli orti e dell’agricoltura urbana, seppur con qualche anno di ritardo, si sta diffondendo molto velocemente anche in Italia. Se esistesse una mappatura, vedremmo migliaia di puntini disegnati sulla cartina dell’Italia: gruppi auto-organizzati, orti didattici, orti sul balcone, aiuole coltivati a lattuga, orti sinergici. Tra tangenziali, cavalcavia, ponti, semafori, autostrade, ecco apparire qua e là un orto in tutta la sua bellezza"

"...non si può fare a meno della biodiversità, ovvero i sistemi naturali che sostengono la sopravvivenza di noi tutti. Osserviamo che ovunque avanza la desertificazione (non soltanto siccità bensì perdita dell’humus in seguito al dilavamento dei terreni di superficie), la deforestazione, l’utilizzo improprio dei terreni per produzione elettrica, l’impoverimento dei suoli dovuti a monoculture, la modifica dell’ambiente e, in generale, la dispersione del patrimonio biologico delle specie animali e vegetali, tutti aspetti che dederminano una perdita economica considerevole anche nell´economia...."

"L’unico “sviluppo” che consente la vita della biosfera è un processo completamente non-materiale, qualcosa che significhi l’evolversi di cultura, arte, spiritualità"

"Il nostro è un lavoro di chi ama osservare l’inverno che finisce e la primavera che avanza, sentire tamburrellare il picchio, sentire l’improvviso fruscìo degli stormi di fringuelli sopra la testa come l’ala di un angelo. Quale calcolo economico possiamo fare di questo lavoro, che faccia rientrare anche la sensazione di essere lambiti da un’ala di angelo? Ho cercato di dare un esempio piccolo e concreto di un modo di lavorare che abbia cura della terra e degli altri esseri perché vorrei fare una domanda. E’ concepibile un’amministrazione politica -di qualunque livello organizzativo- che legifera attorno a questa modo di lavorare slow?"

"...continuo a dedicarmi, in teoria ed in pratica, a questa ricerca, occupandomi magari di agricoltura biologica, alimentazione bioregionale, cure naturali, spiritualità e arte della natura.. Io personalmente sono giunto, per mezzo di esperienze vissute e di considerazioni e riflessioni sugli eventi, a condividere pienamente il pensiero ecologista profondo, il vegetarismo e la spiritualità laica"

"Il mondo è un grande laboratorio bioregionale. Forse non abbiamo bisogno di ricorrere alla Storia che con le interpretazioni di chi riporta, narra, commenta, fatti e comportamenti umani, non ci fa vivere o rivivere esperienze aderenti alla realtà dei tempi. Forse ci dobbiamo rivolgere a quel grande laboratorio che è il mondo oggi. Di fatto, in questo momento possiamo entrare nella storia, possiamo guardare a tutte quelle popolazioni presenti oggi nel mondo, che sono rappresentative di realtà che vanno da uno stato che non si discosta molto da quello primordiale a quello che rappresenta lo stato più avanzato della tecnologia. Questo gioco della natura ci consente un’osservazione diretta di sistemi di aggregazione sociale, culturale ed economica, di interpretarli e di cercare di capire che fare per superare le vecchie e le nuove miserie e di essere attori entusiasti nel progetto di costruzione di un mondo equo, solidale, felice, e quindi con un futuro"

...per me ecologia profonda vuol dire: amore per la vita, per la natura, per gli esseri viventi, solidarietà umana, ognuno secondo la propria natura e le proprie possibilità: una tendenza a.... nei limiti del possibile. I cambiamenti non avvengono in un giorno, ma ognuno di noi può fare la sua parte”

“Chi può definirsi bioregionalista? Questo termine non denota una appartenenza etnica bensì la capacità di rapportarsi con il luogo in cui si risiede considerandolo come la propria casa, come una espansione di sé. La definizione diviene appropriata nel momento in cui si vive in sintonia con il territorio e con gli elementi vitali che lo compongono. Infatti chiunque può essere bioregionalista indipendentemente dalla provenienza di origine se segue la pratica dell’ecologia profonda...” 

Paolo D'Arpini


Referente  della Rete Bioregionale Italiana
Tel. 0733/216293 - bioregionalismo.treia@gmail.com

giovedì 15 agosto 2019

Fiumi di plastica... Dall'Asia all'Europa... ed anche in Italia

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Una parte sostanziale dei detriti di plastica presenti in mare proviene dall'entroterra, i fiumi costituiscono le principali vie di trasporto

Quali sono i fiumi che trasportano più plastica nei mari?

L'estate 2019 è all'insegna della lotta alle plastiche usa e getta che inquinano i mari, ma come finisce tutta questa plastica in mare? Secondo l'Unep, circa l'80% della plastica che si trova nei mari è il risultato di una scarsa o insufficiente gestione dei rifiuti a terra, dovuta in particolare ad una limitata capacità di riusare e/o riciclare i materiali plastici. Naturalmente il problema non riguarda un solo paese o un continente, ma l'intero pianeta.

L'Unep individua tra le principali cause:
  • le discariche illegali di rifiuti domestici e industriali e quelle legali mal gestite
  • lo scarso trattamento delle acque reflue e gli sversamenti di acque reflue 
  • le cattive abitudini da parte delle persone che utilizzano le spiagge a fini ricreativi o per pesca sportiva
  • l'attività industriale, in particolare le industrie con processi che coinvolgono materiali plastici 
  • i trasporti
  • le attività legate alla pesca
  • i contenitori per i rifiuti non adeguatamente coperti e le strutture per il contenimento dei rifiuti non chiuse ermeticamente
  • i rifiuti abbandonati al suolo che gli agenti atmosferi (pioggia o neve o vento) trasportano nei corsi d'acqua.
Le Nazioni Unite puntano molto sulla prevenzione e sulla corretta gestione dei rifiuti per risolvere, o almeno limitare fortemente il problema, che ormai è ampiamente conosciuto e motivo di crescente preoccupazione ecologica a causa della persistenza chimica delle materie plastiche e della loro frammentazione meccanica, che le riduce in microplastiche in grado di essere ingerite da piccoli organismi come lo zooplancton, entrando nella catena alimentare.

Uno studio inglese pubblicato nel giugno del 2017 ha stimato che i rifiuti plastici, che giungono in mare attraverso i fiumi, siano tra gli 1,15 e i 2,41 milioni di tonnellate. Le stime sono il risultato di una combinazione di informazioni geospaziali, di densità della popolazione, di gestione dei rifiuti,  topografiche, idrografiche e relative alla posizione delle dighe.

Il modello evidenzia che la presenza di plastiche nei fiumi dipende dal drenaggio dei detriti dalle sponde del fiume e dalle insenature che conducono ai principali corsi d'acqua e risulta variabile in base alla stagione, sicuramente maggiore nel periodo che va da maggio a ottobre.

quadro fiumi che inquinano a livello mondiale

I ricercatori stimano che ben due terzi (67%) dell'intero inquinamento marino  è dovuto a 20 corsi d'acqua, che si trovano quasi tutti in Asia; questi coprono il 2,2% della superficie continentale e rappresentano il 21% della popolazione mondiale. Inoltre, i 122 fiumi più inquinanti (4% della superficie totale di massa terrestre e 36% della popolazione mondiale) hanno contribuito per oltre il 90% degli apporti plastici con 103 fiumi situati in Asia, otto in Africa, otto in America centrale e meridionale e uno in Europa.

Moltissimi i rifiuti plastici, che provengono dai fiumi asiatici, principalmente a causa del rapido sviluppo economico manifestatosi in Asia negli ultimi anni, spesso non accompagnato da una gestione efficiente dei rifiuti prodotti, soprattutto nelle aree meno urbanizzate.

Per quanto riguarda la stagionalità, la ricerca ha evidenziato che le variazioni relative degli input mensili del subcontinente asiatico non appaiono così pronunciate come per gli altri continenti. Ciò è dovuto ad un sostanziale equilibrio tra gli input che provengono dall'Asia orientale e dal subcontinente indiano durante l'estate dell'emisfero settentrionale e i contributi dal Sud-est asiatico durante l'estate dell'emisfero meridionale.
Per le altre parti del mondo, il modello ha mostrato due distinti picchi per i rifiuti plastici fluviali: uno che si verifica tra giugno e ottobre per i fiumi dell'Africa, del Nord e dell'America centrale e uno che si verifica da novembre a maggio per i fiumi europei, sudamericani e Australia-Pacifico.

rifiuti in mare

Secondo un altro studio, più recente, datato ottobre 2017 e realizzato da alcuni ricercatori tedeschi, sarebbero 10 i fiumi più importanti per il trasporto in mare di rifiuti plastici, responsabili del 90% circa della spazzatura di plastica presente nei mari.
Lo studio in questione è basato sull'analisi di campioni di plastica e sull'elaborazione di dati acquisiti da ricerche precedenti, in particolare la ricerca si concentra sull'analisi di una raccolta globale di informazioni sui detriti di varie dimensioni presenti nella colonna d'acqua, sia frammenti microplastici (particelle <5 mm) che macroplastici (particelle >5 mm), combinata con informazioni inerenti il sistema di gestione dei rifiuti nelle zone interessate.
Entrambi gli studi, seppur con differenze, indicano il fiume Yangtze, in Cina, come il maggior "trasportatore" di rifiuti. L'Indonesia, invece, è risultata uno dei principali contribuenti del continente asiatico, con quattro fiumi giavanesi che destano particolare preoccupazione, si tratta dei fiumi Brantas, Solo, Serayu e Progo, che trasportano rispettivamente 38.900 (range 32.300-63.700), 32.500 (range 26.500-54.100), 17.100 (range 13.300-29.900) e 12.800 (range 9.800-22.900) tonnellate di plastica all'anno.
Per quanto riguarda invece i corsi d'acqua europei, non sono molti gli studi realizzati, ma quelli esistenti evidenziano che il Danubio, ogni anno, trasporta nel Mar Nero da 530 a 1500 tonnellate di plastica, mentre attraverso il fiume Reno finiscono, ogni anno, nel Mare del Nord da 20 a 21 tonnellate di plastiche.

rifiuti nel fiume

Per quanto riguarda, infine, l'Italia, i dati che si possono reperire riguardano principalmente il fiume Po, oggetto dell'iniziativa "Il Po d'AMare", realizzata grazie alla sinergia di Fondazione per lo Sviluppo Sostenibile, Corepla (il consorzio per il riciclo della plastica) e Castalia (consorzio di aziende per la tutela del mare), col coordinamento dell'Autorità di Bacino distrettuale del fiume Po e con il patrocinio del Comune di Ferrara e dell'AIPO (Agenzia Interregionale per il fiume Po).

La barriera anti-marine litter è stata realizzata nel tratto del fiume Po in località Pontelagoscuro, nel Comune di Ferrara, a 40 km dalla foce, così da consentire una stima dei rifiuti presenti lungo quasi l'intero corso del fiume. Piccole barche "Sea hunter" hanno raccolto i rifiuti, in prevalenza plastica, materiali legnosi e canne, portandoli a riva. Da qui, i rifiuti sono stati trasportati presso l'impianto Transeco a Zevio (Verona), a circa 75 km di distanza, dove sono stati sottoposti ad una prima selezione, suddividendoli in plastica da riciclare e frazione non riciclabile. I primi sono stati inviati al centro di selezione del consorzio Corepla, a Legnago (Verona), per le operazioni di riciclo.

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(Fonte: Arpat)

lunedì 12 agosto 2019

"Nessuno nasce, nessuno muore" di Ramesh Balsekar - Recensione


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Sto leggendo un libro scritto da un discepolo di Nisargadatta Maharaj, Ramesh Balkesar. Si intitola : "Nessuno nasce, nessuno muore". E' composto da brevi capitoli in cui sono riferite situazioni e dialoghi tra Nisargadatta e i devoti che lo andavano a visitare. Trovo alcuni (quasi tutti) questi capitoli delle vere perle da assaporare e riassaporare con la mente il più possibile sgombra, cosa non facile. 

Ad esempio, riporto una parte di un discorso fatto da un ragazzo cieco, in risposta ad una domanda di N. che gli aveva chiesto cosa avesse capito del discorso che lui aveva appena fatto.

"....1. Mi hai chiesto di ricordare ciò che ero prima che avessi questa conoscenza "Io sono" insieme con il corpo, cioè, prima che fossi "nato"; 

2. Mi hai detto che questo corpo dotato di coscienza era venuto a me senza la mia conoscenza o la mia partecipazione, perciò "io" non ero mai "nato"; 3. Questo corpo dotato di coscienza che è "nato" è limitato nel tempo e quando scomparirà, alla fine del periodo designato, io ritornerò al mio stato originale che è sempre presente, ma non in manifestazione; 
4. Perciò io non sono la coscienza e certamente non il costrutto fisico in cui dimora questa coscienza; 
5.  Per finire, comprendo che c'è soltanto "Io"- né "me", né "mio", né "tu"- soltanto quello che è . Non c'è schiavitù al di fuori del concetto di un "me" e un "mio" separato in questa totalità di manifestazione e di funzionamento."

Caterina Regazzi

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venerdì 9 agosto 2019

Santa Sede. Sepolcro imbiancato

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Il papa accondiscende a mostrare un'immagine conveniente della chiesa senza in realtà cambiare nemmeno una virgola della struttura. Gli interessi vaticani restano: niente tasse sulle proprietà commerciali ecclesiastiche, niente modifiche reali alla banca di dio, niente cambio di marcia negli investimenti, niente spoliazione delle ricchezze a favore dei poveri, niente accoglienza diretta dei profughi, insomma niente di niente... tutto come prima, cambia solo la facciata. Gesù avrebbe definito questa facciata: sepolcro imbiancato. Ed intanto gli scandali sulla pedofilia e sulle norme sessuali e sulla sperequazione fra generi continua.
Ma chi me lo fa fare di occuparmi degli scandaletti vaticani? In fondo si tratta di “affari” e di “giochi di potere” interni ad una istituzione, sedicente religiosa, che non ha alcuna veste di spiritualità, una aggregazione pretesca che è in realtà un apparato finanziario e "politico".
Vescovi, cardinali, papa (e antipapi segreti), tutti si sbracciano a dire cose su cose. Sulla sofferenza del pontefice, sui cardinali infedeli, sul nemico esterno, sui cambi di gestione nello IOR, sugli attacchi d’oltre oceano (leggi dal fondo del Mediterraneo), sulla lotta fra clan….
Il fatto vero è che ormai la religione in tutte queste faccende vaticane non c’entra più nulla. Il vaticano è una società per azioni, che combatte per mantenere la sua quota nella spartizione della ricchezza mondiale. Ben inteso si tratta di una ricchezza “virtuale” in quanto ormai il senso stesso di ricchezza è obsoleto.. Forse sarebbe meglio usare il termine “capacità di controllo delle masse”. In questo gioco il vaticano è sempre più debole, ha dovuto recedere di fronte ai diritti accampati dai “fratelli maggiori”, di fronte ai potentati economici dei Rothschild, della Goldman Sachs, dei Mordecai vari…
Ormai le diatribe, non son più sui dogmi e sulle dottrine, son solo battaglie finanziare ed i più grandi miscredenti, coloro che professano intimamente l’apostasia, sono tutti lì riuniti, in quella casa romana, con i loro berretti bianco, rossi e viola in testa.
In fondo mi spiace. In fondo provo compassione per la figura di quel povero cristo messo in croce per ottenere il risultato di secoli e secoli di prevaricazioni e persecuzioni contro l’umanità e la natura, tutto compiuto a suo nome dai suoi “rappresentanti” in terra. Povero cristo, sì, e povera Roma imbrogliata due volte, la prima volta quando vendette la sua dignità morale affidandosi al cristianesimo, nel tentativo di continuare la sua missione universale, la seconda volta adesso in cui il marciume accumulato prende a traboccare inesorabilmente trascinando con sé l’ultima parvenza di onore. Roma… 

Scriveva Federico Nietzsche: “E’ col trionfo “ecumenico” cristiano (sventura dell’umanità, degli animali, del mondo) che si è realizzata una globale inversione dei valori. Tutto ciò che nel mondo pagano, tra i nostri padri contadini politeisti, era percepito in maniera retta, pulita, veritiera, si è velato e capovolto. Mai un antico avrebbe dato, per esempio, nome di “amore” all’odio o viceversa. La nera pretaglia sfruttatrice è proprio questo che impose, urbi et orbi. Così, per almeno mille anni essa torturò in nome del bene…”
Paolo D'Arpini
Cambiare tutto per non

lunedì 5 agosto 2019

Treia. Animali e fuochi alla Disfida del Bracciale 2019



Il 4 agosto 2019 era la giornata fatidica a Treia, quella delle finali della XLI Disfida del Bracciale. Sono affezionata a questa manifestazione, che ho visto nascere, anzi "rinascere", dopo anni e anni di sospensione e l'interessamento di un giovane professore, che la volle riesumare e che io, all'epoca, non conoscevo. Se ho fatto bene i conti allora avevo 19 anni, erano finiti i tempi delle mie lunghe vacanze treiesi con nonna Annetta, ma ancora frequentavo Treia almeno una settimana all'anno. 

Pertanto  la prima domenica di agosto  ero in attesa della finalissima tra i quartieri del Borgo (i contadini) e il Vallesacco (gli artigiani), il mio quartiere, e con Paolo ci siamo apprestati per tempo, riducendo il pisolino pomeridiano, a presenziare anche alla sfilata dei figuranti in costume, con tanto di tamburini, musicanti e animali vari. Gli altri due quartieri sono il Cassero (i nobili) e l'Onglavina (gli zingari). 

Sarà una deformazione professionale (sono veterinaria) ma amo gli animali che partecipano alla sfilata: due buoi bianchi di razza Marchigiana che tirano un carro, un cavallo che porta sul dorso una bella e nobile dama e un piccolo pony. Ammiro la loro pazienza di stare lì tanto tempo in mezzo a tutta quella confusione. Saranno abituati, ma non credo che , all'ora dei fuochi artificiali, se ne siano stati buoni e tranquilli nelle loro stalle.  Ricordo la mia povera cagnetta Magò, quando ancora c'era, come era disturbata e turbata, dai botti dei fuochi artificiali, tanto che continuava a tremare come una foglia per un bel po' dopo la fine e immagino la paura dei selvatici a sentire quei rumori così forti e rimbombanti che pare che ti squarcino il petto. 

Il 4 agosto la giornata era stata lunga e con Paolo, dopo la pizza al forno con Valeria ce ne siamo andati a casa e verso le 23 abbiamo provato, senza molta convinzione, a dormire. Io c'ero appena riuscita che sono stata svegliata dai botti che si ripetevano, a distanza di circa 5 secondi, uno dall'altro. E fin lì pazienza! Qualche botto si sente anche durante un temporale, ma io non ho mai sentito sequenze di botti così forti e così per lungo tempo. Che necessità c'è? Tra l'altro i fuochi artificiali, in una festa come questa, una rievocazione storica di un evento sportivo di antiche origini, che c'entra? I fuochi artificiali hanno senso per salutare un anno nuovo, un santo particolarmente amato nel territorio, ma la fine della Disfida, che ci azzecca? 

E il pensiero di tutti quegli animali selvatici e domestici, e anche di umani, magari anziani o malati, disturbati, possibile che non interessi a nessuno? Capisco che c'è chi sponsorizza l'evento, ma credo che quegli innumerevoli euro, potrebbero essere più proficuamente impiegati per scopi più utili e nobili, invece di essere, è il caso di dirlo, gettati in fumo. Questo diverso impiego di fondi dovrebbe gratificare di più il benefattore, sapendo che magari dei giovani treiesi potrebbero godere, ad esempio, di una bella biblioteca, o alcune famiglie disagiate potrebbero godere di un'abitazione decente e maggiori servizi alla persona, che il centro storico potrebbe essere ben curato e arricchito da ulteriori manifestazioni culturali, spettacoli, musica, ecc. durante tutto l'anno.

Spero che la sensibilità popolare su questo tema aumenti, vedo che i proprietari di animali domestici sono in progressivo aumento e non posso credere che non subiscano con disagio loro e dei loro pets, questo finale di evento. Per non parlare degli altri animali domestici e dei selvatici. Pertanto suggerisco una riflessione sull'inutilità di questi fuochi artificiali e auspico almeno una loro mitigazione se non una sospensione.

Caterina Regazzi


(quasi treiese)





Album Fotografico della finale della Disfida del Bracciale 2019 di  Caterina Regazzi:


domenica 4 agosto 2019

Buone notizie da Giulietta Blù - Cercasi terreno o casa per fare il nido e partorire...


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Cara umanità splendente!  Sono Giulietta che vi parla, assieme  a Jasvir siamo in cammino per diventare genitori e dopo anni di viaggio abbiamo l'esigenza e il bisogno di fermarci per almeno un annetto... forse anche meno... crearci un nido protetto e accogliente per dare alla luce la nostra creaturina e farla crescere almeno i primi mesi in tranquillità. 

Così dopo vari ragionamenti, mentre cerchiamo, aspettiamo il terreno che ci farà innamorare per dare vita al nostro ecovillaggio,  abbiamo trovato varie possibilità, la zona che prediligiamo è Marti-Pontedera ma siamo aperti se c'è una bella rete di supporto:
- casa in affitto  (prezzo molto moderato) o meglio in prestito o comodato d'uso 
- trovare un terreno che ci accoglie dove poter mettere 2 roulotte (una spazio giorno con cucina e una notte) creando un compost toilette e avendo la possibilità di usare acqua e elettricità  (ovviamente a pagamento rispetto al consumo), ci piacerebbe fare anche un orticello!
- siamo aperti anche ad altre proposte e soluzioni...

Data presunta del parto fine gennaio inizi febbraio, perciò da ottobre in poi vorremmo posizionarci...

Grazie infinite per l'ascolto e la generosità 
Giulietta & Jasvir
Tel/whatsup 3402749345

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sabato 3 agosto 2019

Elfi - Resoconto della "Festa della socializzazione 2019"


Ciao Paolo e ciao a tutti, anche quest'anno sono stato alla Festa della Socializzazione alla Valle degli Elfi (del 2, 3 e 4 agosto)  questa volta c'era più gente rispetto all'anno scorso. Il tema su cui si è discusso trattava l'argomento dei beni comuni. Più che discussioni si è cercato di operare attraverso un confronto esperienziale, costruendo cioè attraverso lo scambio, prima a due poi a piccoli gruppi, contenuti che avessero come sfondo il tema del bene comune. Ovviamente si è cominciato dalla presentazione di ogni partecipante con il bastone della parola che passava di mano in mano fino ad esaurire il cerchio.

Abbiamo cominciato con il confronto a due in cui ognuno parlava per cinque minuti senza interrompere l'altro, ascoltandolo e guardandolo negli occhi; poi si cambiava, chi ha ascoltato parlava e chi ha parlato ascoltava.

Da ciò sono scaturiti una serie di contenuti: (Che cos'è un bene?) Ne sono usciti molti ma su una cosa sembravamo essere d'accordo, intanto che il bene primario è l'essere vivente stesso ed il  servizio che egli svolge per se e per l'ambiente dove vive, considerando come ambiente anche le persone che ne fanno parte, senza trascurare il rapporto con la società e le istituzioni, poiché e con loro che dobbiamo confrontarci ma sopratutto essi sono i soggetti ai quali dobbiamo dimostrare che un certo modo di vivere, di  lavorare, di mangiare, di comunicare, di fare scuola, di imparare ad esistere... è molto più conveniente di quello adottato dalla maggior parte delle società occidentali. Non che abbiamo a cuore di insegnare come si vive all'umanità, ma dato che qui si parla di non arrivare alla fine del secolo se si continua di questo passo allora forse è il caso di considerare qualche alternativa...


Le risorse, tanto care all'uomo per la sopravvivenza, le abbiamo legate ai nostri desideri e trasformate in modo di appagarli: adesso che queste stanno finendo ( proprio il  29/07/2019 l'umanità ha esaurito le risorse a disposizione dell'intero anno "Earth Overshoot Day" ) dobbiamo inventarci di campare con gli alimenti di "fabbrica". Questo modo di vivere, correndo dietro a prendere quanto più possibile, ci sta togliendo il necessario; sullo sfondo di questo scenario si vedono i fantasmi della carestia di altri paesi che noi occidentali sfruttiamo... Non sarebbe più facile affermare il diritto alla vita attraverso la condivisione delle risorse disponibili? Ma perché qui da noi si buttano via tonnellate di prodotti alimentari e in certi paesi del mondo si muore di fame? c'è qualcosa che non torna...

Un'altra delle cose che si è cercato di trasmettere è il concetto di educazione, non certo quella del buongiorno, buonasera, come stai ecc. ma il rispetto dell'altro e di se stessi.

Abbiamo detto che il vero bene è L'Essere umano ed il suo servizio e perciò il rispetto, l'educazione concernono ciò che da valore all'essere: il valore è la vita stessa e la libertà senza queste "risorse" l'uomo è molto povero... La prigione fa male e la schiavitù diviene l'arma con la quale alcune "istituzioni" ci tolgono i veri valori.

Ogni persona ha diritto al nutrimento, sia fisico che spirituale ma c'è bisogno di far capire che l'interesse per ciò che serve non sta solo nel profitto, il significato di questa parola va oltre ciò che siamo abituati ad intendere, significa "essere in mezzo", partecipare, scambiare e aggiungo, inter... essere... Quando qualcuno o qualcosa ci interessa è come se un pò vorremmo essere come ciò che ci attrae.
Una delle cose importanti che si è sentita oggi è stata la consapevolezza, attraverso questi scambi abbiamo fatto si che l'attenzione al momento presente si sentisse, insieme al desiderio di condividere ciò che ognuno ha voluto dare e ricevere. E' stato detto che dona più gioia dare che ricevere, ancora di più ne dà essere uniti.

Lavorare sulle risorse ha detto qualcuno, è importante certo, il rapporto che abbiamo con le nostre risorse è la bussola che ci indica il nostro cammino.

Tutti dovremmo avere la possibilità di esprimerci liberamente, questo è un modo creativo di stare insieme e far crescere le risorse sia materiali che spirituali, e diventa senz'altro un ottimo sistema per star bene, condividere, tornare alla natura, scegliere il meglio e permettere anche agli altri di avere il meglio. La terra, l'acqua, l'aria, il sole e la libertà sono risorse che ci fanno star bene, curarle è un  dovere umano, condividerle è sacro. 


Importante sarà cercare di entrare nei meccanismi delle istituzioni senza la pretesa di sapere meglio degli altri, collaborare da dentro per modificare ciò che arreca danno e svantaggio sia economico che sociale; si deve cercare uno scambio, una "condivisione".

Grazie a tutti i partecipanti oggi sono un po' più arricchito.

Giuseppe Finamore - Rete Bioregionale Italiana